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La Borsa promuove Intesa e le banche a pieni voti

Intesa Sanpaolo trascina le altre banche e balza in avanti a Piazza Affari dopo la soluzione per le banche venete. La Borsa ha reagito positivamente al via oibera del governo al piano di riassetto portato avanti dall’ad Carlo Messina e alla conferma dei dettagli sulle condizioni decisamente favorevoli del contratto firmato da Intesa per l’acquisizione della parte in bonis delle banche venete: le azioni del gruppo di Cà de Sass registrano un rialzo del +3,75% a 2,71 euro.

Il Ftse Mib della Borsa di Milano corre al +1,43% ed è il migliore in Europa, trainato da Intesa e più in generale da tutto il comparto bancario (tranquillizzato dalla mitigazione del rischio che le banche venete rappresentavano), con Unicredit, Ubi e Mediobanca tutti a segnare rialzi superiori al 2,5%.  

A chi aveva criticato l’operazione parlando di un “regalo” fatto a Intesa, ha risposto in mattinata il premier Paolo Gentiloni. L’operazione “non è un regalo alle banche” ha detto entrando all’Enel dove presenziava alla presentazione del piano per i nuovi contatori digitali. “Ieri abbiamo deciso di destinare 5 dei 20 miliardi del decreto salva banche approvato a dicembre – ha proseguito – per l’intervento in favore degli istituti veneti. Io mi auguro che la gestione degli Npl consentirà di recuperare queste risorse in tutto o in parte nei prossimi anni. Credo che sia legittimo e doveroso da parte dello Stato farsi carico di problemi che possono intervenire nelle nostre imprese e nelle nostre banche”.

“Ho sentito parlare di regalo ai banchieri – ha poi aggiunto il premier – e penso che sia cattiva propaganda. Chi ha provocato il dissesto delle banche deve pagare ma non è a loro che è indirizzato questo intervento. È rivolto ai 2 milioni clienti di queste banche, alle 200mila imprese in larga parte piccole e medie che dipendono dal credito di queste banche per la loro sopravvivenza. Non si capisce perché siano loro a dover pagare”.

“Ma parlo anche in generale – ha concluso Gentiloni – dell’economia di questo territorio. Il messaggio è che lo Stato c’è e che interviene nel rispetto delle regole europee per risolvere questa crisi. Penso che debba essere un obiettivo condiviso da tutto il Parlamento”.

Dall’acquisizione di Intesa Sanpaolo delle due banche venete – Popolare di Vicenza e Veneto Banca – nasce un gruppo che conterà più di 6mila sportelli e oltre 100mila lavoratori. Stando alle dichiarazioni di Pier Carlo Padoan, l’operazione – conclusa per la cifra simbolica di un euro – metterà in moto fino a 17 miliardi di euro

L’intervento di Intesa Sanpaolo è stato accolto positivamente anche dagli analisti: “Reputiamo molto positivamente la soluzione sia per Intesa che per il settore bancario in quanto si risolve la crisi delle Banche Venete e si liberano i fondi necessari ad Atlante per acquistare i Npl di Mps e permettere la ricapitalizzazione precauzionale di Mps”, scrivono gli analisti di Intermonte.

“Ci sembra che i termini dell’intervento siamo ancora piu’ favorevoli per Intesa Sanpaolo di quanto ipotizzato finora”, sottolinea Equita nel ricordare che Intesa riceve una dotazione di capitale up-front di 3.5 miliardi per far fronte alle attività acquisite, con crediti performing per 26 miliardi. I termini del decreto, secondo Equita, riducono “ulteriormente l’execution risk dell’acquisizione e allargano i potenziali benefici per Isp”.

Anche per il Credit Suisse si tratta di un “happy end” per le banche italiane, in quanto rimuove il rischio sistemico e soprattutto per Intesa Sanpaolo, che ha potuto selezionare dei buoni asset gratuitamente. Secondo gli analisti della banca elvetica, l’operazione impatterà positivamente sull’utile per azione dal 2018. 

A sostenere l’operazione è sceso in campo anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro: “Era un’operazione necessaria – ha detto nel corso di un’intervista al Gr1 –  abbiamo scongiurato un pericoloso effetto domino, non si tratta di un regalo del Governo. Intesa SanPaolo prende a suo carico depositi e obbligazioni senior delle due banche venete, parliamo di circa 20-30 miliardi. Il prezzo di un euro è un prezzo simbolico. In realtà le attività che noi riceviamo non sono in grado di coprire l’impegno che prendiamo”. “Se ci fosse stata una risoluzione – conclude Gros-Pietro –  in qualche modo i costi si sarebbero potuti ribaltare o sulle banche sane, quindi di nuovo sul sistema economico, o sui contribuenti”

Sulla Borsa si è fatto sentire anche il rimbalzo del petrolio. Tra i player del comparto Oil & Gas, bene Eni, Tenaris, ma soprattutto Saipem. Il titolo della oil services italiana segna +2% a 3,2 euro in Borsa e sovraperforma il comparto  del 1,5% e il Ftse Mib del 1 per cento. Saipem cresce del 2,45% e, tra le società del settore, è quella che sta beneficiando maggiormente del rialzo delle quotazioni del petrolio. Il Brent infatti fa segnare il +1,3% a 46,15 dollari e il Wti il +1,3% a 43,6 dollari.
 

 

 

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