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La Borsa premia Fincantieri, ma tutti gli occhi sono su Tim

La Bild ha definito l’esito delle elezioni tedesche una “vittoria da incubo” per Angela Merkel. I mercati finanziari, forse perché preparati al verdetto delle urne, non cedono al nervosismo nemmeno di fronte al dato deludente dell’Ifo, l’indice della fiducia delle aziende tedesche, sceso a 115,2 punti a settembre dai 115,9 di agosto.

A Francoforte, dopo l’avvio in terreno negativo, l’indice Dax viaggia, unico in Europa, in terreno positivo con un rialzo di un quarto di punto. Più debole Milano: l’indice Ftse Mib, poco sotto la parità, si mantiene comunque sopra 22.500 punti. Simile l’andamento di Parigi, mentre su Madrid (-0,6%) grava l’incognita del referendum catalano fuorilegge di domenica prossima. Londra -0,23%.

La reazione della Borsa tedesca si spiega con il fatto che le trattative per la formazione del nuovo governo saranno lunghe e richiederanno senza dubbio alcune settimane, se non mesi. Per il funzionamento della macchina statale tedesca, commenta Pictet, “non sarebbe una tragedia: abbiamo importanti precedenti, come quello dell’Olanda, che è senza governo da sei mesi, e quello del Belgio, che è rimasto senza esecutivo per un periodo ancora maggiore senza significativi impatti sull’economia”.

Il mercato obbligazionario italiano ha gradualmente azzerato le perdite e a metà seduta è in frazionale rialzo anche se si allarga il premio al rischio sul Bund. Il tasso del Btp, dopo una puntata in apertura in area 2,14%, massimo da fine luglio, scende a 2,096%. Lo spread con l’analoga scadenza del Bund sale a 169 punti base da 166.

Euro in discesa su dollaro a 1,190 dall’1,195 della chiusura di venerdì.

Sale Eni: +0,8% a 13,87 euro, dopo un massimo a 13,905 euro, record degli ultimi tre mesi. Il Brent supera la soglia dei 57 dollari il barile per la prima volta dallo scorso marzo. I prezzi del petrolio sono aumentati di ben 13 dollari il barile negli ultimi tre mesi. Venerdì scorso si è chiusa la quarta settimana positiva di seguito con un progresso cumulato del 2,2%. Un evento che non si vedeva dall’ottobre dell’anno scorso. Azzerata la perdita da inizio anno.

Rallenta a metà seduta il rialzo di Fiat Chrysler, comunque ancora sopra i 15 euro: Mediobanca ha alzato il target price a 20 euro da 14 euro. Giudizio Outperform confermato.

Il titolo Telecom Italia è stabile a Piazza Affari in attesa della decisione del comitato chiamato a stabilire se la posizione di Vivendi nel colosso tlc possa far scattare il golden power. L’azione al momento si attesta sulla parità a quota 0,79 euro.

Fincantieri viaggia in forte rialzo (+4% a 1,13 euro ai nuovi massimi assoluti) in vista del probabile sì francese all’acquisto di Stx Saint Nazaire. La performance da inizio anno sale ad uno strepitoso +140%, tra le migliori di Piazza Affari. Dai minimi storici segnati nel 2016 (a 0,26 euro) il prezzo è più che quadruplicato.

Contrastati i titoli bancari. Scendono Bper Banca (-1,5%) e Banco Bpm (-0,8%). La banca è vicina al closing per la cessione di un portafoglio di sofferenze da 2 miliardi di euro. Fra i possibili acquirenti ci sarebbero Banca Ifis, Kruk, Hoist Finance, Anacap e Lcm Partners. Entro il primo semestre 2018 Banco Bpm dovrebbe anche cedere un altro portafoglio di sofferenze (garantite e non) da 3 miliardi di euro per il quale punterebbe ad ottenere le garanzie statali (Gacs).

Unicredit -0,5%. Il piano industriale, secondo il direttore generale, Gianni Franco Papa, procede “al passo di una maratona veloce”. Intesa +0,2%.

Nel resto del listino cala Autogrill (-2,2%), bocciata da Kepler Cheuvreux a Hold da Buy, target price invariato a 11,30 euro. Kepler ha ridotto le stime sul gruppo per scontare un dollaro più debole e una “visione organica leggermente più prudente”, anche tenendo in considerazione i recenti eventi meteorologici.

Atlantia arretra dell’1,26% dopo che Acs ha comunicato all’autorità di controllo del mercato che continua a valutare la possibilità di lanciare una contro offerta su Abertis (titolo sopra 17 euro) dopo l’Opas della società italiana e ha anche ammesso che, tra le possibili opzioni, c’è quella di coinvolgere la controllata tedesca, Hochtief.

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