Dopo aver recuperato dall’impatto della crisi economica del 2009 e dalle rivolte nella parte nord del continente dello scorso anno, l’economia africana dovrebbe crescere del 4,5% quest’anno, almeno stando a quanto emerge dal rapporto “Le prospettive economiche in Africa”, una stima congiunta elaborata dalla Banca africana di sviluppo, dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dalla Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa e dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo
Dopo lo stallo, quindi, e la brusca frenata del 2011 dovuta alle sollevazioni popolari e all’incertezza politica, il rimbalzo verso l’alto dell’economia africana dovrebbe proseguire anche nel 2013, con un ulteriore aumento stimato al 4,8%, anche se tale crescita rimane proporzionalmente inferiore, in molti paesi, all’elevatissimo tasso di crescita della popolazione.
Uno dei traini principali dell’economia africana è la crescita sostenuta di Cina e India, diventate negli ultimi anni fonti di investimento e partner importanti per il continente nero, anche se la loro crescita, che sta conoscendo, peraltro, una fase di evidente rallentamento, non basterà a compensare completamente gli effetti della recessione europea.
È un quadro fatto di luci ed ombre, dunque, quello africano, di un’economia che cresce, sospinta anche dalla immensa ricchezza inesplorata delle sue risorse naturali, ma che cresce di una crescita sbilenca, che non si riversa, come la pioggia, ugualmente su tutta la popolazione, ma solo sui suoi strati più ricchi, acuendo ulteriormente l’ingiustizia sociale.
Il problema maggiore, però, rimane all’orizzonte, lontano, ma allo stesso tempo sinistramente vicino: il numero dei cittadini africani compresi tra i 15 e i 24, infatti, è destinato a raddoppiare entro il 2045. Se i posti di lavoro non cresceranno di pari passo la disoccupazione, che in molti paesi già supera il 20%, con picchi del 60% presso la forza lavoro più giovane, rischia di diventare una nuova malattia endemica dell’Africa.
Leggi l’articolo sul Wall Street Journal:http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303807404577431780229490576.html