Una raffica di trimestrali in chiaroscuro ha tenuto Piazza Affari sulla corda tutto il pomeriggio, ma il finale è felice, +0,5% a 17.245 punti. Meglio però il resto d’Europa: Francoforte +1,42%; Parigi +1,54%; Madrid +0,95%; Londra +1,41%.
A imprimere fiducia agli scambi, fin dalla mattinata, sono stati stati il dato dell’export cinese, salito inaspettatamente in aprile e il conseguente balzo del petrolio. Lo stesso sentimento anima al momento Wall Street che è partita intonata e sta proseguendo in progresso con i titoli delle grandi società tecnologiche ancora in denaro. Resta in secondo piano il dato negativo sul lavoro Usa, che fotografa la crisi indotta dalla pandemia con altri 3,2 milioni di individui che hanno chiesto il sussidio di disoccupazione, come era atteso dagli analisti.
A pesare sul listino milanese invece sono stati soprattutto gli sbalzi d’umore delle banche, che chiudono quasi tutte in rosso a partire da Bper -2,48%. La banca modenese ha archiviato un trimestre negativo, con l’utile crollato del 79% a 10,4 milioni di euro, “fortemente condizionato dalla contabilizzazione di rettifiche addizionali su crediti per circa 50 milioni, quale primo significativo intervento a seguito del peggioramento del contesto macroeconomico causato dall’emergenza sanitaria”, secondo quanto indicato dall’istituto. Male anche Unicredit -1,58%, dopo i conti presentati ieri e Intesa -1,11%. Mediobanca limita i danni allo 0,27%, dopo aver chiuso il trimestre con un utile di 84,6 milioni di euro, in linea con le attese per 85 milioni.
Piazzetta Cuccia ha confermato il piano industriale 2020-2023, mentre in linea con le indicazioni della Bce sullo stacco cedole, non ha confermato il dividendo per l’esercizio in corso, tuttavia, ha spiegato, “alla luce della solida posizione di capitale si è mantenuta prudenzialmente dedotta dal patrimonio di vigilanza la quota di dividendo già maturata al 31 2019”. Fuori dal paniere principale è in lieve rialzo Mps, +0,28%, che ha registrato nel trimestre un calo dell’utile di 244 milioni di euro e per l’ad Marco Morelli “È arrivato il momento di rivedere il piano industriale e avviare un nuovo piano per posizionarci alla pari dei nostri concorrenti”. Lo stesso Creval, +0,23%, che ha ridimensionato i guadagni alla fine. I ricavi del trimestre sono arrivati a 143,26 milioni, segnando un lieve aumento rispetto alle attese (142 milioni), mentre supera le aspettative il risultato netto, 25,33 milioni di euro (contro 8 milioni dello stesso periodo dell’anno prima).
A trainare il risultato netto è stata la cessione del ramo di azienda del credito su pegno fatto a gennaio (messo in conto dagli analisti), il cui ricavato è stato messo a riserva straordinaria per affrontare la pandemia da coronavirus. Blue chip peggiore del listino è Cnh, -3,06%, che soffre il taglio del prezzo obiettivo da parte di alcune banche d’affari dopo i risultati presentati ieri. Fra le big cap in rialzo svettano Nexi +3,83% e Moncler +2,65%.
Enel +1,99% festeggia i conti oltre le attese presentati ieri sera. Bene Recordati +2,58%, cresciuta a due cifre nei primi tre mesi dell’anno. La società farmaceutica, come le altre del settore, è rimasta aperta anche nella fase del lockdown più stretto e ha chiuso il primo trimestre 2020 con ricavi consolidati pari a 429,2 milioni di euro, +12,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e oltre la stima del consenso.
In denaro anche i titoli oil, Saipem +2,64%; Tenaris +1,51%; Eni +1,58%, favoriti anche dalla ripresa del petrolio. Il Brent sale del 3,5% a 30,75 dollari al barile. L’obbligazionario termina in verde, nonostante l’avvio difficile. Lo spread fra decennale italiano e tedesco scende a 244 punti base (-(-1,12%) e il rendimento del Btp arretra a 1,88%. Sul mercato valutario è piatto migliora l’euro-dollaro, a 1,081.