Calma solo apparente stamane sui mercati. Ieri sera la Cina ha tagliato di mezzo punto percentuale il livello minimo di liquidità che le banche sono tenute a detenere come riserva liberando così circa 110 miliardi di dollari a sostegno dell’economia, messa sotto pressione dalle nuove mosse di degli Stati Uniti. La Casa Bianca ha infatti preannunciato una stretta sugli investimenti cinesi in Usa nella tecnologia, dalla robotica all’aerospaziale ed energia, ovvero ai settori coinvolti nel piano “China 2020” voluto da Xi Jingping per strappare agli Usa la leadership tecnologica. Un clima ad alta tensione, dunque, che spiega la prudenza dei listini, che hanno solo in parte reagito al “regalo” delle autorità monetarie del Drago.
LISTINI DEBOLI IN ASIA, SCHIZZA LA LIRA TURCA
La Borsa del Giappone (-0,3%) s’avvia a chiudere in calo, lo yen sale a 109,5 sul dollaro. La valuta cinese, lo yuan, scivola ai minimi da cinque mesi e mezzo (a 6,53 sulla valuta Usa). Si spegne il tentativo di rimbalzo dell’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,1% che la settimana scorsa ha registrato un calo del 3,7%. Perde lo 0,3% la Borsa di Hong Kong, scesa sui minimi da dicembre.
Poco mosso il cambio dell’euro sul dollaro a 1,1656. Al centro dei mercati valutari c’è il rimbalzo della lira turca (+2,2% a 4,5791 sul dollaro) dopo l’affermazione del presidente Erdogan alle elezioni: il Paese s’avvia a diventare anche formalmente una repubblica presidenziale. Prima emergenza, l’economia: l’infazione ha toccato l’11% a fronte di un deficit delle partite correnti pari al 6,4% del Pil.
IL BRENT A 74 DOLLARI DOPO L’ACCORDO DI SABATO
Agitato il mercato del petrolio in seguito all’accordo tra i produttori siglato sabato a Vienna: dopo un’iniziale fiammata dei prezzi, il Brent è sceso stamane a 74,27 dollari (-1,7%) dopo l’annuncio di un aumento della produzione per un milione di barili rispetto ai tagli di 18 mesi fa (-1,8 milioni di barili) che hanno favorito l’aumento dei prezzi dai 27 dollari del 2016 ad una media di 75 milioni. L’Arabia Saudita è pronta a farsi carico dell’aumento della produzione, anche prendendosi le quote dei paesi Opec che in questo momento non sono in grado di pompare di più. Solo un lieve calo, -0,5%, per il petrolio Wti, attorno ai 68 dollari. La decisione presa su impulso di Arabia Saudita e Russia, compensa solo in parte il calo della produzione di Venezuela, Libia ed Angola, attorno a 2,8 milioni di barili, per la soddisfazione dell’Iran, contrario all’aumento.
IMMIGRAZIONE E DAZI SULL’AUTO, DUE IPOTECHE SULLA UE
Immigrazione, dazi, tensioni sui valute e sull’inflazione. Sono numerose e pesanti le ipoteche che il week end consegna ai mercati finanziari, che temono di ripetere le recenti, deludenti performance: Piazza Affari riapre i battenti dopo una perdita dell’1,7% nelle ultime cinque sedute. Ha fatto peggio Francoforte (-3,7%). A metà strada a New York l’indice Dow Jones (-2%), il più sensibile all’andamento degli scambi commerciali. Da gennaio i listini hanno complessivamente lasciato sul capo 7.200 miliardi di valore d Borsa.
OGGI L’INDICE IFO, DOMANI ASTA CTZ
Lo spread tra Btp e Bund riparte da quota 230 punti. Domani riprendono le aste del Tesoro con l’offerta di 3 miliardi di Ctz e Btpei.
In particolare, l’Eurozona si avvia così alla riunione del Consiglio Europeo di giovedì e venerdì prossimo che avrà in agenda i dossier più caldi: migrazione, sicurezza e difesa nonché le riforme di economia e finanza dell’eurozona a partire dall’istituzione del Fondo Monetario Europeo, caro alla Germania, accolto con grande freddezza dall’’Italia.
La pubblicazione stamane dell’indice tedesco Ifo, relativo alla fiducia delle imprese, potrebbe confermare (ed amplificare) il pessimismo della prima economia dell’Eurozona.
IL NEW YORK TIMES: “L’ITALIA ESPORTA INCERTEZZA”
Oggi, intanto, Il Regno Unito celebra il secondo anniversario della “catastrofica” (giudizio di The Economist) scelta della Brexit. Il negoziato sarà un altro dei temi del Consiglio Europeo: i sondaggi attribuiscono una lieve maggioranza ai Remains.
Ma a peggiorare l’umore sarà oggi soprattutto la minaccia di un aumento al 20% dei dazi americani sull’auto, già anticipate di Donald Trump in risposta alle misure europee entrate in vigore la scorsa settimana. Il commissario Ue Jurji Katainen ha già commentato che “la Ue non avrà altra scelta che reagire”.
Il New York Times di domenica dedica un lungo servizio al peggioramento dell’economia italiana, già in timido recupero: “L’aumento dei prezzi del petrolio, i dazi sull’acciaio e la crisi di fiducia nella politica hanno fatto sì che il Bel Paese oggi esporti soprattutto incertezza”.
ARIA DI TEMPESTA IN TELECOM. GIOVEDÌ I NUOVI VERTICI CDP
In Piazza Affari terrà banco oggi l’atteso consiglio di amministrazione di Telecom Italia. Si profila un aspro confronto tra parte dei consiglieri e l’ad Amos Genish che la scorsa settimana ha accusato che “ci sono consiglieri che interferiscono con il lavoro del management, diffondono congetture false che mettono a repentaglio la capacità dell’azienda a raggiungere i propri obiettivi”. Le parole arrivano a poche settimane dall’approvazione della trimestrale, prevista per il 24 luglio, e a pochi mesi dalla gara per il 5 G di settembre. Ma, soprattutto, cade in un momento delicato per gli equilibri al mercato: l’uscita di Claudio Costamagna dalla Cdp indebolisce l’asse con Elliott Management, non si esclude una prossima controffensiva di Vivendi.
In settimana si terrà anche l’assemblea della Cdp, fissata giovedì in prima e venerdì in seconda convocazione.
L’agenda di Piazza Affari prevede oggi la distribuzione del dividendo (0,05 euro) di Acsm- Agam.
USA, ARRIVA LA REVISIONE DEL PIL. CONTI PER NIKE E CARNIVAL
Negli Usa i dati macro più importanti riguarderanno l’inflazione e l’andamento del Pil del primo trimestre.
A Wall Street attenzione ai conti di Nike e del leader delle crociere Carnival.