Un altro scandalo scuote il mondo della finanza. A Londra è stato appena dichiarato colpevole un ex trader di Ubs, Kweku Adoboli, trentaduenne di origine ghanese che avrebbe generato un buco di 2,3 miliardi di dollari nei bilanci del colosso svizzero per mezzo di operazioni illecite di trading.
Il giovane, secondo i giudici, ha aggirato i regolamenti interni all’istituto nel corso delle operazioni, condotte in modo premeditato e senza copertura a partire dal 2008.
Nell’arco del quadriennio, Adoboli avrebbe anche creato ordini fittizi per coprire artificialmente le perdite effettive, che si sono attestate a 2,3 miliardi di dollari, a fronte di un’esposizione potenziale di UBS di oltre 8 miliardi.
Ma lo scandalo potrebbe proseguire anche su altre strade, qualora i giudici ritenessero opportuno di investigare i vertici della banca, visto che Adoboli ha testimoniato durante il processo di essere stato incoraggiato dallo staff interno ad eseguire gli ordini, accusa però prontamente smentita dal management dell’istituto.
Dopo aver iniziato l’attività di trading speculativo nel 2008, bonus e stipendi pagati da UBS a Kweku Adoboli sono lievitati rapidamente, dalle 95mila sterline del 2010 alle 250mila del 2011, quasi triplicando nell’arco di un solo anno, mentre il suo salario, a partire dal 2006, è più che decuplicato, assestandosi a 350mila sterline.
Il caso di Adoboli non è certo l’ultimo: dopo gli illeciti finanziari della “balena di Londra”, e la manipolazione dei tassi Libor-Euribor ad opera della finanza britannica, la sentenza sul trentaduenne ghanese riapre la polemica sulle responsabilità della finanza speculativa nella crisi finanziaria che scuote il mondo.
A ottobre il colosso svizzero ha comunicato che apporterà una ristrutturazione radicale del piano industriale, tagliando quasi 10.000 posti di lavoro entro il 2015, di cui 2.500 in Svizzera. Nelle ultime trimestrali Ubs ha accusato una perdita di 2,17 miliardi di franchi.