Piazza Affari ritrova oggi il segno positivo, in un contesto europeo contrastato e con Wall Street apparentemente in stand by, dopo il calo della vigilia. Gli investitori si muovono con prudenza in attesa di leggere più tardi le minute della riunione del 27 e 28 luglio della Fed, dalle quali sperano di trarre indizi sulle tempistiche e le modalità del rallentamento degli acquisti di asset.
Il listino milanese chiude in rialzo dello 0,51% a 26.357 punti, grazie a Interpump +2,56% che aggiorna il suo massimo storico e a titoli come Unipol +2,26%; A2a +2,1%; Inwit +1,96%; Finecobank +1,91%; Leonardo +1,65%; Atlantia +1,4%. In rialzo Enel +1%, che sembra incassare senza danni il giudizio “underperform” con il quale il broker Jefferies ha avviato la copertura sul gruppo elettrico stimando previsioni meno ottimistiche della società nel settore dell’energia rinnovabile.
Sono in rosso i titoli del lusso, come in tutta Europa, a seguito del rallentamento, visto nei giorni scorsi, della crescita cinese. Sul Ftse Mib la maglia nera spetta a Moncler -2,63%. La seduta è negativa anche per molti titoli del gruppo Agnelli: dalla controllante Exor, -0,97% a Ferrari -0,98% e Cnh -0,56%. Segno opposto però per Stellantis +0,76%. Bene le grandi banche, in frazionale rialzo e chiude in verde il secondario: lo spread tra Btp e Bund decennali è 103 punti base (-0,92%), con un tasso del Btp dello 0,55% (contro -0,48% del titolo tedesco):
Recuperano dalla debolezza iniziale gli energetici. Eni cede lo 0,1%, ma Saipem e Tenaris si apprezzano dello 0,35%. Quest’ultima, nella notte, ha reso noto che un tribunale argentino ha assolto l’amministratore delegato e presidente della società, Paolo Rocca, da tutte le accuse mosse contro di lui nell’ambito di un caso di corruzione.
Il petrolio appare volatile, seppur poco lontano dalla parità, anche a seguito del calo delle scorte settimanali Usa superiore alle attese. Il Brent scende dello 0,4% circa a 68,75 dollari al barile. L’oro spot cede lo 0,35% e tratta intorno a 1781,70 dollari l’oncia.
Nel resto d’Europa sono negative Parigi -0,73% e Londra -0,17%; è piatta Amsterdam; si apprezzano Madrid +1,14% e Francoforte +0,24%.
Sale intanto l’inflazione nell’Eurozona: il tasso annuale dell’area è +2,2% in luglio contro +1,9% a giugno. Eurostat precisa che lo scorso anno nello stesso periodo il tasso era 0,4%. Tra i tassi annuali più bassi c’è quello dell’Italia, 1%.
L’euro è stabile contro il dollaro intorno a 1,17, con il biglietto verde che guarda al comportamento della banca centrale, dopo essersi rafforzato recentemente ai massimi da circa quattro mesi, in un contesto economico globale reso incerto dalla pandemia a causa della coriacea variante Delta. Gli Stati Uniti ieri hanno superato i mille morti da Covid in un solo giorno come non accadeva da marzo e l’amministrazione Biden ha annunciato che l’obbligo di indossare la mascherina a bordo di aerei, treni, autobus e negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie viene esteso fino alla metà di gennaio.
Il presidente della Fed Jerome Powell, ieri, nel corso di un incontro virtuale con studenti e insegnanti, ha detto che “non è ancora chiaro” quale sarà l’impatto della variante Delta sull’economia. La pandemia “resterà con noi per un po'” e settori economici che esistevano prima “non torneranno più”, ha aggiunto, pur ammettendo che l’istituto centrale sta valutando il cosiddetto tapering, ma su quando e come non ha fatto parola.
A frenare la propensione al rischio sulla Borsa di New York contribuiscono oggi altri dati macro deludenti, dopo quelli delle scorse sedute. In particolare si fanno i conti con un brusco calo dei nuovi cantieri a luglio, sintomo di un raffreddamento del mercato immobiliare, che ha risentito delle pressioni dovute ai prezzi e alle catene di approvvigionamento, nonostante le concessioni edilizie si siano riprese dopo il calo di giugno. Scende la fiducia dei costruttori statunitensi, a livello più basso da luglio 2020.
Sullo sfondo restano poi la questione afghana e la caduta d’immagine di Joe Biden a livello internazionale, mentre sarebbe in corso il tentativo Usa di bloccare l’accesso ai denari ai nuovi signori di Kabul. Secondo una ricostruzione del WSJ la scorsa settimana la Casa Bianca ha fermato l’invio di 340 milioni di dollari all’Afghanistan, vista l’avanzata dei talebani nel paese; inoltre, ha bloccato l’accesso ai conti gestiti dalle banche statunitensi e dalla Federal Reserve e sarebbe al lavoro per impedire ai talebani di avere accesso alle riserve detenute dal Fondo monetario internazionale, che valgono quasi mezzo miliardo.
Ajmal Ahmady, a capo della Banca centrale afgana, fuggito dal paese, sostiene che l’istituto del paese asiatico ha circa 9 miliardi di dollari in riserve, quasi tutte all’estero. Con la mossa di Washington “l’ammontare accessibile ai talebani è forse lo 0,1-0,2% delle riserve internazionali. Non molto”. Sette dei 9 miliardi di dollari di riserve all’estero sarebbero detenuti dalla Fed in obbligazioni, attività e oro. Nel paese non ci sarebbero più dollari in contanti.