Partecipazione, tenacia e concertazione. Ci sono tutti, gli ingredienti del primo cluster dell’energia della Basilicata. Sono 60 i soggetti pubblici e privati impegnati con slancio in campo energetico. Un successo operativo e strategico coordinato dalla Confindustria della Regione un tempo la più povera d’Italia. Nel cluster ci sono imprese, enti pubblici di ricerca, Universitá. Li abbiamo visti riuniti in un unico progetto per generare opportunità di sviluppo tecnologico e innovativo .
L’obiettivo è ambizioso e non solo perché la Regione sta lasciando ai manuali di sociologia la sua antica arretratezza. Ma perché i processi di industrializzazione e di valorizzazione del territorio segnano discontinuità, impegno vero. Il percorso non è concluso, ma la voglia di fare è palpabile. Quando Matera si candidò a capitale della cultura per il 2019 , vincendo la sfida , non esitò a descriversi “da vergogna nazionale a prima città del Sud ad essere nominata patrimonio dell’umanità; da città misconosciuta ad una delle principali città d’arte da visitare”. Il piemontese Carlo Levi confinato in Basilicata dal fascismo a pochi passi dai famosi Sassi, insomma, è ormai consegnato alla memoria nazionale.
Il sentiment di rinascita che sta accompagnando la Regione, quindi, contagia la rete imprenditoriale. Per l’energia i giacimenti di petrolio della Val d’Agri sono stati i sentieri lungo i quali crescono iniziative partecipate e concertate, come dicevamo. Il Cluster Energia si fa carico di quello che è previsto dalla Smart Specialization Strategy S3 della Regione. L’energia è tra le aree di specializzazione intelligente poste dentro il Programma Operativo regionale 2014-2020. A far aggregare industriali ed enti, a stimolarne la partecipazione, per mettere le cose sui giusti binari, hanno provveduto le associazioni imprenditoriali regionali. Per fare poi cosa? Per essere concreti e produttivi qui c’è bisogno di innovazione, di più ricerca, di trasferimento tecnologico , di formazione energetica- ambientale, di operazioni di partenariato. Chi ha sottoscritto gli impegni del cluster mette a disposizione di tutti la propria soggettività . In fondo la Basilicata reclama la nascita di nuove imprese, espressioni di un mutamento in atto che cerca di liberarsi di disoccupazione e sottoccupazione. Nessun reddito di cittadinanza, dicono qui, potrà sostituire l’ aspirazione per un lavoro vero che aiuti la rinascita. La politica che tra poco va al voto per il nuovo Consiglio regionale, ha fatto tanto verso Bruxelles per i fondi comunitari e mettere in campo progetti. Il centrosinistra degli anni 2000, che è poi inciampato in inchieste giudiziarie e arresti eccellenti.
L’energia nelle sue molteplici applicazioni ed utilizzi è la scommessa. Quelle fossili ed estrattive sono una realtà, ma quelle green crescono grazie anche a progetti di colossi come Eni, Shell, Fiat, radicati sia nella provincia di Matera che in quella di Potenza. Rivedono i cicli di produzione, aprono laboratori, fanno sistema con le Università, promuovono stage e giornate di studio.
I fondi Europei 2014-2020 sono la cornice allo sforzo imprenditoriale sull’energia, ma non potranno essere l’unico motore per creare sviluppo e nuova occupazione. Il modello industriale prodotto venti anni fa dalle estrazioni di petrolio, va studiato e approfondito. Al di sopra di ogni considerazione di carattere ambientale e di critiche anche legittime, il suo studio può riprodurre un sistema di valori economici e sociali di lunga durata. Questa volta affidato alla capacità di imprenditori ed enti di ricerca del territorio. Nessuna invasione da fuori , ricordando i vecchi slogan degli oppositori ai cantieri. Operazioni come questa del cluster vanno tenute in considerazione per ciò che effettivamente rappresentano: una risposta moderna a problemi antichi. Si inizia.