Non esageriamo!
L’80% è esagerato, ma non ci siamo troppo lontani. Sembra un paradosso: le copertine degli ebook non si vedono, ma sono diventate ancora più importanti di quelle dei libri. Con i libri incapsulati nei dispositivi di lettura, ci possiamo ispirare di meno per scegliere le nostre letture e un’altra preziosissima risorsa della scoperta casuale è venuta meno, ahimè! Adesso i libri li vediamo solo su schermi sempre più costipati di messaggi che cercano di catturare la nostra attenzione. Devono lottare con ogni tipo di concorrenza scritta, visuale e animata. Tra l’altro questi schermi possono essere anche molto piccoli. C’è poi lo swipe che è un gesto rivoluzionario: ha veramente cambiato il nostro modo di atteggiarci verso un contenuto e ci ha messo nelle mani un’arma micidiale. Se qualcosa è incerto, esitante o, peggio, scarsamente assertivo esce subito dal nostro campo visivo: lo swipe lo condanna all’oblio. Lo schermo è sempre più un’arena per gladiatori. Concepire la copertina di un libro/ebook è come concepire un manifesto pubblicitario. La copertina di un ebook è molto diversa da quella di un libro, come la vacanza al mare è differente da quella in montagna, sempre vacanza è ma i contenuti sono diversi. Prendere una copertina di un libro e farne quella di un ebook e viceversa non è la più saggia delle decisioni. Si può trovare un punto di raccordo, ma non viene da solo, occorre progettarlo con grandissima cura.
La soffertissima copertina del libro di Mendelsund. Minimalista e ammiccante.
Per questa ragione e per altre anche più importanti vogliamo proporre ai lettori di ebookextra un articolo apparso sul NYTimes che parla di uno dei maggiori book designer, Peter Mendelsund, che racconta in un libro il processo mentale ed esecutivo da cui sono uscite le oltre 600 copertine di libri che ha disegnato negli ultimi dieci anni della sua carriera. È interessante apprendere come Mendelsund attribuisca grandissima importanza alla concenttualizzazione del contenuto, un processo quasi metafisico che avvicina il designer al lavoro del filosofo. Tale lavorio, che richiede anche uno sforzo di meditazione non comune, conduce a individuare le forme corrette in grado di trasmettere al lettore il significato ultimo del contenuto. Ma leggiamo subito come Alexandra Alter del NYTimes riporta il lavoro e la visione di Mendelsund in un articolo pubblicato sul quotidiano di New York che Giuseppe di Pirro ha tradotto per il nostro blog. Buona lettura e non mancate di leggere, meglio sarebbe dire vedere, i due libri che il giovane designer ha pubblicato a breve distanza di tempo l’uno dall’altro.
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