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La Cina è vicina: gli stimoli all’economia scuotono i mercati. Materie prime, lusso e auto: tutti sperano nel ritorno del Dragone

Molti mercati nel mondo festeggiano le mosse cinesi. Da vedere se le nuove misure siano davvero in grado di risollevare l’anemica domanda interna cinese e se poi innescheranno nuovi dazi in Occidente. La partita è aperta

La Cina è vicina: gli stimoli all’economia scuotono i mercati. Materie prime, lusso e auto: tutti sperano nel ritorno del Dragone

È stata una buona settimana per quasi tutti i mercati le cui fortune sono legate alla Cina. Le autorità del Dragone questa settimana, hanno alla fine dovuto ammettere, che l’economia di casa era in difficoltà e sono scesi ripetutamente in campo con misure di vario tipo: dal taglio dei tassi, alla riduzione delle riserva obbligatoria, dai sostegni al così traballante settore immobilare al mercato azionario.

Due problemi chiave: l’anemia del consumi interni e il possibile aumento dei dazi

Basteranno questi provvedimenti a rimettere in piedi l’economia cinese? Ma soprattutto, la Cina riuscirà a tornare ad essere la locomotiva del mondo? Ci sono due punti chiave da tenere presente: la fortissima anemia dei consumi cinesi e le possibili alzate di scudi nell’Occidente con altri dazi per tutelare il proprio sistema manifatturiero. Su come si svilupperà la situazione in futuro i pareri sono discordi, ma nel frattempo sono molti i settori che vedono nella possibile ripresa della Cina motivo di ottimismo generale: dai settori più legati ai consumatori retail, come quello del lusso, compresi i casinò, alle materie prime che serviranno per le industrie. Vediamo quali sono e quali aziende potranno, beneficiarne.

Balzano le materie prime, primo motore per le industrie

Le aspettative di una ripartenza dell’economia cinese e i sostegni governativi al mercato immobiliare hanno dato slancio soprattutto ai titoli del settore dei materiali. I prezzi del minerale di ferro sono risaliti sopra i 100 dollari a tonnellata, il rame ha superato la soglia chiave dei 10.000 dollari a tonnellata e i futures sul rame hanno toccato il massimo da due mesi. L’oro ha raggiunto un altro record e l’argento ha raggiunto il massimo degli ultimi 12 anni. L’indice delle azioni minerarie europee è salito del 4,6%, il più grande guadagno giornaliero in due anni, mentre le azioni minerarie australiane sono aumentate del 2,8%, registrando il loro più grande incremento giornaliero in un anno. Entrambi sono stati sotto pressione negli ultimi mesi.

“Le misure di stimolo potrebbero sostenere i mercati immobiliari più dei consumi o dell’attività industriale, quindi non sorprende che i titoli minerari in crisi stiano sovraperformando”, ha detto a Reuters Gerry Fowler, responsabile della strategia azionaria europea di UBS.

Nel settore dei materials, potrebbero beneficiare di una maggiore domanda cinese le inglesi Anglo American, Rio Tinto, e Antofagasta, così come le tedesche Covestro e BASF e la lussemburghese ArcelorMittal, sottolinea Gabriel Debach, Italian market analyst di eToro. Negli Stati Uniti, le dinamiche sono simili: nel settore delle materie prime a beneficiare della speranza di una maggiore domanda cinese sono Freeport-McMoRan, Alcoa (produttore di alluminio) e Cleveland-Cliffs nel settore dell’acciaio. Anche colossi come Apple e Nike, con forti interessi in Cina, hanno registrato performance positive. Bisogna dire che questo movimento verso i materiali e gli industriali “si inserisce in un contesto più ampio di rotazione degli investitori verso i settori ciclici e sensibili ai tassi d’interesse, un trend che ha preso piede in questo trimestre. Da allora, settori come le utility (+17,8%), il settore immobiliare (+17,6%), gli industriali (+10,8%) e i beni di consumo discrezionali (+10,1%) sono stati tra i più performanti, dice Debach.

