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La Cgil della Camusso a braccetto con M5S: che cosa direbbero Lama e Trentin?

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Giuliano Cazzola, che prima di diventare uno dei maggiori esperti italiani di previdenza è stato un sindacalista di prestigio nella CGIL, ha appena finito di scrivere un bellissimo e-book per Adapt, la scuola di alta formazione in relazioni industriali e di lavoro, che dice già tutto nel titolo: “Storie di sindacalisti”. È una galleria, molto ben documentata, dei dirigenti sindacali che hanno veramente fatto la storia del movimento dei lavoratori: da Luciano Lama a Bruno Trentin, da Pierre Carniti a Giorgio Benvenuto e a tanti altri.

C’è però un aspetto che manca nel libro ma che ovviamente non poteva esserci nelle “Storie di sindacalisti” di Cazzola: che cosa avrebbero mai detto i vecchi leader della Cgil della deriva a cui Susanna Camusso ha portato la Confederazione sullì’onda di un massimalismo sempre più minoritario e sempre più incomprensibile?

L’immagine plastica dello sbandamento della Cgil è l’abbraccio simbolico che si è consumato sabato con i Cinque Stelle di Di Maio nelle manifestazioni di protesta per le pensioni e per la riesumazione del fatidico articolo 18 organizzate dalla centrale sindacale guidata dalla Camusso.

Ma Di Maio non era il leader grillino che solo qualche mese aveva fatto infuriare tutti i sindacati sostenendo che o il sindacato si autoriforma oppure ci penserà il Movimento 5 Stelle a farlo d’autorità se riuscirà ad andare al governo? Si è proprio lui, ma la Cgil deve essersene scordata, con tanti saluti al buon senso e alla coerenza che non sono più il suo forte, come non lo sono mai stati per i Cinque Stelle. Per la Camusso e per Di Maio oggi va di moda il valzer e l’insostenibile leggerezza delle idee che lo accompagna. Ecco perché non ci vuole molta fantasia ad immaginare l’espressione di sconcerto e di disapprovazione che manifesterebbero grandi sindacalisti come Lama e Trentin di fronte alle picconate che la Cgil sta dando alla sua gloriosa storia.

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