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Juve e Inter, vittorie e veleni: duello scudetto sempre più acceso

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Obiettivo raggiunto. Juventus e Inter tornano a vincere e si rimettono in marcia verso lo scudetto, seppur con l’incognita Lazio sempre più presente. Le analogie tra i successi con Fiorentina e Udinese, però, si fermano qui: se il 2-0 nerazzurro a Udine, infatti, scorre via senza strascichi, così non è per il 3-0 bianconero sui viola, arricchito (si fa per dire) da un vero e proprio fiume di polemiche firmato Commisso, autore di dichiarazione pesantissime nel post gara. Oggetto del contendere, ovviamente, l’arbitraggio di Pasqua, reo di aver concesso due rigori alla Juve: e se sul primo non c’è nulla da dire, è sul secondo che il presidente della Fiorentina s’è letteralmente scatenato.

“In sei mesi non ho mai parlato di arbitri ma questa volta sono disgustato – ha dichiarato subito dopo la fine del match – Non è possibile che le partite vengano condizionate così, la Juve è già forte di suo, non ha bisogno di essere aiutata. Il primo rigore ci poteva stare, il secondo assolutamente no: e Nedved chiuda la bocca, io non parlo con lui ma semmai col suo presidente”.

Il messaggio finale è figlio della replica del dirigente bianconero, che lo aveva ironicamente invitato a bere un tè rasserenante prima di parlare. Nervi molto tesi insomma, anche se ridurre il successo della Juve agli episodi arbitrali sarebbe davvero ingeneroso. Tanto per cominciare il rigore che ha sbloccato la partita era netto (braccio di Pezzella su tiro di Pjanic), sul secondo invece si può certamente discutere ma non autorizza di certo un simile sfogo.

La sensazione è che la Fiorentina abbia preso davvero male la sconfitta, anche perché nel secondo tempo ha creato diversi problemi alla Juve, sfiorando il gol in almeno due occasioni. I bianconeri sono però riusciti a mantenere la porta inviolata, cosa normale fino alla scorsa stagione e diventata invece decisamente rara in questa. Al resto ha pensato poi il solito Cristiano Ronaldo, in gol per la nona partita consecutiva: la sua doppietta (40’ e 80’), seppur di rigore, è valsa tre punti pesantissimi, poi certificati dalla zuccata finale di De Ligt (90’).

Sarri può così godersi una settimana più serena, anche perché la sua Juve, pur senza incantare, ha dato delle risposte positive anche dal punto di vista tattico. Il 4-3-3 con Douglas Costa titolare ha funzionato bene, e se è vero che la fragilità del brasiliano induce a non lasciarsi andare a facili entusiasmi, lo è anche che lo stesso, se dosato bene (specialmente in allenamento), potrebbe davvero rivelarsi la chiave del finale di stagione.

“Douglas Costa è un giocatore importantissimo, è tecnico, rapido e salta l’uomo – ha confermato Sarri – Ma è sempre difficile tener fuori qualcuno in attacco: Dybala in panchina è una bestemmia e Ronaldo continua a segnare a raffica, sta facendo davvero la differenza. Le polemiche di Commisso? Abbiamo fatto il 70% di possesso palla e giocato 58 palloni nella loro area, il risultato è lo specchio della gara”.

In serata è arrivata la risposta dell’Inter, tornata alla vittoria dopo i 3 pareggi consecutivi che ne avevano minato certezze e serenità. A Udine serviva un solo risultato, tanto più dopo il roboante 5-1 della Lazio e la squadra di Conte se l’è preso al termine di una gara difficile, nella quale i friulani l’hanno più volte messa in difficoltà.

Non era scontato e non solo per la pressione: ai nerazzurri mancavano Handanovic, Sensi e Lautaro Martinez, e anche Brozovic non era al meglio. Antonio ha così puntato tutto su Eriksen, Moses e Young, vale a dire il mercato di gennaio al completo, inoltre, mentre in attacco ha deciso di affidarsi al giovanissimo Esposito, forse anche per pungolare Sanchez.

Le riposte non sono state particolarmente positive, anzi: il primo tempo è stato molto complicato e anche il secondo è iniziato sullo stesso tenore. Poi però, al minuto 59’, ecco le mosse decisive con l’inserimento di Brozovic e Sanchez al posto di Eriksen ed Esposito, sin lì tra i peggiori. Non si tratta di una bocciatura, semplicemente di constatare come il danese sia ancora un pesce fuor d’acqua e il baby attaccante troppo acerbo al cospetto dei mestieranti di Serie A.

Ad ogni modo i cambi hanno ribaltato l’Inter zia del match, tanto che al 64’ l’Inter l’ha sbloccata: azione impostata da Brozovic, palla filtrante di Barella e zampata di Lukaku, sin lì evanescente, a battere Musso. Al 71’ è poi salito in cattedra Sanchez, procurandosi il netto rigore trasformato dallo stesso gigante belga, tornato così a segnare in campionato dopo un digiuno che durava dall’Epifania. Nel finale c’è stato spazio per un paio di occasioni di Lasagna ma l’Inter, più per gli errori di mira che per le parate di Padelli, ha tenuto il risultato, portandosi così a casa 3 punti di platino.

“La vittoria è meritata, non era facile ma sono contento a parte per gli ultimi dieci minuti dove abbiamo pensato solo a difendere – l’analisi di Conte. – Stiamo lavorando per il presente e per il futuro, siamo scesi in campo con Bastoni ed Esposito che hanno 20 e 17 anni, ecco perché dico sempre che la panchina è fondamentale. A una squadra così servono cambi importanti, chi è entrato ha avuto un buon impatto, anche se avevo un po’ di timore per Brozovic che veniva da una distorsione abbastanza grave. Sanchez sta cercando di trovare la migliore condizione, mi auguro che arrivi quanto prima…”.

Ora è tempo di concentrarsi sul derby, anche se la classifica definitiva si avrà solo mercoledì sera dopo Lazio-Verona: il rischio di affrontare il Milan da terzi è concreto, a Conte il compito di trasformarlo in un ulteriore stimolo…

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