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La Cina corre, l’Italia frena, May al quarto tentativo su Brexit

Imagoeconomica

La ripresa torna a fare capolino in Cina, a conforto degli sforzi delle banche centrali per rafforzare le economie. Stamane, dopo quattro mesi di ribasso, l’indice Pmi elaborato da Caixin è salito a 50,8 da 49,9. Il segnale dà ulteriore spinta alle Borse in rally, ormai convinte che la guerra dei dazi tra Usa e Cina si stia allontanando.

Stamattina, l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen guadagna il 2,2%, l’Hang Seng di Hong Kong l’1,6%, il Nikkei di Tokyo il 2%, il Kospi di Seoul l’1,3%.

Sale la propensione al rischio, frena lo yen, valuta-rifugio per eccellenza. Avanza sul dollaro lo yuan cinese, assieme alle altre valute asiatiche.

LIRA TURCA IN CALO DOPO IL VOTO, ALLARME DI MOODY’S

Fa eccezione la lira turca in forte ribasso (-1,5% dopo il -4% della scorsa settimana) dopo le elezioni locali che hanno visto il successo dell’opposizione ad Ankara, mentre è incerta la sorte di Istanbul. Moody’s, in un report pubblicato stamane, sottolinea il rischio di fuga di capitali.

A completare il quadro, tiene l’oro, poco mosso a 1.293 dollari l’oncia.
Petrolio in ribasso dello 0,5% a 68,1 dollari il barile, dal +2% della scorsa settimana.

MAY CI RIPROVA PER LA QUARTA VOLTA

L’euro tratta a 1,123 su dollaro, in rialzo dello 0,1%, dal -0,7% della scorsa settimana e si attesta a 0,861 nei confronti della sterlina, stabile all’inizio di una settimana cruciale per le sorti del Regno Unito. La premier Theresa May ha tenuto ieri una lunga conference call per convincere gli irriducibili a votare il suo piano già bocciato tre volte. Ma cresce anche l’opposizione di sinistra: l’ultimo sondaggio dà ai laburisti un vantaggio di cinque punti (41 a 36).

RIFLETTORI ANCHE SUGLI INDICI PMI

Anche lo stato di salute dell’economia italiana sarà oggi al centro delle attenzioni (e delle preoccupazioni) di osservatori e partner internazionali, dopo che lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria ha riconosciuto che “ci stiamo avviando alla crescita zero”.

L’Ocse si appresta a rilasciare oggi la sua pagella sull’Italia, dopo aver già anticipato a -0,2% la stima per il 2019. Oggi l’Organizzazione parigina presenta il rapporto sul Belpaese, tappa che cade a pochi giorni dalla scrittura del Documento di economia e finanza, che per forza di cose dovrà rivedere il +1 per cento ancora scritto nei documenti ufficiali del governo.

In mattinata arriveranno anche gli indici Pmi manifatturieri delle principali economie dell’Eurozona.

In questa cornice si tiene oggi la visita a Roma del presidente della Ue Jean-Claude Juncker. “Crediamo che la crescita dell’Italia arriverà solo allo 0,2%, cioè zero. Il che vuol dire che i problemi dell’Italia continueranno a crescere”, ha detto Juncker nell’intervista tv alla trasmissione Che tempo che Fa. “Penso che l’Italia – dice infatti il presidente della Commissione – sappia quali sono i suoi problemi: la crescita in Italia è in ritardo rispetto a quella europea da 20 anni a questa parte, ma dire che è un rischio è un’esagerazione, malgrado il debito pubblico sia preoccupante”. Ma l’Italia ce la farà a risollevarsi? “Voglio crederci ma non ne sono certo”, risponde.

DAZI: “LA TRATTATIVA NON SARÀ BREVE”

Sul fronte dei mercati, tiene banco l’evoluzione del negoziato sui dazi. Le trattative riprenderanno domani a Washington con l’arrivo del vicepremier Liu He. Il dialogo continua ma l’epilogo non sembra vicino. Larry Kudlow, consigliere economico di Donald Trump, ha detto: “Poco importa se ci vorranno settimane o mesi. Quel che conta è che sia un grande accordo per l’America”.

TRUMP: LA FED DEVE TAGLIARE I TASSI

Sempre Kudlow si è occupato di Federal Reserve: “Devono tagliare i tassi di almeno mezzo punto, come richiede l’inflazione e la congiuntura debole in Europa”. L’ex giornalista ha anticipato che Trump è deciso a nominare alla Fed Stephen Moore, ex dirigente della sua campagna elettorale, nonostante l’opposizione del presidente Jerome Powell e del resto del board “che non lo ritiene all’altezza”.

NUOVI RECORD PER OCCUPAZIONE E WALL STREET

L’invito a spingere sull’acceleratore sembra esagerato, visto l’andamento del mercato del lavoro: gli esperti si aspettano che il tasso di disoccupazione resti invariato al 3,8%. La stima è che a marzo siano stato creati 170 mila nuovi posti di lavoro. Il livello delle buste paga è cresciuto del 3,4%.

I mercati finanziari si affacciano al secondo trimestre con un bilancio brillante alle spalle. A Wall Street l’indice S&P 500 (+12,7%) ha archiviato il miglior trimestre dal 2009. Performance altrettanto brillante per Borsa Italiana: +15,7% da inizio anno.

A PIAZZA AFFARI TIENE BANCO L’ARMISTIZIO SU TIM

Tra i temi della settimana spicca Telecom Italia, dopo l’armistizio che si è registrato in assemblea.
Piazza Affari è chiamata a valutare la soluzione messa a punto dall’ad Luigi Gubitosi, che prevede che la presidenza passi ad un uomo di Cdp, mentre il Cda sia costituito da sette rappresentanti di Elliott e sette di Vivendi. “Si tratta di un armistizio – commenta su Les Echos Alberto Carnevali Maffé, docente di strategia economia e finanziaria in Bocconi – Vivendi si occuperà dei servizi e dei contenuti. Elliott, assieme a Cdp, della rete”.

Da seguire oggi anche i dati sulle immatricolazioni di auto a marzo. Si intensificano i contatti tra Fiat Chrysler e Peugeot per condividere parte degli investimenti in Europa. Il calendario prevede in settimana le assemblee di diverse utilities: Snam, A2A, Italgas, Iren. In programma anche il meeting dei soci Fincantieri.

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