Ronaldo ferma il Torino. Il derby della Mole va in archivio con un pareggio che, paradossalmente, va meglio ai bianconeri che ai granata. Questioni di classifica, visto che la Juventus è già da tempo campione d’Italia mentre il Toro insegue una zona Europa tanto prestigiosa quanto fragile: visto l’affollamento di squadre in pochi punti, infatti, è un attimo passare dalla Champions League a…niente. E poi i granata hanno davvero assaporato la gioia di espugnare lo Stadium per la prima volta e ci sarebbero anche riusciti, se non fosse che dall’altra parte c’era un certo CR7, uno che, come tutti sanno, non conosce il significato della parola ‘resa’. Solo lui poteva riagguantare il Toro con una delle (tante) specialità della casa, quel colpo di testa che sembra saper fare decisamente meglio di tutti: guardare il gol di ieri per credere, con il portoghese a staccare lassù in cielo e gli altri a guardare.
Di fronte a tanta grazia i granata hanno dovuto abbandonare il sogno di vincere il derby, per giunta in trasferta (non accade dal 1995) e, forse, anche le ambizioni Champions: ancora possibili, per carità, ma estremamente legate ai risultati delle rivali. In caso di successo invece sarebbe stato tutto diverso e il Toro, a un certo punto, ha davvero creduto di potercela fare, anche perché, per una volta, sembrava avere gli Dei del calcio dalla sua. Il gol del vantaggio di Lukic, per esempio, era arrivato grazie a un clamoroso svarione difensivo di Pjanic, che aveva mandato in porta il serbo per l’1-0 granata (18’). Da lì in poi Allegri aveva provato a reagire, alzando il baricentro e schiacciando Mazzarri ma senza la fame necessaria per affondare il colpo. Poi però, proprio quando il match si avviava verso una vittoria che avrebbe scombussolato tutti gli equilibri della corsa Champions, ecco il gran gol di Ronaldo (84’) e l’1-1 finale, molto più gradito alla Juve che al Toro.
“Credo che sarebbe stata una sconfitta immeritata perché la squadra ha fatto una buona partita, abbiamo mancato un po’ in precisione negli ultimi 20 metri ma nel secondo tempo il Torino non ha praticamente mai tirato – l’analisi di Allegri. – Gli abbiamo regalato il gol, adesso andiamo a Roma contro un’altra squadra in corsa per la Champions e speriamo di recuperare qualcuno”. “L’unica volta che siamo stati meno attenti ci ha punito un fenomeno che è Ronaldo – ha replicato Mazzarri. – Abbiamo concesso pochissimo a una grande squadra. Quarto posto? Ho fatto i complimenti ai ragazzi. Ci sono tre partite e bisogna giocarle come oggi e con il Milan, con squadre di livello inferiore dobbiamo vincere”. Calcoli Champions che, ovviamente, interessano anche all’Inter, il cui vantaggio in classifica non è ancora sufficiente per cantare vittoria. Un successo odierno in casa dell’Udinese (ore 20.30) aiuterebbe non poco, tanto più che il calendario da qui alla fine sarà poi tutt’altro che proibitivo. Fallire alla Dacia Arena invece potrebbe avere degli effetti piuttosto complicati, rimettendo in discussione non solo il terzo posto ma addirittura la qualificazione stessa. Insomma, l’Inter ha bisogno di vincere per chiudere il discorso ma sulla sua strada ci sarà un’Udinese altrettanto affamata di punti, impelagata com’è in una lotta salvezza ancora tutta da decidere.
“Dobbiamo affrontare questa partita nella maniera giusta – il monito di Spalletti. – Giocare in casa di una squadra che lotta per la salvezza, a quattro giornate dalla fine, è come affrontare uno scontro diretto, per il livello di difficoltà. Abbiamo una partita difficile, ma proprio per l’importanza dell’obiettivo diventa fondamentale vincere”. In effetti un successo avvicinerebbe molto l’obiettivo, rendendo poi possibile l’inizio di una programmazione futura, anche se non è affatto scontato che questa riguarderà lo stesso Spalletti. La sua permanenza è in forte discussione, così come quella di Icardi, tornato alla ribalta più per la moglie Wanda (questa volta si è trattato di foto osè pubblicate sui social) che per motivi di campo. “Il mio futuro si chiama Udinese-Inter, poi Chievo e via via fino all’ultima giornata – ha glissato il tecnico. – Icardi? Le sue foto non mi interessano, ciò che conta è che ad Appiano sia vestito da Inter, non il resto…”.
La sensazione è che Spalletti abbia deciso di rimandare ogni questione a obiettivo raggiunto e che abbia in testa solo la partita odierna, senza alcuna distrazione. Il tecnico sa bene che questi 3 punti potrebbero permettergli di raggiungere il tanto agognato obiettivo stagionale e cercherà di ottenerli affidandosi al consueto 4-2-3-1, seppur privo di Icardi: l’ex capitano si siederà in panchina, pronto eventualmente a subentrare a gara in corso. Dall’inizio vedremo Handanovic in porta, D’Ambrosio, De Vrij, Skriniar e Asamoah in difesa, Gagliardini e Brozovic a centrocampo, Politano, Nainggolan e Perisic alle spalle dell’unica punta Lautaro Martinez. Assenze importanti invece per Tudor, che dovrà rinunciare allo squalificato Samir e agli infortunati Trost-Ekong e Fofana. Lo stampo tattico però non cambierà, dunque 3-5-2 con Musso tra i pali, Larsen, De Maio e Nuytinck nel reparto arretrato, D’Alessandro, Mandragora, Sandro, De Paul e Zeegelaar in mediana, Pussetto e Okaka in attacco.