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La Bce dà la carica a Intesa, Ubi e Bper con il sì all’Ops

Il via libera all’offerta pubblica di scambio da parte dell’Autorità di Vigilanza europea spinge i titoli bancari in Borsa – Ora però mancano le autorizzazioni di Consob, Antitrust e Ivass, poi l’ultima parola spetterà ai fondi azionisti di Ubi

La Bce dà la carica a Intesa, Ubi e Bper con il sì all’Ops

Partenza lanciata in Borsa di Intesa Sanpaolo (+2,44% a 1,82 euro), benedetta venerdì sera dal via libera all’offerta pubblica di scambio con Ubi da parte dell’Autorità di Vigilanza europea. L’autorizzazione preventiva della Bce per l’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo, pari ad almeno il 50%+1 azione del capitale della banca lombarda non rappresenta una sorpresa in sé, ma l’Ok, cosa che conforta Carlo Messina, è arrivato nei tempi previsti, a conferma che Francoforte guarda con favore dall’operazione, che ora dovrà affrontare altri passaggi probabilmente più insidiosi.

Prima di toccare il traguardo, infatti, l’operazione dovrà ottenere l’autorizzazione da parte di Consob del prospetto informativo dell’Ops, e quelle dell’Antitrust e dell’Ivass legata, tra l’altro, allo scioglimento dei nodi che legano l’attività di bancassurance di Ubi con Cattolica Assicurazioni. In particolare, Intesa ha comunicato che, pur non disponendo informazioni in merito ai possibili effetti derivanti dal Covid-19, ritiene che questi non siano tali da influenzare negativamente il Gruppo Ubi. Di conseguenza, secondo Ca’de Sass dovrebbe cadere l’obiezione avanzata dai legali della “preda” secondo cui lo scoppio della pandemia ha modificato le condizioni di efficacia dell’offerta.

Ma più degli aspetti legali e dei retroscena regolamentari, è evidente che la battaglia si deciderà sul terreno finanziario in una cornice nuova, favorevole al rilancio delle banche, tassello necessario per rimettere in moto l’economia grazie alle munizioni che l’Unione Europea si accinge a mettere in circolo. Di qui una battaglia sotterranea per conquistare il favore dei grandi azionisti istituzionali, a partire da BlackRock, uno dei soci più importanti di Intesa. Ma si dovranno fare i conti anche con i soci che, da Bergamo a Brescia ma senza trascurare la solida componente piemontese, costituiscono il nucleo duro di Ubi. Non è difficile prevedere l’avvio, su entrambi i versanti, di un’intensa attività di “moral suasion” che potrebbe riservare sorprese. E gli acquisti stamane su Ubi, in ascesa del 4,4 per cento poco dopo le 11 confermano che la speculazione sta prendendo posizione per sfruttare la situazione    

Intanto, sotto la spinta delle decisioni della Bce, il settore vive l’auspicata e più volte rimandata resurrezione. Tre dei quattro titoli più comprati stamane (Bper, Mediobanca oltre alla stessa Ubi) appartengono al comparto.

L’indice Ftse Italian Banks guadagna oltre il 3%% e si porta sui nuovi massimi da inizio marzo a 7.305 punti; quello di oggi è il dodicesimo rialzo in tredici sedute.

La settimana scorsa è stata la migliore dal 2011 per le banche italiane, con un progresso complessivo del 15%. Il movimento ha coinvolto tutte le banche della zona euro grazie alla progressiva ripresa delle attività e soprattutto al potenziamento, oltre le attese, del programma Pepp. Le prospettive, salvo correzione temporanee (e magari salutari) sono del resto assai favorevoli: malgrado il forte rimbalzo, la perdita del comparto da inizio anno è ancora superiore al 20%.

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