“Mai una regola ha prodotto così tanti danni in così breve tempo”. E’ l’epitaffio che il Financial Times dedica al meccanismo automatico di blocco automatico degli scambi in Borsa in caso di caduta superiore al 7% introdotto dalla Cina il 4 gennaio e cancellato ieri pomeriggio dopo un’altra giornata di panico su tutti i mercati. Un dietrofront che intacca quel poco che resta della credibilità delle autorità di Pechino in campo finanziario ma che ha comunque placato la tempesta.
Stamane sia la Borsa di Shanghai (+2,4%) che quella di Shenzhen (+1,7%) registrano forti rialzi. La volatilità è alta ma aiuta la stabilità del cambio dello yuan (+0,02% a 6,5636 sul dollaro) dopo la discesa dei giorni scorsi. A dicembre, rivelano gli ultimi dati, le riserve cinesi (3.300 miliardi di dollari) sono scese di 100 miliardi nel tentativo di frenare la fuga di capitali. Nell’intero 2015 il calo è stato di 512,66 miliardi.
La crisi è stata tamponata, ma non risolta, come dimostra l’andamento degli altri mercati asiatici. Tokyo, dopo aver recuperato in mattinata ha poi imboccato di nuovo la via del ribasso chiudendo a -0,4%. La prima settimana dell’anno si chiude in calo del 7%, il risultato peggiore dal 1997.
Stesso copione a Sidney, sotto dello 0,4% (-5,7% da lunedì) dopo aver tentato un rimbalzo. Hong Kong +1,1%.
S&P SOTTO DEL 5% DA LUNEDI’. PETROLIO AI MINIMI DA 12 ANNI
Anche i listini europei e Usa cercheranno di correggere gli effetti devastanti dello tsunami finanziario di inizio anno, il peggiore nella storia di Wall Street. Ma le perdite sono state davvero pesanti.
Ieri l’indice S&P ha chiuso in calo del 2,4%. Da lunedì la flessione è del 4,9% contro il -5,2% del Dow Jones (ieri -2,3%), il dato più negativo dalla nascita dell’indice nel 1928. E’ andata peggio al Nasdaq: -3%, in settimana finora -6%, sotto la pressione delle vendite su Apple (-4,2%), colpita dalla crisi del mercato cinese, e Amazon (-3,7%). Pesante anche la caduta di JP Morgan (-4%).
Fortissima anche la volatilità dei prezzi del petrolio, oscillati nel corso della giornata tra i 32,16 (il minimo dal 2004) e i 34,40 dollari di fine seduta, comunque in calo del 7,7% da inizio anno. Intanto la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita per il terzo anno consecutivo: +2,9% (-0,4% sul dato precedente).
MILANO LIMITA I DANNI. LO SPREAD BTP/BUND A 100 BP
Si profila un’apertura contrastata per le Borse europee, dopo il tentativo di recupero del pomeriggio di ieri. I futures segnalano: Londra +1 pb a 5955; Parigi -2 pb a 4381; Francoforte -49 pb a 9930.
Ieri a Milano l’indice FtseMib ha chiuso la seduta in calo dell’1,14%, a 20.189 punti. Nelle prime battute aveva segnato il livello più basso dal gennaio dell’anno scorso a 19.630 punti con una flessione superiore al 3%. Anche gli altri mercati del Vecchio Continente hanno limato il calo nel finale. Ma il bilancio resta per tutti in rosso: Francoforte -2,29%, Londra -1,96%, Parigi -1,72%. Durante la seduta gli indici europei sono arrivati a toccare perdite doppie.
Anche ieri invece gli acquisti hanno premiato i titoli di Stato governativi “core” della zona euro. Il rendimento del BTP 10 anni è sceso all’1,50%, sul livello più basso da inizio dicembre, con lo spread a 100 punti base. Il Tesoro ha annunciato l’offerta di 7 miliardi di Bot a 12 mesi nell’asta di martedì prossimo.
