Metti la crisi diplomatica dell’Arabia Saudita, che crea problemi alle strategie Usa sul petrolio. Aggiungi la delicata situazione dell’Unione Europea, alle prese con il rifiuto del governo italiano a rivedere la legge di Bilancio. E mescola il tutto alla luce della traballante posizione di Teresa May, che non riesce a far decollare un accordo sulla Brexit (stamane la sterlina tratta a 1,1296 sul dollaro).
Il risultato è un cocktail indigesto per la finanza globale, già alle prese con la guerra sui dazi e il rischio di un ritorno della guerra fredda dopo le ultime mosse di Donald Trump sui trattati di non proliferazione nucleare.
I listini asiatici registrano stamane l’ondata di incertezza generale.
Le Borse dell’Asia sono tutte giù. Tokyo perde il 2,3%, Seoul il 2,5%.
Arretrano anche i listini cinesi all’indomani della miglior seduta degli ultimi tre anni. Indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -1,7%, indice Hang Seng di Hong Kong -2,3%.
Il cross dollaro-yuan cinese è in prossimità dei massimi da fine 2016 a 6,94. Resta alta la tensione tra Stati Uniti e Cina, in vista dell’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping, previsto a fine mese a Buenos Aires, dove si svolgerà il G20. Il Consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, si è lamentato in un’intervista al Financial Times dell’atteggiamento poco collaborativo della Cina.
Deboli ieri a Wall Street sia il Dow Jones (-0,5%) che l’indice S&P 500 (-0,43%). Sale il Nasdaq (+0,26%) grazie alla spinta di Intel e di Amazon, che in settimana rivelerà i conti del trimestre, assieme ad Alphabet e ad altre società del settore tech.
Scende il rendimento delle obbligazioni: il Treasury decennale tratta a 3,17%. Ne risentono i titoli bancari: Goldman Sachs -2,3% .
Il petrolio continua a galleggiare attorno a 80 dollari (79,7 dollari stamane la quotazione del Brent). In vista dell’embargo all’Iran e sotto la pressione internazionale per l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, Riyad si mostra assai collaborativa: il ministro del petrolio saudita, Khalid al Falih ha detto che, in caso di necessità, la produzione del suo paese può essere aumentata fino a 11 milioni di barili al giorno.
Stamane sia i futures su Wall Street che sui listini europei registrano un ribasso dello 0,4%. A condizionare gli umori è soprattutto l’Italia. In una nota di Goldman Sachs curata dalla strategist Silvia Ardagna, si rileva che Moody’s si è limitata a lanciare un primo avvertimento. Sarebbe saggio se, prima del verdetto delle altre agenzie, la manovra venisse corretta soprattutto per la parte che riguarda la riforma delle pensioni.
IN ARRIVO LA BOCCIATURA DELLA MANOVRA ITALIANA
Oggi la situazione minaccia di peggiorare: il collegio di Commissari Ue che si riunisce a Strasburgo a margine della plenaria dell’Eurogruppo potrebbe procedere alla bocciatura della bozza della legge di Bilancio italiana. In questa direzione si è già espresso Sebastian Kurz, premier austriaco ed attuale presidente di turno della Ue. Si profila così, per la prima volta, la possibilità che venga respinta una legge di bilancio. In questo caso l’Italia avrà tre settimane di tempo per redigere un nuovo testo che tenga conto dei rilievi dei partner comunitari. Poi potrebbe aprirsi la procedura per deficit eccessivo.
MILANO SOTTO QUOTA 19MILA, AI MINIMI DA MARZO 2017
Piazza Affari ha iniziato la settimana in altalena. Il rimbalzo iniziale, in buona parte dovuto al sollievo perché Moody’s, nonostante il taglio del rating a Baa3, ha mantenuto l’outlook italiano stabile, si è andato spegnendo dopo la pubblicazione della lettera del ministro Giovanni Tria a Bruxelles in cui si ribadisce che il Governo si dice “fiducioso che la manovra di bilancio non esponga a rischi la stabilità finanziaria dell’Italia, né degli altri Paesi membri dell’Unione europea”.
La Borsa ha da quel momento cambiato rotta: l’indice Ftse Mib, dopo aver segnato un massimo a 19.467 (+2%) ha avviato la discesa chiudendo con un ribasso dello 0,60% a quota 18.966, ai minimi dal marzo 2017.
Anche il resto dell’Europa si è indebolito nel corso della giornata, pur registrando cali meno pronunciati: Dax di Francoforte -0,26%, Parigi -0,62%. Fa peggio Madrid (-0,98%).
Londra cede solo lo 0,1%. Ma la preoccupazione per la Brexit ha pesato sula sterlina, scesa sotto 1,30 sul dollaro.
