Le dimissioni di Mario Draghi sono la prima pessima notizia che apre giornali, tv e social media a ogni latitudine: non ci voleva proprio, è l’opinione generale, da Bruxelles a Washington. Mosca, invece, esulta, a conforto della tesi che vede un fil rouge internazionale dietro le presunte follie pentastellate. Ora si guarda ai “tempi supplementari” evocati dal leghista Giancarlo Giorgetti: mercoledì il premier uscente riferirà alle Camere. E non è escluso un finale a sorpresa, con la sua riconferma. Basterà questo, probabilmente, a frenare la pioggia (meglio dire, l’uragano) di vendite che si è scatenato ieri si Piazza Affari (-3,44%) . Lo spread resta in tensione dopo una lieve discesa e riparte da 220 punti.
Filtrano, al proposito, i primi particolari sullo scudo che la Bce si prepara a introdurre: il Transmission Protection Mechanism dovrebbe prevedere condizioni “leggere” per i Paesi che lo richiederanno. Ma il benestare della Bce è condizionato dai falchi: difficile un loro assenso dopo il licenziamento del banchiere garante della credibilità del Bel Paese.
Dopo la tempesta, i mercati si concedono una pausa di riflessione, in attesa di possibili sviluppi. Rimbalza il future sull’indice Ftse Mib, +1%, in linea con l’Eurostoxx.
Il Btp decennale tratta al a 3,23%, ma era salito fino a 3,40% nel corso della seduta. Lo spread si ridimensiona a 205 punti base.
Il Pil cinese frena: +0,4% nel secondo trimestre
I problemi della politica italiana non sono ovviamente la sola notizia di rilievo prima della seduta che chiuderà l’ennesima settima negativa.
Sotto la pressione delle chiusure anti-Covid, l’economia cinese si è in pratica fermata: + 0,4% la crescita del Pil nel secondo trimestre, ancor meno delle pur modeste previsioni. Intanto, prende velocità la protesta dei risparmiatori colpiti dalla crisi dell’immobiliare.
L’indice Hang Seng di Hong Kong perde l’1,2%. L’indice Shanghai Composite cinese sale dello 0,2% mentre la componente di Shenzhen cresce dello 0,3%.
Il Nikkei 225 guadagna lo 0,6%. Kospi della Corea del Sud +0,3%. In Australia, l’ASX 200 scende dell’1,0%.
Deludono le trimestrali delle banche Usa
Finale in recupero per i listini Usa. Ieri sera i tre indici principali hanno terminato la seduta in recupero: S&P500 -0,3%, Nasdaq invariato, Dow Jones -0,5%. I future anticipano un avvio in rialzo dello 0,3%.
Particolarmente penalizzate le Banche statunitensi, che hanno avviato la stagione delle trimestrali fornendo segnali di rallentamento dei profitti: JP Morgan -3,5%, Morgan Stanley +0,5%, Goldman Sachs (che annuncerà i risultati il 18 luglio) -2%. Jamie Dimon si è detto fiducioso che gli Usa eviteranno la recessione. Intanto, però, JP Morgan aumenta di 400 milioni di dollari il fondo rischi e sospende il piano di buy back.
Si sono attenuate le aspettative di un aumento dei tassi di interesse statunitensi di 100 punti base a luglio. Il consenso si è spostato verso 75 punti base. Il governatore Christopher Waller ha sostenuto la congruità di un aumento dei tassi di 75 punti base questo mese, anche se ha affermato che potrebbe essere più ampio se i dati lo giustificassero. Gli ha fatto eco il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, uno dei “falchi” della Banca centrale, dicendo di preferire un ritocco per lo stesso importo.
Il cross euro dollaro oscilla in avvio di seduta intorno a 1,0028.
Mercato obbligazionario in lieve ripresa, ad eccezione di quello italiano. Il rendimento del Treasury Note a dieci anni riparte da 2,95%. Bund tedesco a 1,17%.
Il petrolio Brent e WTI risale dai minimi degli ultimi cinque mesi toccati ieri. In avvio +0,8%.
Al via il buy back di Anima, al consorzio il 29,6% di Saipem
Possibile la reazione dei titoli più sacrificati nella seduta di ieri.
Saipem: l’aumento di capitale da 2 miliardi è stato sottoscritto al 70,4%. Il resto verrà sottoscritto dal consorzio di garanzia.
Anima (-5,5%) avvia un buyback da 30 milioni di euro: il piano riguarderà il 2,7% del capitale.