TIENE LA DIGA DELLE UTILITIES
A Piazza Affari, soltanto otto blue chip hanno chiuso in rialzo contro 32 ribassi. Tra i titoli in terreno positivo ben 5 fanno parte del comparto delle utility. Snam +0,1% grazie alla promozione di Golman Sachs. La quota detenuta da Eni è scesa al 4,966% al 28 dicembre 2015 dall’8,537% precedente dopo la conversione del bond emesso dalla compagnia a fronte di titoli dell’ex controllata.
A2A guadagna l’1,1%, Terna +0,3% dopo che RBC Capital Markets ha alzato il target price a 4,75 euro da 4,50 euro, confermando la raccomandazione Sector Perform (si comporterà come il settore di riferimento). Anche gli analisti di Goldman Sachs hanno alzato il prezzo obiettivo a 4,65 euro dai 4 euro precedenti, confermando però il rating Sell. Su anche Enel (+0,4%) e Enel Green Power (+0,8%).
RECUPERA L’ENI, TENARIS E SAIPEM NO
Giornata sulle montagne russe per i petroliferi. Eni ha chiuso a -0,76% dopo aver segnato nelle prime battute un minimo a 12,32 euro, la quotazione più bassa dal novembre 2011. Hanno fatto peggio le società legate ai servizi per l’industria del settore: Tenaris -2,84%, Saipem -1,77%, Trevi -7,3%.
IL LUSSO RIALZA LA TESTA. E DEL VECCHIO FA SHOPPING
Vigoroso in serata anche il rimbalzo del lusso dai minimi accusati sotto la spinta della crisi del “cliente” Cina. Ferragamo +2,5%, dopo i forti ribassi dei giorni scorsi, è stata in chiusura la migliore blue chip. La maison fiorentina ha girato in forte rialzo dopo aver toccato in mattinata i nuovi minimi da novembre 2014 a 18,50 euro. Yoox +2%.
Luxottica -1,04%. Leonardo Del Vecchio, ancora una volta, ha approfittato delle tensioni di mercato per arrotondare la sua presa sulla società: nei giorni 4 e 5 gennaio scorsi l’imprenditore ha comprato, tramite la controllata Delfin, 665.000 titoli, pari allo 0,137% del capitale, per un investimento complessivo di 38,7 milioni.
UNICREDIT SULLE MONTAGNE RUSSE, SOFFRE IL GESTITO
In profondo rosso le banche dopo una giornata ad alta tensione. Montepaschi (-3,3%) è sprofondata ad un nuovo minimo storico. Unicredit ha aperto in calo dell’8%, per chiudere a -2,5%. Intesa -1,7%. Perdite pesanti per anche per l’asset management: Azimut -2,8%, Anima -4%, Banca Mediolanum -2,5%. Tiene bene Generali (-0,19%).
VOLA FINMECCANICA, SBANDA L’AUTOMOTIVE
Tra le poche blue chips positive figurano Telecom Italia (+0,45%) e Finmeccanica (+0,4%) a 12,60 euro da un minimo di 12,17 euro. Il ministero della Difesa francese ha annunciato un nuovo ordine per 7 elicotteri Nh90 al consorzio franco-italiano-olandese Nh Industries partecipato da Airbus, Finmeccanica Elicotteri e Fokker.
Nuova seduta tempestosa invece per Fca (-3,3%) zavorrata dalle notizie in arrivo dal Brasile. Secondo l’associazione brasiliana dei costruttori di auto Anfavea, la produzione di auto è diminuita del 18,4% in dicembre.
Frena anche Ferrari (-3,2%). Exor (-1,19%) e Piero Ferrari hanno vincolato le partecipazioni nella casa automobilistica a un patto di sindacato, ma la holding della famiglia Agnelli è di fatto libera di cedere la quota a un terzo anche senza l’assenso del partner. E’ quanto emerge in un documento depositato la Sec. In forte calo anche Cnh Industrial (-1,19).
Nel resto dell’automotive, Brembo -5,81%.