Per la classifica e per l’orgoglio. La Juventus torna in campo dopo la batosta di mercoledì, con l’intenzione di riprendere il cammino verso una stagione, se non vincente, quantomeno dignitosa. Non sarà semplice, perché il calendario prevede l’insidiosa trasferta di Verona (ore 18), contro un Hellas tornato sui livelli delle stagioni passate grazie alla cura Tudor, ironia della sorte ex bianconero messo da parte forse troppo frettolosamente. L’anno scorso il croato era nello staff di Pirlo e in molti, tra malizia e realtà, lo ritenevano una sorta di tutor: scenario che non piaceva all’allenatore capo, che a un certo punto decise di depotenziarlo e metterlo ai margini. Tudor non ha voluto fare polemica (d’altronde la sua militanza juventina va ben oltre una stagione), ma è chiaro che farebbe volentieri uno sgambetto alla Signora, specialmente ora che zoppica già di suo.
Il momento è complicato, sia a livello economico (ieri l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio in passivo di 209,9 milioni e l’aumento di capitale di 400) che tecnico, ma la società ostenta fiducia e compattezza, come si evince dalle parole di Andrea Agnelli e Pavel Nedved. “Ho fiducia nel gruppo dirigente, in Allegri e nei calciatori – ha spiegato il presidente -. Dobbiamo lavorare come un corpo unico, sapendo che la squadra e il gruppo vengono prima di tutto. Siamo tutti utili, nessuno è indispensabile”.
“In questo momento non ha senso parlare di obiettivi e di scudetto, ma sono state giocate appena 10 giornate e possiamo tranquillamente recuperare – gli ha fatto eco l’ex Pallone d’Oro -. Ora dobbiamo pensare a una partita alla volta e a recuperare posizioni”.
La risalita passa necessariamente da una vittoria al Bentegodi, non tanto per un primo posto al momento utopistico (attualmente distante 13 punti), quanto per una zona Champions non scontata eppure fondamentale. “È una partita difficile, sono in un buon momento – ha confermato Allegri -. Non ha senso dare spiegazioni adesso, dobbiamo stare in silenzio e lavorare per arrivare a risultati migliori. La squadra sta dando tanto, non posso rimproverare nulla, i ragazzi vogliono sempre vincere, ma a volte bisogna capire il momento della partita. Se vinci sei un bravo ragazzo, se perdi purtroppo… ditela voi la parola”.
Ora la parola passa al campo, dove i bianconeri dovranno dare risposte a quanto accaduto mercoledì. I numeri sono preoccupanti e non riguardano solamente la classifica: i 13 gol subiti stonano, così come i soli 14 fatti. Che ci sia un problema in attacco è cosa nota dall’addio di Ronaldo (“è stato un onore averlo con noi, ma la Juventus viene prima di tutti” ha chiosato Agnelli), ma in attesa del mercato invernale (si parla con insistenza di Vlahovic, ormai in rotta con la Fiorentina) tocca ad Allegri inventarsi qualcosa, perché la strategia del Corto-Muso, come si è visto col Sassuolo, non può essere l’unica a disposizione.
Questa sera il tecnico, costretto a rinunciare a Chiesa, De Sciglio, Ramsey e Kean, si affiderà nuovamente a un 4-4-2 con Szczesny in porta, Danilo, De Ligt, Chiellini e Alex Sandro in difesa, Cuadrado, Bentancur, Arthur e Rabiot a centrocampo, Dybala e Morata in attacco. Classico 3-4-2-1 anche per Tudor, che risponderà con Montipò tra i pali, Dawidowicz, Gunter e Magnani nel reparto arretrato, Faraoni, Tameze, Veloso e Lazovic in mediana, Barak e Caprari alle spalle dell’unica punta Simeone.
Ad aprire il sabato di Serie A sarà però la sfida di Bergamo tra Atalanta e Lazio (ore 15), che si preannuncia una delle più avvincenti dell’intera giornata. Entrambe sono reduci da vittorie che hanno ridato fiducia ai rispettivi ambienti, ora però manca la prova del nove, ovvero lo scontro diretto tra Gasperini e Sarri, da sempre sinonimo di spettacolo e imprevedibilità. “Come ha detto Guardiola giocare con loro è come andare dal dentista, anche se ne esci indenne il male lo senti – il pensiero del tecnico biancoceleste -. Loro sono molto aggressivi, intensi e di qualità, ma noi andiamo a Bergamo per fare il nostro gioco, nonostante una certa stanchezza: siamo alla quarta partita con meno di 72 ore di riposo, non è successo a nessun altra squadra”.
Se Sarri fa polemica sui calendari Gasperini lo segue a ruota, questa volta però sul Var, altro tema caldo degli ultimi giorni. “C’è un problema molto serio, faccio fatica a capire i falli di mano, il VAR, i contrasti, eppure sono dentro il calcio da tanti anni – ha confermato l’allenatore nerazzurro -. Non lo capisco io, non lo capiscono i giocatori, non lo capisce il pubblico, in troppe partite succedono imprevisti, ma soprattutto non c’è chiarezza. Ho pensato che forse è meglio non essere in panchina, almeno in tribuna, se mi scappa una parola, non ne pago le conseguenze”. Clima bollente insomma, per un match che si preannuncia come un vero e proprio scontro diretto per la Champions. Sarri se lo giocherà con il solito 4-3-3, dunque Reina in porta, Marusic, Patric, Acerbi e Hysaj in difesa, Milinkovic-Savic, Leiva e Basic a centrocampo, Felipe Anderson, Immobile e Pedro in attacco, Gasperini invece risponderà con un 3-4-1-2 con Musso tra i pali, Lovato, Demiral e De Roon nel reparto arretrato, Zappacosta, Koopmeiners, Freuler e Maehle in mediana, Pasalic a supporto della coppia offensiva composta da Ilicic e Zapata.