Alla faccia dei continenti emergenti. Le città più competitive, secondo l’analisi “The Global City Competitiveness Index”, realizzata dall’Economist Intelligence Unit su commissione della banca Citigroup, sono ancora quelle del Nordamerica e dell’Europa Occidentale.
Secondo il centro di ricerca del settimanale The Economist, infatti, tra le 30 città che rappresentano il benchmark della competitività globale, 24 sono negli Stati Uniti o nella parte più industrializzata del Vecchio continente, a dimostrazione, secondo il direttore dell’Eiu Leo Abruzzese, che “il dinamismo economico è altrove, ma Europa e Stati Uniti hanno un background storico che dà loro un grande vantaggio concorrenziale”.
Al primo posto della classifica generale, che analizza in tutto i 120 centri urbani in base alla loro “capacità riconosciuta di attirare capitali, imprese, talenti e turisti”, si piazza, senza troppe sorprese, New York, seguita da Londra e Singapore. Ai piedi del podio, a pari merito, ecco Parigi e Hong Kong. A completare la top ten ci sono poi nell’ordine Tokyo, Zurigo, Washington, Chicago e Boston. A recitare la parte del leone sono dunque gli Usa, che con San Francisco (13esima), Los Angeles (29esima) e Houston (23esima), piazzano ben dieci città nelle prime trenta.
Tuttavia l’Asia domina la speciale graduatoria dell’ Economic strength, le città con più “potenza economica”: 15 tra le prime 20, di cui dodici cinesi. In testa ci sono Tianjin, Shenzhen e Dalian, poi Singapore, Bangalore e Ahmedabad (India), Hanoi (Vietnam) e via dicendo.
Tornando alla classifica generale, si confermano non ancora all’altezza delle aspettative per gli investitori i grandi centri degli altri continenti emergenti, Sudamerica e Africa. La migliore è Buenos Aires, 60esima, che precede di poco San Paolo (62), Johannesburg (67) e Santiago del Cile (68). Il Sudafrica piazza altre due città nella top 100, Cape Town al 73esimo posto e Durban al 94esimo, mentre sono ancora lontane Il Cairo (113), Nairobi (115) e Alessandria d’Egitto (116). Delude anche il Medio Oriente, che secondo i parametri di competitività individuati dell’Economist Intelligence Unit non va oltre il 40esimo posto di Dubai, appena meglio di Abu Dhabi 41esima, Doha 47esima e Tel Aviv 59esima.
E l’Italia? Porta in classifica due città: Milano e Roma, entrambi stabili al 47esimo e 50esimo posto. Nessuna delle due figura tra le migliori 60 per potenza economica, ma la vera sorpresa è che la capitale ha ottenuto un punteggio migliore del capoluogo lombardo quanto a “capitali fisici” (è 23esima, Milano 26esima) e soprattutto che c’è un ex aequo nella graduatoria della “maturità finanziaria” (entrambe 33esime), guidata a pari merito da un manipolo di città tra cui Zurigo e Francoforte, e in quella dell’“efficienza istituzionale”, con le due big tricolori che si dividono un non brillantissimo 59esimo posto.
Altrettanto sorprendente è vedere Milano prevalere nella classifica del carattere sociale e culturale al cospetto di Roma: i lombardi ottengono un lusinghiero 21esimo posto, poco dietro a città come Parigi e Amsterdam e davanti a Stoccolma, Monaco di Baviera, Budapest e appunto Roma, 28esima.
Comunque, come “global appeal” nella sfida a due vince la capitale: nella speciale classifica, letteralmente dominata a mani basse da Londra e Parigi, la Città eterna è solo 25esima, molto meglio di Milano (42esima) ma peggio di città come Seul, Boston, Toronto, Zurigo, Copenaghen e Istanbul.
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