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La Bri alle banche centrali: iniziare exit strategy da misure anticrisi

La Banca dei regolamenti internazionali scrive nel suo rapporto annuale che “le autorità monetarie devono tornare a porre l’enfasi sul loro tradizionale approccio orientato alla stabilità” – “I governi continuino sulla strada del rigore e delle riforme strutturali” – L’Italia è tra i paesi con il minor bisogno di correggere i conti pubblici da qui al 2040.

La Bri alle banche centrali: iniziare exit strategy da misure anticrisi

“Il culmine della crisi è passato”, ora l’obiettivo è tornare a una crescita forte e sostenibile. Lo scrive la Banca dei regolamenti internazionali nel suo rapporto annuale, sottolineando che la ripresa non può che passare per la strada del rigore nelle finanze pubbliche e delle riforme strutturali. Altro che allentare la presa: secondo la Bri “i governi devono raddoppiare gli sforzi sui conti pubblici”.

Inoltre, l’istituto esorta esplicitamente le banche centrali a orientarsi verso lo studio delle opportune strategie di uscita dalle misure anticrisi tenute negli anni passati, poiché non possono risanare i bilanci delle famiglie e delle istituzioni finanziarie, non possono garantire la sostenibilità dei conti pubblici e soprattutto non possono attuare le riforme strutturali necessarie per ricondurre le economie sulla strada della crescita reale.

Secondo la Bri “rinviare il momento dell’inevitabile uscita da queste politiche” accomodanti “mette le banche centrali di fronte a sfide crescenti. Le autorità monetarie devono tornare a porre l’enfasi sul loro tradizionale approccio orientato alla stabilità, ma dando maggiore rilevanza alle considerazioni di stabilità finanziaria e alle ripercussioni internazionali delle politiche monetarie”.

Le Banche centrali “dovranno soppesare accuratamente i rischi di un’uscita prematura a fronte dei rischi di un suo ulteriore differimento. Mentre i primi sono ben conosciuti, è importante non sottovalutare i secondi per il solo fatto che non si sono ancora materializzati”. 

Dal rapporto annuale emerge infine che l’Italia è tra i paesi con il minor bisogno di correggere i conti pubblici da qui al 2040, tenendo conto delle spese legate all’invecchiamento della popolazione. In Italia serve una correzione pari a 4 punti percentuali di Pil, il terzo dato più basso tra i paesi avanzati dopo Svezia (1,3 punti) e Germania (3,4 punti). La Francia ha bisogno di correggere i conti per 5,4 punti di Pil, prosegue la Bri, la Spagna per 10,4 punti, la Gran Bretagna per 13,2 punti e gli Usa per 14,1 punti. Maglia nera il Giappone, che avrà bisogno di una correzione da 14,9 punti. Inoltre, secondo le previsioni contenute nel rapporto, il deficit di bilancio dell’Italia si attesterà al 3% del Pil nel 2013, mentre il debito pubblico segnerà un picco al 144% del Pil.

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