Partenza debole delle Borse europee nell’ultima seduta della settimana. In apertura Milano cede l’1%, peggio di Francoforte (-0,7%), Parigi (-0,6%) e Londra (-0,5%). Sui mercati, che si allineano in avvio all’andamento di Tokyo e di Wall Street, prevale la cautela in vista del voto sempre più incerto del 23 giugno sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea. Gli investitori preferiscono quindi spostarsi su asset meno rischiosi: i rendimenti sui titoli di Stato sono sui minimi, mentre sono ripresi gli acquisti sull’oro, tornato sui massimi da tre settimane. Oggi, tra l’altro, arriverà la possibile revisione del rating di Moody’s sull’Italia.
Sul Ftse Mib riflettori puntati su Unicredit (-0,9%), in attesa della nomina del nuovo Ceo che dovrebbe avvenire entro la fine luglio. Per la scelta del nuovo Ceo il presidente Giuseppe Vita ha dichiarato in un’intervista al Sole 24 Ore che la selezione prenderà tempo e si dovrà aspettare almeno la fine di luglio. “La lunghezza dei tempi per l’avvicendamento al vertice della banca rappresenta un ulteriore segnale di scarsa sintonia tra i vari soci e di lentezza del processo decisionale”, commenta sul tema Icbpi.
Settore bancario generalmente debole con Ubi Banca che perde l’1,6% e il Banco Popolare l’1,8% (i diritti dell’aumento sono in calo del 3%), mentre la promessa sposa Bpm lascia sul campo il 2,2%. Male anche Unipol (-1,9%), Fca (-1,7%) e Leonardo (-3%). Unico segno più sul listino principale è Exor (+0,3%).
Sul mercato dei cambi, l’euro è scambiato a 1,1307 dollari (1,133 ieri in chiusura). Resta forte lo yen, acquistato quando la propensione al rischio scarseggia, con l’euro a 120,97 (da 120,67 ieri) e il dollaro a 107 (da 106,5). Euro-sterlina a 0,7841. Ripiega dai massimi dell’anno il greggio, con il Brent consegna agosto in calo dello 0,56% a 51,66 dollari al barile mentre il Wti con consegna a luglio cede lo 0,75% a 50,18 dollari al barile.
Quanto all’Asia, l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,4% a quota 16.601,36 punti. La Borsa giapponese registra una tendenza debole in chiusura dell’ottava, mentre i tassi obbligazionari toccano nuovi minimi storici. Oltre al referendum sulla Brexit, pesano i timori in vista delle eventuali decisioni di settimana prossima della Federal Reserve e della Banca del Giappone. Oggi è stato reso noto che i prezzi all’ingrosso in Giappone sono scesi del 4,2% a maggio rispetto a un anno prima, per il 14esimo mese consecutivo di contrazione. Un’altra conferma del ritorno delle pressioni deflazionistiche, il che – secondo vari analisti – dovrebbe spingere la Banca centrale nipponica a nuove misure espansive settimana prossima oppure a luglio. La ridotta propensione al rischio sta provocando un rialzo dei prezzi dei bond, con nuovi record storici negativi per i tassi sui decennali nipponici (-0,145%) e per i ventennali (-0,2%). A Tokyo risultano oggi in discesa, in particolare, i comparti minerario, siderurgico e assicurativo.
Intanto, anche Wall Street ha chiuso in calo, ma sopra i minimi di seduta. Dow Jones e S&P 500 hanno così fermato una corsa che andava avanti da tre sedute di fila ma si apprestano comunque con il Nasdaq ad archiviare una settimana di rialzi. L’azionario ha seguito l’andamento del petrolio e dei rendimenti dei titoli di Stato su ambo le sponde dell’Atlantico. I trader hanno citato tra i fattori che potrebbero avere condizionato la seduta anche un articolo del Wall Street Journal dedicato agli investimenti recenti fatti dal famoso investitore George Soros, che scommette su oro e contro l’azionario.
Le notizie arrivate dal fronte macroeconomico sono state positive: le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono scese per la quarta settimana di fila e le scorte di magazzino all’ingrosso ad aprile sono salite sui massimi dei 10 mesi, cosa che potrebbe dare una spinta al Pil del secondo trimestre. Il Dow Jones ha perso 19,86 punti, lo 0,11%, a quota 17.985,19. L’S&P 500 ha ceduto 3,64 punti, lo 0,17%, a quota 2.115,48. Il Nasdaq ha lasciato sul terreno 16,03 punti, lo 0,32%, a quota 4.958,62. Il petrolio a luglio al Nymex ha perso l’1,3% a 50,56 dollari al barile
Nel reddito fisso, rendimenti su minimi record in Europa hanno spinto al ribasso anche quelli in Usa. I Treasury restano i più attraenti nelle economie avanzate, come dimostrato da un’altra buona asta: quella di ieri di titoli a 30 anni ha registrato una domanda ai massimi dello scorso dicembre. Il decennale è salito di 8/32 con rendimenti – che si muovono inversamente ai prezzi – all’1,678% dall’1,706%; si tratta di minimi dell’11 febbraio scorso, quando la chiusura fu pari all’1,642% ossia il valore più basso del 2016. Per un confronto, ieri il decennale tedesco ha chiuso allo 0,33%, quello britannico all’1,246% (minimi record in ambo i casi) e quelli in Giappone e Svizzera erano sotto lo zero. Il trentennale ha guadagnato 22/32 al 2,480%, minimo da febbraio. Il titolo a due anni ha aggiunto 1/32 allo 0,763% e quello a cinque anni 3/32 all’1,214%. Sul fronte valutario, il WSJ Dollar Index – che misura il dollaro in relazione a un basket di 16 valute – è salito dello 0,4%.