A Palazzo Chigi non si dicono parolacce. A qualcuno saranno venute in mente quando Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca l’altro giorno hanno firmato l’accordo per il Fondo di sviluppo e coesione per la Campania. Se le sarà ricordate anche il ministro Raffaele Fitto per quello che si è sentito dire per mesi dal presidente della Campania. Acqua passata. Oltretutto, se tutto andrà come previsto, Fitto andrà a Bruxelles e il presidente De Luca, gioco forza, se lo ritroverà come interlocutore istituzionale europeo.
I tre politici al tavolo del governo hanno litigato di brutto a causa dei ritardi sull’assegnazione dei fondi alla Campania. Il documento firmato ora vale 3.478 milioni di euro e Dio sa quanto quei soldi sono utili alla Campania. Sono destinati a progetti infrastrutturali, risanamento ambientale, edilizia, cultura. De Luca li ha finalmente ottenuti e deve spenderli. Ha sempre sostenuto che era tutto pronto e che la burocrazia regionale o statale sarà sconfitta da una capacità operativa da fare invidia. Gli accordi spalancano le porte a quanto di meglio cittadini, imprese e famiglie possono aspettarsi. Le risorse incideranno sulla qualità della vita dei cittadini campani, sulla competitività del tessuto produttivo, sull’ambiente e per il presidente delal Campania sono anche un buon viatico per la sua terza (?) ricandidatura.
Con la firma del nuovo documento si compie l’iter di assegnazione delle risorse 2021-2027 imputate alla Campania per 6,5 miliardi di euro. 580 milioni di euro erano stati dati già nel 2021 e va detto che molte opere sono state appaltate. “C’è un elenco ampio e rilevante di interventi da realizzare, molti dei quali in capo ai Comuni, fra i quali quelli per combattere il dissesto idrogeologico, per la realizzazione di infrastrutture e a sostegno di viabilità e cultura”, ha detto Luigi Della Gatta, presidente dei costruttori di Ance Campania. È una delle tante organizzazioni che aspettano risultati e un rapido confronto con la politica. Tutti tornano a essere seri. Le male parole tra De Luca e la premier non interessano più a nessuno. Ai cittadini resta solo l’amarezza di averle ascoltate mentre i loro bisogni crescevano.