Una vittoria che sa di quarti di finale. Se il 4-1 sull’Udinese, infatti, si ripetesse anche martedì, ecco che la qualificazione al prossimo turno di Champions sarebbe cosa fatta. Il problema della Juve, ovviamente, è che l’Atletico Madrid è ben altra cosa rispetto alla squadra di Nicola e che segnargli quattro gol, numeri alla mano, è un’impresa ai limiti dell’impossibile. Anche l’intensità sarà di tutt’altro livello, qui però la Signora può tirar fuori dal mazzo le carte Ronaldo, Mandzukic, Cancelo, lo stesso Dybala, impiegato solo nel finale: gente fresca, rimasta a riposo per preparare la partita che vale una stagione. La vittoria di ieri, 24esima in 27 giornate (le altre 3 sono finite in pareggio), conferma che a questa Juve, in Italia, può bastare anche la versione B, anche se di fronte c’è una squadra che lotta per la salvezza e dunque, almeno in teoria, affamata di punti. Ma contro la capolista, specialmente nel suo fortino dello Stadium, sono in molti a partire già battuti prima ancora di scendere in campo e la storia s’è ripetuta anche ieri sera. A giustiziare l’Udinese, in assenza delle stelle sopraccitate (su tutte CR7, alla prima in panchina nello stadio di casa), ci ha pensato Moise Kean, uno che ancora non vale i compagni più celebri ma che un domani neanche troppo lontano, forse, potrà tranquillamente giocarci assieme.
Il giovane attaccante classe 2000 ha sfruttato al meglio la prima chance da titolare concessagli da Allegri: la sua splendida doppietta, infatti, non verrà dimenticata dall’allenatore, da sempre molto attento allo sviluppo dei giovani. Kean, nato a Vercelli da genitori ivoriani, si è preso la scena dopo appena 11’ sfruttando al meglio un cross di Alex Sandro, poi, pochi minuti prima dell’intervallo (39’), s’è ripetuto con una giocata di gran classe: tocco con la punta in stile calcetto e palla alle spalle di Musso, seppur con la leggera deviazione di Wilmot. Da lì in poi, se possibile, è stato tutto ancora più facile, con l’Udinese nel ruolo di sparring partner e la Juve ad arrotondare il risultato. Il 3-0 porta la firma di Emre Can su rigore (67’) ma il suddetto, ovviamente, è arrivato grazie a Kean, fermato con le cattive da un disorientato Opoku, prima del poker finale di Matuidi, schierato in un’insolita posizione di esterno offensivo (71’). Le uniche note negative di una serata che vede la Juve a +19 sul Napoli arrivano dalla difesa, prima per l’infortunio di Barzagli (poteva rivelarsi la mossa a sorpresa per martedì), poi per il gol preso nel finale da Lasagna (85’), che ha mandato su tutte le furie Allegri. “I ragazzi sono stati bravi, ci siamo preparati bene – ha però glissato il tecnico in conferenza stampa. – Kean ha fatto bene a restare alla Juventus, deve migliorare ancora molto nei movimenti ma è davvero bravo. Questo risultato andrebbe molto bene martedì, la partita però sarà molto diversa. Dovremo essere ancora più precisi e lucidi, vogliamo arrivare in fondo e celebrare due trofei”. Per una Juve che si prepara a un ottavo di Champions, c’è un Milan che lavora per arrivare a giocarlo (o almeno provarci) il prossimo anno. In questo senso la partita col Chievo (ore 20.30) ha tutta l’aria della trappola, tanto più che sarà l’ultima prima del super derby di domenica prossima. La classifica dice che i rossoneri sono terzi, il distacco dalle inseguitrici è però troppo sottile per cullarsi sugli allori, ragion per cui il Bentegodi, tante volte “fatale” nella storia di Via Aldo Rossi, andrà espugnato in tutto e per tutto, pena rischiare di passare un weekend davvero difficile.
“E’ una partita molto difficile, siamo consapevoli di dover vincere e non sarà facile – ha confermato Gattuso. – Il Chievo gioca un calcio che ti mette in difficoltà, dovremo stare attenti e sapere che servirà un grande Milan, non possiamo assolutamente sbagliare. Affronteremo una squadra ultima in classifica, dunque abbiamo tutto da perdere. Qui ci giochiamo tanto, ecco perché dico di lasciar stare il derby: quello si prepara da solo…”. La paura del tecnico rossonero è di rivivere i fantasmi natalizi, quando Bologna e Frosinone lo costrinsero a due pareggi che, a momenti, rischiarono di fargli saltare la panchina. Nel 2019 però le cose sono cambiate, come dimostrano le vittorie con Genoa, Cagliari, Empoli e Sassuolo, anche se quest’ultima ha mostrato un‘involuzione di gioco che, evidentemente, ha destato più di una preoccupazione. A Verona ci vorrà un Milan diverso, altrimenti il Chievo, gravemente ferito ma non ancora morto, potrebbe approfittarne. Gattuso, consapevole dell’appannamento fisico dei suoi, proverà a mischiare un po’ le carte toccando il 4-3-3 delle ultime giornate. In difesa, davanti a Donnarumma, spazio a Calabria, Musacchio, Romagnoli e Laxalt (Rodriguez è squalificato), a centrocampo invece si rivedrà Biglia dal primo minuto, in una linea a 3 con Kessie e Paquetà. Novità anche in attacco, dove agli intoccabili Suso e Piatek si aggiungerà Borini, preferito a Calhanoglu. Di Carlo, alla disperata ricerca di punti per rianimare i suoi, risponderà con un 4-4-2 che vedrà Sorrentino tra i pali, Depaoli, Bani, Barba e Jaroszynski nel reparto arretrato, Leris, Dioussé, Hetemaj e Giaccherini in mediana alle spalle della coppia offensiva composta da Stepinski e Djordjevic.