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Juve, effetto Superlega: Nasi o Christillin al posto di Andrea Agnelli

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Il peggio è passato? A giudicare dalla Borsa si potrebbe dire che la settimana orribile della Juventus volge al termine: il titolo +0,27% alle 12, pur debole, si è ormai assestato sui prezzi precedenti le 60 ore (o giù di lì) in cui ha brillato e si è consumata la meteora della Superlega. Ma l’intervallo sarà di breve durata. Dagli spogliatoi delle capitali del soccer, oltre ad una pioggia di voci, emerge una sola certezza: il gran pasticcio esploso nella notte di domenica, non è ancora sistemato. E promette novità. A partire dai vertici di casa Juventus, l’unica società al mondo che da quasi cent’anni, dai tempi in cui Edoardo Agnelli, il figlio del fondatore della Fiat, costruì la squadra che avrebbe dominato per cinque stagioni di fila, è legata a doppio filo alla sorte di una famiglia. 

La domanda è una sola: Andrea Agnelli, il presidente dei nove scudetti consecutivi, supererà la tempesta? Oppure le voci di un suo passo indietro hanno fondamento? Davvero, come si dice (e si scrive) da giorni, il cugino Alessandro Nasi è pronto a prendere il suo posto? Inutile chiederlo a quest’ultimo: Nasi, oggi Ceo di Comau, un passato  a New York in JP Morgan (proprio la banca sponsor della rivoluzione mancata) e 14 anni sotto Sergio Marchionne, è da sempre una tomba, riservatissimo sul fronte Exor nonostante sia uno dei soci principali, forte dell’8,79% del capitale ma, in quanto rappresentante di uno dei rami della dinastia (ovvero oggi le famiglie Ferrero Ventimiglia, Camerana, Marone Cinzano, Avogadro di Collobiano, Ajmone Marsan, Marini Clarelli), punto di riferimento di un buon 20 per cento della cassaforte dell’impero. Di sicuro, come vuole la legge di famiglia, il suo sangue è bianconero al 100 per cento. E non manca un punto di contatto sentimentale. La sua compagna è Alena Seredova, ex modella ed ex signora Buffon. Le qualità manageriali ed il blasone sono quelli giusti ma non è affatto detto, assicura chi lo conosce, che abbia questa gran voglia di imbarcarsi nell’avventura del soccer. L’alternativa, venuta alla ribalta in questi giorni, è la candidatura di Evelina Christillin, già vera madrina delle Olimpiadi invernali del 2006,  erede spirituale dell’Avvocato e membro autorevole dei vertici dello sport mondiale. Certo, il passaggio dalla guida del Museo Egizio alla sua amata Juventus si presterebbe a facili battute. Ma la signora ha la pelle dura.   

Andrea Agnelli, per conto suo, alle dimissioni non ci pensa nemmeno. Anzi. Al momento di archiviare il sogno della Super League concepita assieme a Florentino Perez, ha colto l’occasione per annunciare che “d’ora in poi mi dedicherò solo al mio amore: la Juventus”.  Questione di carattere ma anche per la convinzione che, prima o poi, l’emergenza in cui naviga il calcio farà tornare d’attualità il progetto. Intanto, però, l’assedio al suo regno continua. E i nemici, come tanti vietcong, avanzano con l’obiettivo di far terra bruciata attorno alla fortezza delle Vallette, la Continassa, quartiere malfamato che la Juve in questi anni ha molto riqualificato fino a farne il suo quartier generale. E così oggi si fa un gran parlare dell’uscita di Fabio Paratici, l’attuale Ceo già azzoppato dall’affaire Suarez (il primo atto di un anno disgraziato) oltre che dall’andamento della stagione, che potrebbe essere sostituito da Cristiano Giuntoli del Napoli o dal ritorno di Beppe Marotta

Anello ancor più delicato, la scelta dell’allenatore. Andrea Agnelli, in occasione della sciagurata intervista concessa a Repubblica proprio mentre a sua insaputa crollava l’edificio della Super Lega. Ha ribadito la fiducia al “suo” allenatore, Andrea Pirlo. Ma questo non ha impedito che si facessero strada altre ipotesi, soprattutto nel caso che la Juve non centri l’obiettivo della Champions League. E così, accanto all’ipotesi del ritorno di Massimiliano Allegri, ecco   profilarsi anche la carta tedesca; Hansi Flick, 56 anni, allenatore uscente del Bayern con cui ha vinto l’ultima Champions, già destinato alla Nazionale tedesca ma che potrebbe far rotta su Torino, grazie ai buoni uffici del nemico Salihamidzic, che vanta un passato juventino. 

Insomma, c’è un gran rigiro di pedine sulla scacchiera, in attesa di un potenziale scacco al re. Paragone improprio perché in vero dominus della situazione, cioè John Philip Elkann, finora ha parlato ben poco. Nel recente passato, per la verità, ha avallato l’operato del cugino Andrea, compresa la scelta tecnica di Pirlo. E di sicuro, Agnelli lo ha tenuto informato degli sviluppi del progetto SuperLega, ma se ne è tenuto fuori e non ha incontrato Florentino Perez quando il presidente del Real Madrid è venuto a Torino per definire i dettagli del blitz. Non ha negato la copertura finanziaria alla gestione del club, controllato al 63%, ma pare, non ha nascosto di recente le sue preoccupazioni per il deterioramento dei conti. E’ vero che sotto Andrea il club ha visto crescere il titolo in Borsa fino a parte per una breve stagione dell’indice principale, schizzando da 160 milioni a 1,1 miliardi di euro di capitalizzazione, grazie anche all’effetto Cristiano Ronaldo.  Ma negli ultimi anni impressiona di più l’aumento dei debiti (358 milioni a fine 2020) nonostante un prestito obbligazionario non convertibile di 175 milioni eseguito nel 2019. E, soprattutto, la prospettiva di rimetter mano al portafoglio in estate per recuperare le posizioni perdute quest’anno nonostante un monte ingaggi in forte ascesa.

E’ facile pensare che, fino a pochi giorni fa, a rassicurare John Elkann abbia contribuito non poco la prospettiva dei pingui incassi previsti dal piano JP Morgan. Ma adesso? Al di là di rapporti tra cugini, Elkann è non solo l’azionista numero uno di Exor attraverso la Dicembre, la scatola controllata assieme ai fratelli, ma anche l’amministratore delegato che deve assicurare il dividendo agli azionisti, in particolare ad una tribù familiare non proprio economica. Toccherà a lui giustificare un eventuale, anzi probabile esborso di capitali per sostenere la Juventus davanti ad azionisti non sempre convinti od entusiasti. Di qui la necessità di garantire i soci che la Juventus rimetterà i conti a posto anche una svolta svanita  la SuperLega. Ma sarà in grado di farlo se nel frattempo non ci sarà una svolta nella gestione? O, di riflesso, Agnelli accetterà una qualche forma di tutela e di limitazione di carattere finanziario ai suoi poteri? Domande in attesa di risposta. Ma sarebbe curioso, di fronte al deterioramento della situazione finanziaria che si accompagna ora ad un danno di immagine ed alla solitudine nel sistema, che non ci fosse una svolta di qualche tipo. Elkann, da mesi impegnato nella ricerca di un nuovo leader in Ferrari (quasi impossibile che sia lo stesso Agnelli) non può concedersi  il lusso di un altro fronte aperto. 

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