La continua crescita della popolazione mondiale che assommerà a 10 miliardi di persone richiede un’adeguata disponibilità di cibo. Fin dall’inizio del 2001 sono in corso ricerche per stabilire come aumentare la produzione di cibo attraverso varie metodologie: dalla realizzazione di organismi geneticamente modificati per utilizzare meglio le aree coltivabili, alla produzione di cibo “artificiale” a partire da cellule muscolari di animali edibili oppure da insetti o da microrganismi. Ha suscitato in particolare grande interesse ed attualmente si possono contare almeno 20 organismi che si occupano direttamente o indirettamente della coltura di cellule muscolari per la cui produzione si possono attualmente contare almeno 20 organismi che se ne occupano.
Carne in coltura e agricoltura cellulare
È un termine generale che include anche le colture di carne. La produzione inizia con l’isolamento di cellule derivanti da una biopsia di un muscolo di bue, suino o gallinaceo. Attraverso un enzima (tripsina) si isolano le cellule muscolari che vengono separate dalle cellule adipose e dal tessuto connettivo. Dopo un primo processo di proliferazione si procede alla produzione in vari tipi di reattori con l’aggiunta di materiale tipo sali, amminoacidi, albumine, vitamine e sangue purificato. Dopo 10-12 giorni si procede alla raccolta della “carne” e al lavaggio dei reattori per altre incubazioni. Si calcola che con 130 linee di produzione si possano ottenere ben 10,000 tonnellate di carne tipo quella degli hamburger. Si tratta di una notevole quantità che può risparmiare la necessità di allevare molti animali considerando che la carne negli animali rappresenta solo una frazione del peso totale.
Gli aspetti legislativi
Con grande orgoglio il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare ha affermato che “l’Italia è la prima Nazione che dice no alla carne sintetica” attraverso una legge approvata dal Consiglio dei Ministri del 28 marzo 2023. Hanno invece espresso un atteggiamento positivo, pur con differenze nella procedura di approvazione Australia, Nuova Zelanda, Canada, Cina, India, Israele, Giappone, Singapore e Stati Uniti.
L’Unione Europea nella direttiva 2015/2283 stabilisce che i regolamenti per i “nuovi cibi” possono riguardare la produzione e l’utilizzazione di qualsiasi organismo, dagli animali alle alghe. Vengono descritte le varie fasi della presentazione del dossier della EFSA (European Food Safety Agency) fino alla eventuale autorizzazione. Gli investimenti per ricerca nel campo della carne coltivata assommano a 1,4 miliardi di dollari, di cui ben il 36 percento in Israele. Solo un prodotto è stato per ora approvato ed è disponibile nei ristoranti e nei negozi di Singapore.
Ha destato grande attenzione ed anche discussione una recente pubblicazione congiunta fra FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) e WHO (World Health Organization) che hanno pubblicato una specie di manuale riguardante gli aspetti di sicurezza del cibo a base di cellule. È stato ritenuto importante e rassicurante a favore della decisione italiana il fatto che si richiedano ben 53 controlli. Sono in realtà delle richieste ragionevoli anche perché, come viene ben evidenziato nel documento, sono comuni a qualsiasi altro cibo ottenuto con le procedure attualmente utilizzate. Si può quindi concludere che non esistano specifiche ragioni per pensare a particolari possibili tossicità dei nuovi prodotti. Si tratta di richieste che sono comuni anche per l’approvazione di farine da insetti e da proteine ottenute da microrganismi.
Vantaggi e svantaggi della carne in coltura
A parte la considerazione che questo tipo di produzione diventerà di interesse generale non prima di alcuni anni ed il fatto che comunque rappresenterà un’utile integrazione alla necessità di cibo, ci si può chiedere quali saranno i reali vantaggi. Un articolo di P. Sinke e collaboratori pubblicato recentemente su The International Journal of Life Cycle Assesment tenta di dare una risposta anticipata immaginando di essere già nell’anno 2030 in piena produzione di carne coltivata. L’articolo ci informa sull’impatto ambientale di questo nuovo cibo. Ad esempio il consumo di energia, a parità di produzione, è certamente più alto di quello della carne proveniente da animali. Tuttavia, mentre questo è un parametro poco modificabile per gli animali, può essere invece sostanzialmente ridotto migliorando il ciclo produttivo ed intensificando l’impiego delle energie alternative.
L’emissione di CO2 equivalente è legata all’utilizzo attuale dell’elettricità e corrisponde globalmente a 14/kg di carne prodotta rispetto ai 4/kg della carne prodotta da animali. Tuttavia il vantaggio della carne coltivata risiede nella scarsa produzione di metano e ossido d’azoto nella misura di circa il 10 percento, mentre è del 30 percento per i gallinacei, del 54 percento per i suini e del 83 percento per i bovini. Ciò è di grande importanza per l’ambiente perché determina la formazione di PM2,5.
Simili risultati valgono per la produzione di ammoniaca. Molto importante è anche l’utilizzo del suolo che riguarda 2,5 m2/kg di carne coltivata contro i 7,5 m2 per i gallinacei, 8 m2 per i suini e ben 25 m2 per i bovini. Si tratta di terreno che può essere utilizzato per la forestazione o per la produzione di vegetali. Il rapporto di conversione in cibo è molto più alto nella carne coltivata rispetto all’utilizzo di vegetali per ottenere carne dagli animali. Occorre anche ricordare che per la salute dell’uomo ci sono vantaggi perché la carne coltivata non presenta rischi per quanto riguarda il passaggio di malattie dagli animali all’uomo e l’impiego di antibiotici con la conseguente resistenza. Per la carne coltivata è anche possibile migliorarne la qualità ad esempio riducendo i grassi saturi. Infine va anche sottolineato che l’impiego della carne coltivata diminuirà in futuro la macellazione di milioni di animali.
Occorrerà quindi tempo perché si tratta di cambiare la cultura alimentare con i suoi pregiudizi.
Ritornando alla situazione italiana il Governo, se persevererà nel suo atteggiamento nell’impedire la ricerca e la produzione sperimentale di carne coltivata, genererà, non solo problemi economici perché si ritroverà a non poter impedire l’importazione di prodotti elaborati all’estero, ma non farà grandi favori all’ambiente ed indirettamente alla salute degli italiani. Forse ci si può ripensare!