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Juve e Lazio, due vittorie che alimentano la speranza Champions

Juve e Lazio, vincendo rispettivamente contro il Genoa (2-0) e contro la Samp (3-1) restano in corsa per l’ingresso nella prossima Champions, anche se la distanza dal quarto posto è di sette punti – Dybala e Immobile in gol

Juve e Lazio, due vittorie che alimentano la speranza Champions

Prove di risalita. Juventus e Lazio fanno il proprio dovere con Genoa e Sampdoria, ottenendo tre punti fondamentali nella corsa all’Europa, ma soprattutto una bella iniezione di autostima, altrettanto importante per il proseguo della stagione. Per entrambe la zona Champions resta piuttosto lontana, anche alla luce di quanto stanno facendo le quattro là davanti, ma ieri la vittoria era davvero l’unico risultato possibile, in particolare per i bianconeri, che non potevano certo fallire contro un Genoa ai minimi storici. La squadra di Shevchenko, già in difficoltà a prescindere, si è presentata a Torino senza i suoi uomini più rappresentativi come Destro, Caicedo, Criscito e Rovella, il che l’ha resa lo sparring partner perfetto per guarire il mal di gol della Signora.

Operazione, a dire il vero, riuscita solo in parte, perché se la vittoria non è mai stata sul serio in discussione, lo scarto è stato a lungo il minimo. Chiudere 2-0 un match dominato dall’inizio alla fine, con un dominio totale certificato dalle statistiche (27 tiri complessivi a 0!), dimostra una volta di più come la Juve abbia un problema offensivo, come del resto si evince dalle sole 22 reti segnate in 16 partite. Insomma, guai a fare voli pindarici dopo questi tre punti, intanto però sono arrivati per la seconda volta consecutiva e questa, in una stagione difficile per mille motivi, è già una buona notizia.

La sfida si è indirizzata sin dall’inizio, perché i bianconeri sono riusciti a trovare il gol spacca-equilibrio dopo appena 9’ grazie a Cuadrado, autore di uno splendido colpo da biliardo direttamente da calcio d’angolo. Una grande giocata individuale, perfetta per mettere il match in discesa contro un Genoa totalmente incapace di creare anche una sola occasione, ma non l’inizio di una goleada, perché là davanti c’è un problema di concretezza e lucidità. L’emblema è Alvaro Morata, di nuovo a secco dopo il gol di Salerno nonostante diverse situazioni pericolose, alcune salvate da Sirigu, altre sprecate malamente.

Allegri avrebbe voluto lasciarlo in campo fino alla fine per aiutarlo a sbloccarsi, ma l’ammonizione rimediata al 72’ per proteste lo ha indotto a toglierlo e a inserire Kean (entrato, peraltro, con un atteggiamento irritante): lo spagnolo non l’ha presa bene e i due hanno avuto un duro battibecco a favore di telecamera. Gli errori sottoporta, comunque, li hanno fatti in tanti, da De Ligt a Kulusevski, passando per Bernardeschi e Dybala che però, al minuto 82’, si è riscattato con il bel sinistro del definitivo 2-0.

“Bisogna migliorare in fase realizzativa, tra occasioni create e sfruttate abbiamo peggiorato le nostre statistiche – ha ammesso Allegri in conferenza stampa – Sono contento di come abbiamo giocato e mi sono divertito, come a Salerno. Alla fine contano i risultati, ma visto che sbagliamo così tanti gol vuol dire che possiamo solo migliorare. Morata? Non avevo deciso di sostituirlo, è che poi ha preso l’ammonizione, continuava a protestare, quindi in quel momento ho preferito toglierlo, non è successo assolutamente niente. Anzi, mi dispiace perché comunque Alvaro ha fatto una bella partita tecnicamente, anche se non è riuscito a fare gol”.

Ne ha trovati tre invece la Lazio, capace di espugnare l’altra sponda di Genova, ovvero quella blucerchiata della Sampdoria, con una prestazione finalmente convincente. Sarri ne aveva bisogno come l’aria, perché le sconfitte con Juve e Napoli e il rocambolesco pareggio con l’Udinese, oltre a peggiorare la classifica, avevano gettato molte ombre sul suo progetto.

Serviva una risposta positiva da parte della squadra e il tecnico l’ha avuta, anche grazie a scelte forti ma, probabilmente, necessarie: su tutte l’avvicendamento in porta tra Reina e Strakosha, con l’albanese grande protagonista. Sugli scudi, poi, i soliti Immobile, autore di una doppietta tra il 17’ e il 37’ e Milinkovic-Savic, che ha però macchiato la bella prova (gol al 7’ e assist per Ciro) facendosi espellere per delle proteste tanto inutili quanto dannose, per giunta a gara sostanzialmente chiusa.

Sarri dovrà così rinunciare a lui per la sfida di domenica prossima con il Sassuolo e forse pure allo stesso Immobile, uscito all’intervallo per un problema al ginocchio. L’inferiorità numerica comunque non ha inciso sul match, perché la Sampdoria, autrice di un primo tempo pessimo, si è svegliata troppo tardi, trovando il gol dell’1-3 solo all’89’ con Gabbiadini: D’Aversa, nel mirino di critica e tifosi, si giocherà la panchina nel derby con il Genoa di venerdì prossimo, con Stankovic pronto a subentrare.

Tornando alla Lazio, comunque, si può dire che la reazione sia stata molto positiva, anche se, prima di esaltarsi, serviranno ulteriori conferme. “Ci sono dei momenti in cui la squadra fa le cose che gli vengono chieste e delle gare in cui si torna indietro – le parole del tecnico biancoceleste – Da cosa dipende? Dal fatto che non ci alleniamo mai, io lavoro soprattutto con i filmati, ormai faccio il regista televisivo. Milinkovic? Ha perso la pazienza, proprio come l’arbitro: poteva evitare di buttarlo fuori. Immobile? Dobbiamo capire se ha preso solo una botta o ha rimediato uno stiramento, se si tratta di un colpo potrebbe recuperare molto velocemente”. In casa Lazio se lo augurano tutti, perché il capocannoniere del campionato (13 gol come Vlahovic) è assolutamente imprescindibile.

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