Altro che qualche giorno di riflessione. A poche ore dal termine della partita col Lione, che ha sancito la precoce eliminazione della Juventus agli ottavi di finale di Champions League, l’allenatore Maurizio Sarri è già stato silurato. La decisione era nell’aria già alla vigilia della partita, e un risultato così negativo, nonostante la recente vittoria del nono scudetto consecutivo, non poteva che confermarla. Smentita invece, almeno per ora, la liquidazione di Fabio Paratici, il direttore sportivo che aveva voluto Sarri, ma è curioso che a dare la notizia (poi smentita) sia stato il sito de La stampa, il quotidiano torinese di proprietà della famiglia Agnelli.
Abortisce dunque dopo appena una stagione il progetto di “rivoluzione sarrista bianconera”: l’ex allenatore di Napoli e Chelsea era stato chiamato per il bel gioco, del quale invece non si è vista traccia. In campionato la Juventus è comunque riuscita a vincere (ma col punteggio più basso degli ultimi nove titoli consecutivi, persino meno della prima Juve di Conte che aveva ben altro livello tecnico), mentre al tecnico toscano è stato fatale il flop in Champions League, oltre – ricordiamolo – alle due finali perse sulle due disputate, in Supercoppa e Coppa Italia.
Decisivo per l’addio al tecnico, oltre ai risultati, anche lo scarso gradimento della squadra: con i giocatori, e in particolare con la stella Cristiano Ronaldo, non è mai davvero scattato il feeling. Per non parlare dell’ostilità della tifoseria, manifestata sin dal giorno dell’annuncio di Maurizio Sarri sulla panchina della Juventus, un anno fa. E’ già scattato il toto-nomi per la panchina: in pole ci sarebbero Zinedine Zidane, Simone Inzaghi e Paulo Sousa (il grande ex, portoghese come CR7 e il potentissimo Mendes), ma anche Roberto Mancini e Pochettino e persino Luciano Spalletti.