Partenza in rosso per i listini asiatici, su cui pesa la frenata dell’economia cinese. L’indice Pmi del settore manifatturiero del Dragone è scivolato per la prima volta da due anni e mezzo a 49,8, cioè sotto la soglia di 50 punti che separa l’espansione dalla contrazione economica. La discesa sconta l’effetto del capodanno, ma mette anche pressione sul colosso asiatico, avviato verso la deflazione. Shanghai arretra del 2 per cento abbondante, Hong Kong -0,7%. Male anche Tokyo (-0,5%). Fa eccezione l’Australia (+0,8%) in attesa delle decisioni del board della banca centrale.
Il dato cinese è stato il primo test sulla salute dell’economia globale, cui seguiranno in mattinata gli indici manifatturieri europei (Pmi) e, nel pomeriggio, quelli americani (Ism). Dopo un gennaio all’insegna dei fuochi d’artificio (QE, elezioni greche, rivalutazione del franco svizzero) le Borse voltano oggi pagina, alla ricerca di nuovi equilibri.
BORSE EUROPEE AGGRAPPATE AL QE, BENE L’INDIA
Nel corso dell’ultimo mese ci sono stati infatti, notevoli variazioni sul fronte macro. In particolare:
– Petrolio Brent -13% a 49,50 dollari al barile.
– Avanza l’oro: +6,7% a 1.265 dollari.
– Il rapporto euro/dollaro si abbassa del 6,5% a 1,1330.
– Il rendimento BTP 10 anni è sceso di 30 punti base da 1,87% a 1,57%.
– In frenata le borse Usa: l’S&P arretra nel corso del mese del 3,15.
– Meglio l’Asia. A Tokio, l’indice Nikkei sale dell’1,5%. Ma la Borsa più vivace è quella indiana: l’indice Sensex registra, dopo il taglio a sorpresa del tasso di sconto, un progresso dell’8% in dollari e del 16% in euro.
PIAZZA AFFARI A GENNAIO MERITA 8
E’ stato senz’altro il mese dell’Europa, stimolata dal Quantitative Easing. L’indice Eurostoxx ha guadagnato il 7%. Parigi +8%. Spicca il +9,5% del Dax di Francoforte che per l’occasione ha ritoccato anche il suo precedente record storico. Solo Madrid rimane più arretrata (+2,5%), nonostante la ripresa del Pil, per effetto della caduta di Banco Santander (-14%) seguita all’aumento di capitale.
L’indice Ftse Mib, che raggruppa le prime 40 blue chip, ha guadagnato 1.600 punti base nell’arco di un mese, con un progresso che sfiora l’8%. Ma i punti diventano ben 2.600 se la performance viene misurata dai minimi di gennaio (18mila) e il progresso in percentuale sale a +15%.
TROPPA DOMANDA, LA DANIMARCA NON VENDE PIU TITOLI
L’appuntamento più importante, in chiave europea, è l’inizio della missione del governo greco Alexis Tsipras. Prima tappa del nuovo ministro delle Finanze in Francia, poi ci sarà anche l’Italia. Nell’attesa, sui mercati obbligazionari continua la caccia al rendimento, come dimostra l’ottima accoglienza dei mercati alle offerte del Tesoro che ha collocato in settimana, a tassi calanti, titoli per oltre 19 miliardi di euro.
Clamorosa la decisione di Copenhagen. La Danimarca ha sospeso l’emissione di titoli di Stato denominati in corone e in valuta estera allo scopo di frenare il flusso degli acquisti internazionali e mantenere il cambio in una banda di oscillazione circoscritta nei confronti dell’euro.
ARRIVANO I CONTI DELLE BIG OIL: WALL STREET TREMA
Altro tema chiave: continuerà il rimbalzo del petrolio, risalito venerdì dell’8% sull’onda del calo delle nuove trivellazioni del suolo in Usa? I riflettori dei mercati finanziati saranno concentrati oggi sui dati di Exxon Mobil, che apriranno una settimana fitta di appuntamenti per le Big Oil. Gli operatori temono nuovi ribassi, con pesanti ricadute sui listini. L’ultimo consensus parla di un calo dei profitti nell’ultimo trimestre 2014 del 25%, con una proiezione per l’intero 2015 di -45%.
Anche in Piazza Affari i petroliferi sono in coda alla classifica di gennaio. Il peggiore è Saipem (-10,9%).
TRIMESTRALI USA: MAI COSI’ MALE DAL 2009
Prosegue intanto in tono minore la stagione delle trimestrali Usa. Per i manager Usa, secondo un sondaggio, i profitti sono in media i più deludenti dal 2009. L’effetto del superdollaro si fa sentire sugli utili delle multinazionali. Da quando, il 12 gennaio, l’Alcoa ha aperto la stagione dei risultati, l’indice S&P ha perduto l’1,6%. Sul fronte macro l’appuntamento più importante della settimana saranno i dati sull’occupazione di venerdì prossimo.
VENDITE A PIOGGIA, MPS CERCA DI REAGIRE
In Piazza Affari nervi tesi su Monte Paschi. Da mercoledì scorso, quando è caduto il divieto di vendite allo scoperto, l’istituto di Siena ha subito tre pesanti rovesci. Nell’ordine -4,98%, -5,65% e, venerdì, -7,8%. In Borsa il titolo dell’istituto è precipitato a 40 centesimi. Si fa strada intanto l’ipotesi che l’aumento di capitale necessario per soddisfare i parametri chiesti dalla Vigilanza Europea possa essere di 3,5 miliardi, assai al di sopra dell’attuale valore di mercato della Banca.
BPM SUPERSTAR. SULLE POPOLARI IL DUELLO CONTINUA
Le autorità di Francoforte e l’Eba stanno mettendo a dura prova anche le altre banche: gli istituti che vorranno veder conteggiati gli utili del secondo semestre ne parametri patrimoniali di Francoforte dovranno far certificare i conti entro l’11 febbraio. Di qui una pioggia di consigli di amministrazione in programma nella seconda settimana di febbraio. Da seguire, ovviamente, la partita della riforma delle banche Popolari, entrata nella sua fase cruciale. Banca Popolare di Milano è la regina del mese dell’indice di Piazza Affari: +28,5%.
SETTIMANA ELETTRICA: ENEL ACCENDE IL BUY BACK
Sarà senz’altro una settimana elettrica. Mercoledì presenterà i conti Enel Green Power. Il giorno dopo toccherà all’Enel. Il Cda, soprattutto, darà il via libera ad un imponente buy back di 5 miliardi per ritirare obbligazioni sul mercato nell’ambito della politica di riorganizzazione del debito voluta dall’ad Starace. In cambio dei titoli ritirati sarà emesso un nuovo decennale a condizioni più vantaggiose.
Grande dinamismo anche per Gtech. In settimana verrà avviato il collocamento di obbligazioni senior garantite, in euro e in dollari, per circa 5 miliardi di dollari (4,3 miliardi di euro al cambio attuale) come parte del finanziamento per l’acquisizione di dell’americana Igt.