Il settore del lusso, Casinò compresi, sperano nel ritorno degli acquirenti cinesi

E’ soprattutto il settore del lusso, dall’abbigliamento, ai gioielli, dalla pelletteria fino ai Casinò, ad attendere a braccia aperte il ritorno degli acquirenti cinesi. Oggi inizia una settimana di festività in Cina e alcuni osservatori dicono che forse si potrà vedere già una lieve reazione. Da ricordare che l’incidenza della domanda interna sul Pil è bassissima (circa il 53%) se confrontata con le economie più avanzate (75%). Al consumatore cinese piacciono molto i brand europei, in particolare ai professionisti della classe media urbana cinese. Proprio le azioni di questi brand sono state tra le più colpite dalla debolezza economica della seconda economia più grande del mondo. Ma ora stanno facendo scintille non vedendo l’ora di spalancare le porte dei loro negozi.

Il benchmark delle azioni europee del lusso, che da inizio anno aveva registrato un calo del 4,2% rispetto a un aumento del 7,7% nello STOXX 600, è balzato del 3% in questi giorni. Gli analisti della RBC affermano che nel settore del lusso, i ricavi di Swatch Group, Burberry e Richemont sono i più esposti alla Cina. Le loro azioni sono salite tra il 2 e il 5% martedì. Ma altri sono i principali player: Hermès, LVMH, L’Oréal, Kering. Inoltre, c’è Adidas nell’abbigliamento sportivo. “Il principale listino italiano, con la sua forte esposizione domestica e una composizione dominata dal settore finanziario, è meno direttamente influenzato dall’umore del consumatore cinese. Tuttavia, tra le aziende italiane che guardano maggiormente al mercato cinese, spiccano nomi nel settore del lusso come Brunello Cucinelli e Moncler, passando per Salvatore Ferragamo (sebbene quest’ultimo non sia presente nel FTSE MIB)” osserva Debach. Brunello Cucinelli, che non ha segnalato preoccupazioni sul mercato cinese, aveva registrato nel primo semestre del 2024 vendite in Asia (inclusa la Cina) pari a 174 milioni di euro, rappresentando il 28% del totale. Invece per Moncler, il mercato asiatico vale circa il 49% del suo fatturato, mentre per Salvatore Ferragamo si aggira intorno al 33%. Quando si parta di lusso non si possono i titoli legati ai casinò, come Las Vegas Sands e Wynn Resorts, grazie alle loro operazioni a Macao.

Settore automobilistico e non solo

Nel settore automobilistico, Stellantis è meno esposta: nei primi sei mesi, il fatturato in Asia ha rappresentato solo l’1% del totale, con una quota di mercato dello 0,2% in Cina. Ferrari, invece, potrebbe beneficiare della ripresa cinese, avendo un’esposizione dell’8% nel Paese. Le automobilistiche come Volkswagen, BMW e i fornitori di ricambi auto stanno affrontando un problema strutturale maggiore a causa della concorrenza con i rivali locali, e quindi una stabilizzazione del mercato li colpirebbe meno, secondo Uwe Hohmann, strategist azionario di Metzler Capital Markets.

Altri settori sono interessati dal commercio con la Cina. Bisogna tener d’occhio Amplifon, che realizza circa il 15% del suo fatturato nel mercato asiatico e ha piani di espansione in Cina, dove ha superato i 400 punti vendita. Nel comparto industriale, meritano attenzione inoltre la finlandese Kone, la svizzera ABB, le svedesi Atlas Copco e SKF e Prosus NV nel campo della tecnologia e dei servizi internet. Nel settore sanitario, Siemens Healthineers e AstraZeneca sono tra le più esposte. “Se le nuove misure della Cina contribuissero a stabilizzare il mercato immobiliare, ciò avrebbe un impatto positivo soprattutto sul settore chimico tedesco secondo Hohmann.

Un possibile motore per i mercati emergenti

“Non c’è ancora un importante stimolo fiscale direttamente rivolto all’anemico consumatore, pertanto pacchetto non è ancora sufficiente per modificare le prospettive per la domanda globale di materie prime” ha detto a Reuters Hasnain Malik di Tellimer. Tuttavia, “le economie geograficamente più vicine alla Cina e che hanno stretti legami commerciali con il Paese potrebbero beneficiare di qualche vantaggio, così come quelle che detengono titoli di Stato nazionali”, ha spiegato Charu Chanana, stratega di Saxo Markets a Singapore.

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