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La Cina riparte: Evergrande torna a costruire 600 mila appartamenti entro l’anno

Evergrande.com

   A volte i draghi risorgono. Almeno in Cina ove, a sorpresa, dopo mesi di silenzio ha ripreso a parlare Huy Ka Yan, a suo tempo l’uomo più ricco del Paese poi precipitato nell’abisso dei debiti di Evergrande, il colosso immobiliare gravato da un’esposizione ai creditori di oltre 300 miliardi di dollari, tra cui una ventina verso finanziatori occidentali. Sembrava che la sua avventura fosse ormai avviata verso un irreversibile declino, condito di lunghe trasferte verso i tribunali fallimentari o le poche confortevoli prigioni del Celeste Impero comunista. Al contrario Huy, già presidente del Guangzhou, campione di Cina, ha preso in contropiede i mercati: Evergrande è viva e non metterà in vendita, a prezzi di liquidazione, i cantieri che coprono buona parte della Cina. Anzi, quest’anno il gigante completerà 600 mila appartamenti per consegnarli ai clienti, che il più delle volte hanno già anticipato il pagamento. 

Grande è stata la festa alla Borsa di Shanghai dove le azioni di Evergrande sono salite del 3 per cento. Noccioline, se si pensa che il titolo è sotto del 90 per cento rispetto ai massimi. Ma è la prima vera notizia positiva da quando, a settembre, la società ha smesso di pagare i debiti per poi dichiarare default a fine dicembre. Un fallimento circondato dall’imbarazzo delle autorità, che hanno imposto una sorta di censura attorno al caso, un atteggiamento che ha probabilmente favorito la ricerca di una soluzione in cui, pare, sono coinvolti i maggiori gestori di crediti inesigibili del Paese. In particolare, secondo Bloomberg, le autorità hanno attivato l’intervento di China Cinda Asset Management, una finanziaria che sta dando una mano nella ristrutturazione del debito garantendo condizioni di favore per fornire liquidità al gruppo e rimetterlo in condizioni di ripartire.

Ma , ancor più misterioso, in parallelo allo sforzo per rimettere in moto i cantieri, si è svolto un delicato e silenzioso confronto per avviare la soluzione del nodo del debito estero del gruppo, quei 20 miliardi di dollari che tanto hanno pesato sulla finanza cinese: il rischio che Pechino non onorasse il debito, seppur contratto da una società privata, ha fortemente condizionato l’andamento del listino di Shanghai e in special modo di Hong Kong. Un bel guaio per i mercati, i peggiori del 2021, coinciso tra l’altro con il divorzio da Wall Street, imposto dalla crisi con gli Usa. 

In questa cornice si è svolta una trattativa silenziosa che ha coinvolto il fondo distressed Oaktree, il più tenace ed abile ad annusare i buoni affari quando si respira aria di crisi, una Venezia in miniatura in costruzione dalle parti di Shanghai. E perfino l’Inter, perché a spingere Howard Marks, il discepolo di Michael Milken che guida Oaktree, verso la Cina sono state le difficoltà di Suning, il partner anche calcistico di Huy Ka Yan che è proprietario del club nerazzurro. Oaktree ha prima concesso un prestito a Suning , tramite la controllata lussemburghese, che ha consentito all’Inter di tirare avanti, poi ha deciso di andare a vedere da vicino la situazione di Evergrande. 

Una follia, almeno all’apparenza: da una parte le condizioni del gruppo sconsigliavano l’affare, dall’altro nessuno, visto il rischio default, riteneva sensato affidarsi alla giustizia cinese in una materia così sensibile dal pnto di vista politico. Nessuno salvo Marks. “Se faccio il confronto con Europa, Stati Uniti o Giappone – dice – la Cina mi sembra un adolescente un po’ impulsivo ma che ha di fronte a sé gli anni migliori”. Di qui, incurante del pericolo di perder tutto, il finanziere ha deciso di prestare 400 milioni di dollari (poi saliti ad un miliardo di dollari) ad uno dei progetti più ambiziosi di Evergrande: il Progetto Castello, un’immensa area nei pressi di Shanghai sulle rive del Mar Giallo (2,2 milioni di metri quadri) su cui edificare 294 appartamenti di lusso in stile veneziano. 

Peccato che nel frattempo Evergrande ha smesso di pagare gli interessi, come già avvenuto con gli altri creditori, fidando nel fatto che questi si sarebbero accontentati di mettersi in fila, in attesa di una soluzione da concordare a livello generale. Ma Oaktree ha invece deciso di citare il colosso immobiliare in tribunale ad Hong Kong senza aver paura di affrontare la sfida in trasferta. Ed è andata bene. Il giudice, come vuole la legge, ha assegnato il controllo del Castello al fondo speculativo nell’assoluto silenzio del governo che si è disinteressato della partita. 

Insomma, Xi Jingping ha deciso di disinnescare, senza clamore, la bomba Evergrande. Anche con l’aiuto dei fondi avvoltoio.  

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