X

La Commissione Ue rivede al rialzo le previsioni sulla crescita italiana (+1,2%), oltre la media europea

Pixabay

Buone notizie per la crescita italiana. La Commissione europea ha rivisto al rialzo le stime di crescita per il 2023 che si espanderà dell’1,2% (e non dello 0,8% come stimato a febbraio), in linea con le previsioni di Fitch. Nel 2024 la crescita rallenterà leggermente all’1,1%, ma comunque meglio dell’1% previsto precedentemente. Sul fronte dei conti pubblici, Bruxelles continua invece ad essere più prudente. Il debito pubblico italiano è previsto stabile nel 2024 (140,3%), rispetto al 2023 (140,4%).

Sono previsioni di primavera “cautamente ottimistiche” quelle pubblicate oggi, lunedì 15 maggio, dalla Commissione europea. “Credo che per l’Italia sia interessante che nell’anno in corso noi proiettiamo la crescita più alta tra le tre maggiori economie europee – ha dichiarato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, nella conferenza stampa di presentazione delle previsioni economiche di primavera -. Credo questo non avvenga da molto tempo. L’Italia ha avuto una crescita negli ultimi tre anni del 12%, molto significativa. Certamente è successiva alla crisi del -9% durante la pandemia ma la crescita è stata molto significativa – prosegue Gentiloni –. Il rallentamento che noi prevediamo è diverso dalla proiezione del Governo, è una diversità dettata dal fatto che alcuni aspetti di politica espansiva che il Governo considera non sono definiti nei contorni e non possiamo tenerne conto e noi prevediamo un livello di investimenti meno favorevole rispetto a quello italiano. Ma non vedo una connotazione negativa per queste previsioni che sono incoraggianti per l’Italia”, ha spiegato Gentiloni.

Le previsioni per l’Eurozona

Per l’Eurozona le autorità comunitarie hanno rivisto al rialzo le attese di crescita previste ora per il 2023 all’1,1% (dallo 0,9% stimato a febbraio) e per il 2024 all’1,6% (dall’1,5%). Aumentano, tuttavia, anche le stime sull’inflazione, prevista al 5,8% nel 2023 e al 2,8% nel 2024, rispettivamente lo 0,2% e lo 0,3% in più rispetto alle stime pubblicate a febbraio nel Winter Forecast. “L’inflazione complessiva si sta riducendo rapidamente, ma l’inflazione core” quella che esclude le componenti dell’energia e degli alimenti non lavorati, “rimane elevata”, ha concluso Gentiloni.

Le previsioni per Italia 

Sul fronte italiano, la previsione è di una crescita dell’1,2 nel 2023 e dell’1,1% nel 2024, in leggero aumento rispetto alle stime pubblicate in inverno (0,8% e 1%), con l’aumento dei prezzi che “frena i consumi privati mentre gli investimenti, sostenuti dalle misure governative, continuano a espandersi vigorosamente”.

Il tasso di inflazione è stimato in riduzione al 6,1% quest’anno, grazie al calo dei prezzi dell’energia, e al 2,9% nel 2024.

Poi le note dolenti. Il deficit pubblico italiano resta elevato: pari allo 8%, al 4,5% e al 3,7% grazie alla “parziale eliminazione delle misure di sostegno all’energia”, e raggiungere il 3,7% il prossimo anno. Mentre a livello di zona euro dovrebbe continuare a calare, dal 3,6% nel 2022, al 3,2% nel 2023 al 2,4% nel 2024. Peggiore la situazione sul fronte del debito. Secondo Bruxelles, il debito italiano sarà del 140,4% del pil nel 2023 e del 140,3% nel 2024 (il governo prevede 142,1 e 141,4%). Restano dunque un debito pubblico molto elevato e un potenziale di crescita economica contenuto nel 2024, soprattutto dopo il rialzo dei tassi. Le nuove previsioni economiche giungono mentre i paesi membri negoziano una difficile e combattuta riforma del Patto di Stabilità e l’Eurogruppo pressa Roma per la ratifica del Mes.

Ratifica del Mes: l’Italia all’esame dell’Eurogruppo

Le nuove previsioni economiche finiranno sul tavolo dell’Eurogruppo dove però il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti avrà il solito nodo Mes: il meccanismo europeo di stabilità, meglio noto come Fondo salva Stati, la cui riforma non è stata ratificata solo dall’Italia. Giorgetti ribadirà la sua linea: scorporare gli investimenti per la doppia transizione (digitale e green) dal computo del debito. Più facile che venga accolta la richiesta tedesca di inserire un target minimo annuo per la riduzione del debito (Berlino chiede almeno l’1%, ma alla fine è probabile che venga inserito un parametro quantitativo inferiore). La partita è tutta in salita, in gioco ci sono le riforme che si vogliano mettere in campo nel settore bancario, perché la mancata ratifica del Mes blocca l’intero percorso di riforme. E in caso di crisi, le banche europee potrebbero ritrovarsi senza una rete di sicurezza finanziaria.

Related Post
Categories: Economia e Imprese