L’ennesima prova di forza. Se qualcuno aveva ancora dubbi sulla reale fame di vittorie di questa Juventus, la partita di Genova potrebbe avergli dato risposte piuttosto indicative. Sotto di due gol dopo appena 7’ e messa all’angolo da un Genoa pimpante e grintoso, la Signora ha temuto di rivivere il film dell’anno scorso (3-0 in meno di mezzora) ma ha scongiurato il tutto con una reazione da grande. Il 2-4 finale è un mix di rabbia, tecnica ed esperienza, ciò che servirà per vincere il settimo scudetto consecutivo e dare la caccia alla Champions League. E poi, con un Dybala così, è difficile non vincere le partite: l’argentino sta mostrando una condizione strepitosa e la maglia numero 10, più che dargli pressione, sembra averlo definitivamente lanciato verso l’olimpo del calcio. La sua tripletta s’è rivelata decisiva per rimontare il Genoa, al resto ci ha pensato Cuadrado con uno splendido gol che è valso il sorpasso definitivo. “Non si stava prospettando un bel sabato, stavamo riuscendo a battere il record dell’anno scorso – ha scherzato Allegri. – Poi però siamo stati ordinati e bravi e nella ripresa non abbiamo mai sofferto. Sono contento per la vittoria anche se avrei preferito non prendere gol, dobbiamo ancora migliorare nella velocità di passaggio”.
Marassi si tinge di bianconero ma l’inizio era stato solo rossoblu. Pronti via e il Genoa è già in vantaggio grazie a un’autorete di Pjanic (1’) e qualche minuto più tardi trova addirittura il raddoppio su un rigore (7’ Galabinov) deciso dal Var, non senza polemica: l’azione infatti doveva essere fermata prima per un fuorigioco dello stesso attaccante bulgaro. E’ evidente che il mezzo televisivo abbia un potenziale enorme ma va sicuramente tarato meglio: come si può assegnare un penalty in presenza di un offside? Juve frastornata insomma, e però capace di reagire. Dybala riapre tutto al 14’, poi in chiusura di tempo, sempre grazie al Var, trova il 2-2 su rigore (questa volta giusto) mandando così i suoi all’intervallo in situazione di parità. Il sorpasso arriva nella ripresa con Cuadrado (62’), prima che lo stesso argentino chiuda ogni discorso con un’altra perla in pieno recupero (92’). Il guanto di sfida è lanciato: chi vuole lottare per lo scudetto deve fare sempre i conti con i bianconeri. Questa sera vedremo se il Napoli saprà rispondere per le rime: al San Paolo arriva l’Atalanta di Gasperini (ore 20.45), l’anno scorso capace di battere gli azzurri sia all’andata che al ritorno.
Parlare di bestia nera però avrebbe poco senso, visto che i nerazzurri hanno cambiato molto e che gli uomini di Sarri sembrerebbero aver fatto un salto di qualità anzitutto mentale. Sin qui la stagione per loro è cominciata alla grande: tre vittorie tra campionato e Champions League, 7 gol fatti e uno solo subito. Il Napoli vuole proseguire il trend anche questa sera ed è pronto ad affrontare l’Atalanta con la formazione tipo, dunque 4-3-3 con Reina in porta, Maggio, Albiol, Koulibaly e Ghoulam in difesa, Zielinski, Jorginho e Hamsik a centrocampo, Callejon, Mertens e Insigne in attacco. Gasperini, che proprio contro gli azzurri iniziò la cavalcata trionfale dello scorso anno, tenterà il colpaccio con un 3-4-1-2 con Berisha tra i pali, Toloi, Palomino e Masiello nel reparto arretrato, Hateboer, Cristante, Freuler e Gosens in mediana, Kurtic sulla trequarti dietro alla coppia d’attacco Gomez-Petagna.