Bilancio da record per la Juventus: negli ultimi sei anni il fatturato della società torinese è quasi triplicato (ora è superiore al mezzo miliardo di euro), e in particolare l’ultimo bilancio, approvato ieri dall’assemblea degli azionisti, è il migliore degli ultimi 50 anni, con un utile di 42 milioni. Nonostante questo, il club guidato da Andrea Agnelli, fautore di questo boom finanziario passato anche dalla costruzione dello stadio e dalla mega plusvalenza con la vendita di Pogba al Manchester United, ha deciso di non distribuire dividendi agli azionisti.
Nel 2010, quando è iniziata l’epopea del giovane Agnelli e di Beppe Marotta, la Juve era – finanziariamente – un club di medio livello europeo, con un giro d’affari di 172 milioni. Sono esplosi a 341 nel 2016, fino al record di quest’anno, sotto una gestione che anche sul campo ha vinto tutto o quasi quello che si poteva vincere, Champions a parte. Nonostante gli ottimi numeri, non ci sarà appunto alcun dividendo ai soci, per il dispiacere dei piccoli azionisti-ultras che hanno affollato l’assemblea: il prossimo anno infatti non ci saranno super plusvalenze a pompare il bilancio ed è probabile che i conti torneranno in rosso, dopo tre anni. E allora meglio fare provvista: i 42 milioni saranno messi a riserva.