Mercati poco mossi nel secondo giorno di Davos, in cui è atteso anche l’intervento del premier italiano Paolo Gentiloni, e alla vigilia della prima riunione della Bce del 2018 che potrebbe indicare novità sul Quantitative easing ma soprattutto sui tassi, dopo la “graduale” evoluzione della comunicazione prospettata dalle minute dell’ultima riunione dello scorso dicembre e pubblicate la scorsa settimana. L’inflazione in lento progresso verso il target ma ancora troppo sotto il 2% potrebbe indurre Mario Draghi a un atteggiamento ancora prudente.
Intorno a metà giornata Milano risale leggermente sopra la parità, sempre vicino a quota 24.000 punti. Sostanzialmente invariate Parigi, Francoforte e Madrid, mentre Londra perde lo 0,2%. A trainare il listino del FtseMib sono le banche: su tutte Banco Bpm (+3,8%), Bper (+2,6%), Ubi Banca (+2,4%), Unicredit (+1,2%). In evidenza anche Moncler col +1,6%. I titoli bancari sono in allungo dopo che il capo della Vigilanza Bce, Daniele Nouy, ha aperto esplicitamente alla possibilità di rinviare l’applicazione delle nuove regole di smaltimento degli Npl proposte dall’istituto centrale. “L’addendum è stato sottoposto a pubblica consultazione che si è chiusa a dicembre – ha notato Nouy – Abbiamo esaminato tutti i commenti e le opinioni legali che abbiamo ricevuto e ammenderemo di conseguenza l’addendum”.
Perde invece pesantemente Stm, di gran lunga peggior titolo del FtseMib con una perdita superiore al 3%: l’azienda italo-francese è penalizzata dal taglio del target price da parte di JP Morgan (da 26 a 23 euro) e dalle stime sotto le attese del colosso americano Texas Instruments per il primo trimestre dell’anno. Domani Stm pubblicherà i risultati contabili, così come Fca che invece oggi guadagna lo 0,6%. Leggermente negativa Telecom Italia, nonostante il presidente Arnaud Depuyfontaine abbia confermato che l’Ad Amos Genish resta alla guida del gruppo tlc.
Indicazioni positive sono giunte dall’agenda macroeconomica, che ha evidenziato in Europa un lieve rallentamento della produzione manifatturiera, rimasta comunque vigorosa, in parte controbilanciato dall’accelerazione della crescita del settore terziario. Il deficit/pil dell’area euro scende a 0,3% nel terzo trimestre e anche il rapporto debito/pil cala a 88,1% nello stesso periodo. Nel Regno Unito, invece, il tasso di disoccupazione si è mantenuto sui minimi dal 1975, pari al 4,3% nella media del trimestre terminato ad novembre.
Intanto oggi l’euro scambia sui massimi di tre anni nei confronti del dollaro oltre quota 1,23 e la debolezza della moneta americana favorisce l’oro, che torna in area 1.350 dollari l’oncia. Poco mosso invece il petrolio con Wti e Brent rispettivamente a 64,7 e 69,9 dollari al barile, in attesa dei dati settimanali Eia sulle scorte di greggio degli Usa, che potrebbero evidenziare un incremento delle riserve dopo diverse settimane in calo. Vendite sull’obbligazionario, dove il rendimento del Btp italiano risale all’1,91% e lo spread con il Bund tedesco si amplia leggermente a 133 punti base.