Il meglio deve ancora venire. L’interista Ligabue ci perdonerà se usiamo il titolo di una sua canzone per presentare questo lunedì di campionato ma del resto, con Juventus e Milan in campo, calza proprio a pennello. Le partite con Chievo (ore 20.30) e Genoa (15) riguardano un po’ tutta la classifica, dalla lotta scudetto a quella per l’Europa, fino alla salvezza.
Spettatori interessatissimi, tra gli altri, anche Napoli e Lazio, ieri protagoniste di uno splendido confronto che ha visto prevalere i padroni di casa. Successo pesante e meritato quello di Ancelotti, tanto che il 2-1 finale, al netto delle numerose occasioni avute, gli sta persino stretto. Il Napoli, nonostante le assenze di Koulibaly, Allan e Insigne, ha infatti giocato una delle migliori partite della stagione e se ha finito per vincere solo di misura lo deve (si fa per dire) ai legni del San Paolo, assoluti protagonisti di serata. La porta di Strakosha ha tremato (nel vero senso della parola) ben 4 volte, due con Milik, una con Fabian Ruiz e una con Callejon.
Per fortuna di Ancelotti però i suoi hanno anche trovato i gol, peraltro tutti nel primo tempo e nel giro di soli 3’: prima Callejon con un bel destro nell’angolino basso (34’), poi Milik con una splendida punizione sotto l’incrocio (37’). Quest’ultima è nata da un fallo di Acerbi sanzionato da Rocchi con l’ammonizione: particolare non da poco visto che, nel secondo tempo, il centrale della Lazio ne ha rimediata un’altra lasciando così la squadra in inferiorità numerica (70’). Brutto colpo per Inzaghi, che poco prima aveva ritrovato le speranze grazie a un bel destro di Immobile (65’) e che ha invece s’è dovuto arrendere a un Napoli comunque meritevole di vittoria.
“Questo sicuramente ma in undici contro undici ce la saremmo giocata – ha ringhiato il tecnico biancoceleste. – Le due ammonizioni di Acerbi non c’erano, sono molto arrabbiato perché ultimamente gli episodi ci girano male”. Di ben altro tenore le parole di Ancelotti, felice di essere tornato a “soli” 6 punti dalla Juve, seppur con una partita in più. “Il campionato per noi è molto importante – il suo pensiero. – Abbiamo una rosa tale per gestire più competizioni e lo stiamo dimostrando, l’importante è non porsi obiettivi a lungo termine ma continuare così e poi vedere cosa succede. Ora ci aspettano due partite contro il Milan, la nostra testa è solo lì”.
E proprio i rossoneri inaugureranno questo strano lunedì di campionato contro il Genoa, alla ricerca di 3 punti vitali per riprendersi il quarto posto. Partita complicata quella di Marassi e non solo per le polemiche relative all’orario, che provocheranno la diserzione (volontaria e non) del popolo genoano. Le insidie arrivano sia dal campo che dal mercato, anche se poi, a guardar bene, le due cose collimano in maniera quasi totale. Gattuso, per la seconda gara consecutiva, dovrà fare a meno di Higuain, questa volta non per una febbre vera o presunta bensì per l’imminente cessione al Chelsea, che lo rende di fatto un ex giocatore.
Il suo sostituto, ironia della sorte, gioca proprio nel Genoa anche se oggi, per uno strano e quanto mai gradito scherzo del destino, non sarà disponibile per squalifica. Questioni che fanno discutere e mettono in secondo piano la partita vera e propria, scatenando così la preoccupazione di Gattuso. “Credo di aver visto il peggior allenamento della mia gestione con tutte queste chiacchiere – l’allarme del tecnico. – La squadra è preoccupata, tanto più che ci mancano 4 giocatori importanti. Ho parlato con Higuain, sappiamo di perdere un elemento importante ma a me serve gente pronta per fare la guerra a livello mentale, in questo momento lui non lo è”.
E allora, al netto della sua assenza e di quelle degli squalificati Kessié, Romagnoli e Calabria (oltre, ovviamente, ai lungodegenti Caldara, Biglia e Bonaventura), sarà un Milan all’insegna del “pochi ma buoni”, ovvero un 4-3-3 con Donnarumma in porta, Abate, Zapata, Musacchio e Rodriguez in difesa, Mauri, Bakayoko e Paquetà a centrocampo, Suso, Cutrone e Calhanoglu in attacco. Prandelli, alla prima senza Piatek, risponderà con un 4-4-2 che vedrà Radu tra i pali, Biraschi, Romero, Zukanovic e Criscito nel reparto arretrato, Bessa, Veloso, Rolon e Lazovic in mediana a supporto della coppia offensiva Kouame-Favilli.
In serata poi sarà la volta della Juventus, attesa dal match casalingo contro il Chievo. Sulla carta, oggi più che mai, non sembra proprio esserci partita: tra bianconeri e gialloblu, infatti, ci sono ben 45 punti, oltre che 19 posizioni di classifica. Un’enormità, eppure Allegri non si fida: vuoi perché la squadra di Di Carlo, negli ultimi tempi, ha mostrato segnali di risveglio, o soprattutto perché è stata la sua, indipendentemente dalle vittorie, a offrire prestazioni un po’ sottotono rispetto al solito.
“Ora dobbiamo imparare a chiudere le partite – ha tuonato il tecnico bianconero. – Quando gli avversari stanno per morire bisogna ucciderli, non lasciargli delle possibilità. La gara col Chievo va presa seriamente, come tutto il campionato del resto: dopo aver vinto la Supercoppa, infatti, è il momento di pensare a quello”.
Allegri vuole tenere tutti sulla corda, ecco perché, rispetto a Gedda, vedremo un 4-3-3 con diversi cambi a cominciare dalla porta, che vedrà Perin titolare e Szczesny in panchina. In difesa giocheranno De Sciglio, Bonucci, Rugani e Alex Sandro, con Khedira, Emre Can e Matuidi a centrocampo e il tridente Bernardeschi-Dybala-Ronaldo in attacco.
Di Carlo sa che l’impresa è ai limiti dell’impossibile ma ci proverà con un 4-3-1-2 con Sorrentino tra i pali, Jaroszynski, Rossettini, Bani e Tomovic nel reparto arretrato, De Paoli, Radovanovic ed Hetemaj in mediana, Giaccherini a supporto della coppia offensiva Meggiorini-Pellissier.