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La Cina frena ma le Borse ripartono dopo lo sprint di luglio, che per l’indice S&P 500 è stato il migliore dal 1939

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La recessione morde a Oriente. Gli indici sull’attività manifatturiera in Cina registrano un’inattesa battuta d’arresto. Rallenta anche, per la prima volta dopo due anni, l’economia coreana. E perde colpi anche il Giappone. Una frenata in parte inattesa, che favorisce un avvio prudente del mese borsistico, dopo lo sprint di venerdì: per l’indice S&P 500 è stato il miglior mese di luglio dal 1939. Stamattina il future dell’indice EuroStoxx 50 è in calo dello 0,3%. In ribasso anche i derivati su Nasdaq -0,3% e S&P -0,1%.

In calo i rendimenti delle obbligazioni. Corsa ai bund

Continua la frenata dei rendimenti obbligazionari. Il Treasury Note a dieci anni tratta stamane a 2,67% di rendimento, + 2 punti base rispetto alla chiusura, quasi novanta punti base in meno dal picco di inizio giugno. I tassi reali, sulla scadenza a dieci anni, sono +0,1%, livelli che non si vedevano dalla fine di maggio.

L’euro è poco mosso a 1,022. L’indice del dollaro perde lo 0,2%, dal -0,7% della scorsa settimana.

Kashkari (Fed): i tassi devono salire ancora

Il presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis, Neel Kashkari, ha avvertito stanotte in un’intervista alla CBS che la Banca centrale è ancora parecchio lontana dal suo obiettivo di contenimento dell’inflazione, per cui va portata avanti con determinazione e vigore la stretta monetaria.

Il nostro Btp riparte da +2,5%, ma lo spread resta sotto la pressione del Bund: + 5,70% il mese scorso, un exploit che non trova confronti in questo millennio.

L’indice cinese sotto quota 50 in area recessione

In lieve rialzo i listini asiatici. A Tokyo il Nikkei avanza dello 0,5%, il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +0,6%. Hang Seng di Hong Kong -0,3%. Debole l’indice Asia Pacific -0,2%.

Alibaba perde il 2%. La società cinese è stata inserita dalle autorità statunitensi di controllo nella lista di quelle tenute a fornire piena documentazione contabile: in caso di inottemperanza, scatta l’espulsione dal mercato azionario.

Evergrande, il colosso immobiliare in virtuale default, annuncia stamane che a una sua consociata è stato intimato di pagare un miliardo di dollari. La casa madre ha messo in vendita il quartier generale di Hong Kong.

Il contesto macro resta debole: le fonti ufficiali non fanno più cenno all’obiettivo di crescita del Pil (+5,5%), pur in frenata. L’indice manifatturiero PMI di Caixin, pubblicato qualche ora fa, è sceso più del previsto, a 50,4 da 51,7 di giugno. L’indice PMI elaborato dall’Ufficio Nazionale di Statistica, diffuso ieri, è addirittura sceso sotto la soglia dei cinquanta punti, quella che separa la fase di espansione dalla fase di contrazione.

Petrolio WTI stamane in calo dell’1% a 97,3 dollari il barile. Brent a 103 dollari. Oro a1.760 dollari, -0,3%. Bitcoin -1,5%

L’agenda di Piazza Affari: sale il rating di Stellantis e Stm

Oltre ai conti di Generali oggi vanno seguiti i numerosi aggiornamenti di rating delle società quotate dopo gli annunci di venerdì:

  • Stm: Citi alza il target price a 52 euro;
  • Moncler: RBC migliora il prezzo obiettivo a 50 euro;
  • Campari: Morgan Stanley alza il target price a 10,2 euro;
  • Stellantis: Bernstein alza il target price a 17 euro.

Dopo il rally che ha chiuso la settimana scorsa, i mercati tornano a interrogarsi sul rischio inflazione/recessione. I toni più morbidi usati dal presidente della Fed hanno convinto gli operatori che gli aumenti dei tassi potrebbero rallentare, ma l’inflazione resta in agguato. La stessa Federal Reserve ha anticipato che, d’ora in poi, in dati economici saranno determinanti per le scelte delle banche centrali. In questa chiave, il primo appuntamento cade stamane con l’uscita degli indici manifatturieri in Europa e nel pomeriggio in Usa. Seguiranno nei prossimi giorni altri indicatori, tra cui spicca il report sull’occupazione negli Usa. Le stime di consensus suggeriscono un lieve calo da livelli elevati rispetto alla media storica, ma anche un nuovo robusto incremento delle retribuzioni medie (+3,6%).

Sarà un’altra settimana intensa per la corporate America: daranno conti 148 società dell’indice S&P, tra cui spiccano Caterplillar, Starbucks e, soprattutto, Tesla.

Non meno impegnativa la settimana italiana. Oggi i riflettori saranno concentrati su Generali, al primo appuntamento pubblico dopo il duello con Francesco Caltagirone, il vicepresidente dimissionario non ancora sostituito. I conti, approvati oggi dal Cda, saranno diffusi domani mattina.

Grande attesa anche per i conti di Ferrari esaminati dal consiglio ad Amsterdam, ormai l’unica piazza borsistica di Exor. Dopo l’uscita di Essilor Luxottica, la Borsa italiana accusa un’altra perdita rilevante.

Le note dolenti arriveranno dopo: martedì toccherà a Tim, venerdì a Mps. L’agenda politico-economica, dopo il buon dato sul Pil, prevede l’approvazione del decreto Aiuti bis, che dovrebbe contare su una dote da 14 miliardi e includere una rivalutazione anticipata e rafforzata delle pensioni sotto i 35 mila euro e un ulteriore taglio del cuneo fiscale.

Giovedì sarà pubblicato il Bollettino Economico della Bce. Nel Regno Unito, la Bank of England (BoE) effettuerà con ogni probabilità in settimana il sesto rialzo dei tassi in sette mesi. A inizio mese la BoE ha dichiarato che “le prospettive economiche si sono nettamente deteriorate”. In ogni caso, le autorità faticano a contenere l’inflazione, che si attesta ai livelli più alti dal 1982.

Luglio è stato il primo mese positivo per le azioni e per le obbligazioni.

A Piazza Affari, il FTSEMIB ha chiuso a +5,5%, generato in gran parte dalle sorprese positive delle trimestrali, le quali hanno oscurato in parte gli effetti negativi della crisi di governo. Peraltro, è il risultato migliore dell’anno.

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