La fumata bianca ad Atene, dove è stato raggiunto l’accordo con i creditori internazionali (l’Eurogruppo è stato convocato per venerdì) non è stata sufficiente a superare l’impatto negativo della svalutazione dello yuan cinese e del dato deludente dello Zew tedesco.
Sensibili le perdite a Piazza Affari (-1,2%). Molto peggiori a Francoforte (-2,5%) sotto la spinta dei titoli dell’auto, penalizzati dalle notizie in arrivo da Pechino. In ribasso anche Parigi (-1,8%) e Londra (-0,9%).
La svalutazione di Pechino si è fatta sentire anche a Wall Street. Gli investitori si interrogano su come la mossa possa influenza i tempi del rialzo dei tassi Usa. L’indice S&P500 arretra dello 0,6%, il Dow Jones dello 0,9%. Vendite anche sul Nasdaq che perde lo 0,5%. Fa eccezione Google, che avanza del 6% dopo la ristrutturazione societaria voluta da Larry Page e Sergej Brin.
A Piazza Affari scendono le società del lusso (per le quali è decisivo il mercato cinese): Ferragamo -5,4%, Tod’s -2,9%, Luxottica -2,3%, Moncler -2,65%.
Pesante il calo del settore auto europeo che arretra del 3,2% con Volkswagen che perde il 3%. Le vendite in Cina sono pari solo al 9% del fatturato, ma generano il 22% dell’Ebit e il 45% dell’utile pretasse. Bmw arretra del 4,37% al pari di Bmw , Daimler -5,2%. Fiat Chrysler (-1,34%) una volta tanto è avvantaggiata dalla bassa esposizione al mercato cinese.
Finmeccanica perde l’1,9%. Stamattina Goldman Sachs ha tagliato il giudizio a Neutral da Buy.
Tra gli altri industriali, CNH Industrial -1,5%, Prysmian -1,1%.
Le scelte di Pechino hanno interrotto il rimbalzo del greggio: Brent di nuovo sotto i 50 dollari. Eni -1,7%. Sale però Saipem (+0,45%). Saras (+4,86%), si porta su nuovi massimi dal gennaio 2010.
Tra le banche, Intesa Sanpaolo perde lo 0,57%. Ubs ha alzato il target price a 3,8 euro da 3,3 euro. Ancora in terreno positivo Mps (+0,6%).