LO SPREAD RISALE SOPRA QUOTA 300
Anche i Btp hanno ceduto nel corso della seduta parte dei progressi registrati in mattinata sulla scia del downgrade di Moody’s.
Lo spread Btp/Bund chiude la giornata a 302,50 dopo esser sceso ad un minimo di 280. Il rendimento del decennale è calato fino a 3,30%, per poi risalire all’incirca sui livelli di venerdì scorso, intorno a quota 3,45%.
CREDIT SUISSE TAGLIA I RATING DELLE BANCHE
L’inversione di rotta dei mercati ha colpito in particolare il settore bancario: dopo una partenza brillante, il comparto è stato investito da una pioggia di vendite dopo la pubblicazione di un report de Credit Suisse che ha tagliato i target price dei titoli fino al 33%, anticipando il giudizio negativo delle agenzie di rating che si pronunceranno dopo Moody’s. Nel report si tiene conto, però, anche della bozza di bilancio presentata la settimana scorsa con la “tassa sulle banche” (un imponibile aggregato di circa 9 miliardi in più secondo i conteggi degli analisti). Negativi i Big: Intesa Sanpaolo -0,9% (l’istituto ha deciso di procedere con la fusione per incorporazione della Cassa di Risparmio di Forlì e della Romagna) e Unicredit -1,9%.
AGLI SCOPERTISTI PIACE BANCA BPM
Gli analisti dell’istituto svizzero hanno anche rilevato che il settore ha attratto i venditori allo scoperto su scala globale. Le banche italiane di medie dimensioni, grazie all’elevato flottante, sono il bersaglio della speculazione: la banca più vendita allo scoperto in Europa è il Banco Bpm, ieri -3,12% in chiusura (retrocessa underperform) seguita da Bper (-3,65%) e Ubi (-2,18%).
MPS A CACCIA DI FONDI PRESSO GLI HEDGE
A proposito di speculazione, secondo il Financial Times rappresentanti del Monte dei Paschi (-5,31%) hanno partecipato a inizio mese a un incontro organizzato a Londra da JP Morgan con alcuni investitori specializzati in operazioni ad alto rischio per assicurarsi mezzi freschi (200 milioni) nel caso che la situazione lo rendesse necessario. Il vicepremier ieri ha detto che “per ora teniamo sotto controllo gli istituti di credito. Stiamo monitorando la situazione”. Per gli analisti di Credit Suisse, un allargamento dello spread di 100 punti base riduce il tangible equity di Mps del 4,2%, massima reattività tra le maggiori banche italiane.
Sotto tiro anche il risparmio gestito. Per il quinto mese di fila in Europa i riscatti hanno superato le sottoscrizioni. Intanto, un’indagine Consob certifica che gli italiani, già primi nel Vecchio Continente per creazione di nuovo risparmio, oggi sono il fanalino di coda.
Azimut cede il 2%. Banca Generali -2,5% dopo aver annunciato l’acquisto del 100% di Nextam Partners, che detiene circa cinque miliardi di euro di masse.
DOPO MARELLI: MAI COSÌ RICCA LA CASSA DI FCA
A dare un di smalto a Piazza Affari ci ha pensato Fiat Chrysler (+2,98%), che ha concluso la cessione di Magneti Marelli per 6,2 miliardi di euro, (oltre le stime circolate sul mercato) alla giapponese CK Holding, di Calsonic Kansei Corp. (Gruppo KKR). L’operazione dovrebbe concludersi entro la prima metà del 2019. Fiat Chrysler ha anche firmato un contratto per la fornitura pluriennale con Magneti Marelli CK Holdings. Magneti Marelli Holdings avrà un fatturato complessivo di 15,2 miliardi di euro, al settimo posto nella classifica mondiale della componentistica auto.
A fine anno Fca disporrà di 9 miliardi di liquidità industriale netta, il valore più alto della sua storia. Jefferies ipotizza una cedola straordinaria di 2 miliardi di euro.
ESPLODE LA FEBBRE PER FERRAGAMO
Altro tema caldo, la sorte di Salvatore Ferragamo (+7%). Ad accendere l’attenzione del mercato è stata la scomparsa Wanda Ferragamo, vedova del fondatore e presidente onorario della società della famiglia. L’addio di una delle figure storiche del gruppo potrebbe riaccendere le ipotesi di una cessione del marchio.
L’ULTIMO SALUTO A GILBERTO BENETTON, LA MENTE DEL GRUPPO
Occhi puntati oggi in apertura su Atlantia e Autogrill. Il capitalismo italiano ha dovuto registrare ieri un’altra perdita: è deceduto Gilberto Benetton, 77 anni, la mente finanziaria del gruppo di Ponzano Veneto, già vicepresidente di Edizione, la holding del gruppo, di Autogrill e consigliere di Atlantia, Mediobanca, Pirelli e Allianz.