SOLO IL BANCO POPOLARE IGNORA L’UCRAINA. BORSE IN CALO, SALGONO L’ORO E IL GREGGIO
L’effetto Kiev si abbatte sui listini europei. A Milano l’indice FtseMib, scivolato in avvio sotto i 20.000 punti, è in ribasso dell’1,62% a quota 20110. In Europa scende di più Francoforte -2,24%. Parigi -1,73%, Madrid -1,65%. Londra è in calo dell’1,14%. L’euro si indebolisce a 1,377 da 1,380 della chiusura.
Il rendimento del bund scende di 4 punti base all’1,57%. Lo spread Btp/Bund s’aggira attorno ai 190 bp (196 pb il rapporto con i Bonos spagnoli). La disgregazione dell’Ucraina provoca una discesa delle Borse europee, manda il petrolio sui massimi da settembre e spinge al rialzo i prezzi dei beni rifugio. Sale il prezzo del petrolio tipo Wti a 104,2 dollari il barile, in rialzo dell’1,6%, massimo da settembre. Il Brent è in rialzo del 2% a 111 dollari.
Sono in rialzo i prezzi delle derrate agricole in quanto si teme per i raccolti dell’Ucraina, uno dei grandi produttori mondiali di frumento e altri cereali. Il future di riferimento dell’oro sale dell’1,6% a 1.347 dollari l’oncia, massimo degli ultimi 4 mesi, in febbraio ha guadagnato il 6,5%. La cronaca finanziaria offre oggi una strana miscela tra le connessioni della finanza globale ed un remake della Guerra Fredda.
I due principali indici della Borsa di Mosca, il Micex e l’Rts, cedono rispettivamente il 5,80% e il 7%. Gazprom perde il 13,14%: la società controllata dal governo russo, è particolarmente esposta alle tensione politiche in Ucraina, dal momento che i gasdotti utilizzati per rifornire il mercato europeo passano per il Paese. Pesanti perdite anche per i Sberbank -11,23%, Oao Mechel sospeso dopo aver perso il 20% e Magnitogorsk Iron & Steel Works -15,01%.
L’euro ha sorpassato la soglia simbolica dei 50 rubli, livello mai toccato, e il dollaro è salito fino a 36,85 rubli, superando il record del 2009. Per tutta risposta la banca centrale moscovita ha alzato il tasso di sconto di 150 pb, senza però arrestare l’emorragia di capitali.
Il Banco Popolare +3,13% brilla in una Borsa dominata dal segno meno. Sabato l’assemblea dei soci ha approvato a larghissima maggioranza l’aumento di capitale da 1,5 miliardi che partirà il 31 marzo per concludersi il 17 aprile. Stamattina Deutsche Bank ha alzato la raccomandazione a Buy da Neutral, target price a 2 euro (contro 1,4 precedente).
Si riporta in terreno positivo Banca Popolare di Milano +0,52%, altro istituto che si avvicina all’aumento di capitale. Al contrario, frenano le Popolari che non hanno in vista operazioni: Bper -3,02%, Ubi Banca -2,02%. In calo anche Intesa -1,78%. Monte dei Paschi -1,41%. Più di tutti cede terreno Unicredit -3,3%, che conta una sussidiaria in Ucraina.
A Parigi arretra SocGen -4,% assai esposta verso Kiev. La crisi ucraina pesa anche su Metro -5,2% a Francoforte: sfuma per ota la possibilità di quotare la consociata russa. Anche Buzzi Unicem, che conta una presenza di rilievo in Ucraina, è in calo del 2,8%. L’aggregato Russia-Ucraina genera circa il 15% dell’Ebitda.
Tutti in ribasso i principali industriali: Pirelli -1,9%, Fiat -1,12%, Exor -1,93%. StM -1,83%. Telecom Italia perde l’1,28%. Trevi -1,09%. La società ha vinto una commessa del valore di 44 milioni di dollari in Wyoming per la manutenzione della Diga Bolivar, sul Green River. Il marchio di gioielli Damiani cede oltre il 9%: diminuiscono le speranze di un takeover.