Due pareggi molto diversi. Il 2-2 dell’Atalanta con l’Ajax, infatti, permette a Gasperini di mantenere il secondo posto e lasciare a distanza di sicurezza gli stessi olandesi, lo 0-0 dell’Inter a Kiev, invece, complica ulteriormente il discorso qualificazione, ora rimandato alle prossime due sfide contro il Real Madrid. Certo, i blancos sono lontani parenti dello squadrone capace di vincere 3 Champions consecutive nel triennio 2016-18, come si è visto anche ieri nell’affannoso 2-2 di Moenchengladbach (il Borussia vinceva 2-0, poi nel finale i gol di Benzema e Casemiro), ma restano comunque temibili, tanto più nelle notti da dentro o fuori. Di quello si tratterà, perché lo Shakhtar si è preso un buon margine e i tedeschi, come spesso succede, si sono rivelati ossi piuttosto duri.
L’Inter può ancora farcela, ci mancherebbe, ma il rammarico per i due punti lasciati sul prato di Kiev è davvero grosso, alla luce delle tantissime occasioni create, specialmente nel primo tempo. Le due traverse colpite da Barella e Lukaku bruciano parecchio, il gol fallito a porta vuota da Lautaro ancora di più: un successo avrebbe ribaltato le gerarchie del girone, che ora invece recita solo un malinconico terzo posto. “Questa partita ci lascia sensazioni positive, abbiamo giocato con il giusto piglio, da grande squadra – il commento di Conte – Dispiace perché meritavamo di vincere, ma c’è la consapevolezza di essere sulla strada giusta”.
Sicuramente lo è l’Atalanta, capace di tener testa all’Ajax proprio come una big. I bergamaschi, zoppicanti nelle ultime di campionato, sono tornati a offrire la versione scintillante formato Champions, seppur solo per un tempo. Nel primo, infatti, è stata la squadra di Amsterdam a farla da padrona, andando all’intervallo addirittura sul 2-0 (30’ Tadic su rigore, 38’ Traoré), poi però, nel secondo, ecco la risposta nerazzurra firmata Zapata, autore di una doppietta da grande attaccante qual è (54’ e 60’). Il pari fa sorridere Gasperini e non solo perché arrivato dopo una rimonta: il secondo posto resta al sicuro e la doppia sfida al Liverpool, in questo senso, potrà essere vissuta con maggiore serenità.
“I ragazzi hanno fatto una gara straordinaria, non era facile giocare a certe velocità contro questo Ajax – ha spiegato soddisfatto il tecnico della Dea – Siamo stati bravi a rimontare e pareggiare, evidentemente in questo momento la testa della squadra è alla Champions”.
Stasera toccherà a Juventus e Lazio, alle prese con due impegni complicati, resi ancor più insidiosi dalle problematiche di formazione. Nei bianconeri che andranno ad affrontare il Barcellona (ore 21), infatti, mancherà ancora Cristiano Ronaldo, il cui tampone non ha ancora dato l’attesissimo responso di negatività. Niente sfida con Messi, insomma, ma soprattutto un ulteriore grattacapo per Pirlo, alle prese con una vera e propria emergenza difensiva. Per sua fortuna Bonucci, uscito malconcio domenica contro il Verona, sembrerebbe aver recuperato, altrimenti avrebbe avuto il solo Demiral come centrale di ruolo.
La pressione è forte, anche perché gli ultimi pareggi raccolti in campionato non hanno certo giovato all’ambiente, abituato a ben altri risultati. Certo però che il Barcellona non se la passa meglio, anzi: dopo la sconfitta nel Clasico col Real Madrid di sabato, ieri sono arrivate le dimissioni del presidente Bartomeu e di tutta la giunta direttiva, lasciando il club privo di qualsiasi guida societaria credibile. Insomma, i fasti del 2015, quando Juve e Barça si contesero la Champions in quel di Berlino, sono lontani anni luce, ma il match resta comunque interessantissimo, oltre che maledettamente importante.
“Il Barcellona è una squadra forte con grandissimi giocatori nonostante le assenze, quindi dobbiamo affrontarla con grande voglia e determinazione – il pensiero di Pirlo – Messi? L’ho affrontato tante volte da giocatore, questa sarà la prima da allenatore: è ancora al top, speriamo non sia in grande serata”. Questa mattina, se tutto andrà bene, il tecnico potrà arruolare anche Bonucci, andando così a comporre un 3-4-1-2 con Szczesny in porta, Demiral, Bonucci e Danilo in difesa, Cuadrado, Bentancur, Rabiot e Kulusevski a centrocampo, Ramsey sulla trequarti, Morata e Dybala in attacco. Koeman, anch’egli alle prese con diverse assenze pesanti (Ter Stegen, Umtiti e Piqué), risponderà con un 4-2-3-1 che vedrà l’ex Neto tra i pali, Dest, Araujo, Lenglet e Jordi Alba nel reparto arretrato, Busquets e De Jong in mediana, Trincao, Pedri e Ansu Fati alle spalle di Messi.
Serata molto complicata anche per la Lazio e non solo per la forza, comunque da non sottovalutare, del Club Brugge (ore 21). A rendere difficilissima la trasferta di Bruxelles infatti ci si è messo il Covid, che ha letteralmente decimato la squadra di Inzaghi, privandola, tra gli altri, di Immobile, Luis Alberto e Lazzari. L’elenco, peraltro non ancora ufficiale, è però molto più lungo, tanto che il tecnico avrà con sé solo sette uomini per la panchina, tutti Primavera a eccezione di Muriqi. Un bel guaio, peraltro destinato a trascinarsi per almeno 10-15 giorni, a voler essere ottimisti ovviamente.
“Abbiamo diversi giocatori rimasti a Roma, siamo in 16 – ha sospirato Inzaghi in conferenza stampa – È una situazione difficile, non ce lo aspettavamo. Eravamo partiti molto bene con il Dortmund e volevamo venire a Bruges a competere, ma queste problematiche ci sono per tutte le squadre: sono sicuro che quelli che scenderanno in campo daranno il 120% per la maglia della Lazio”.
Non resta che appellarsi a questo, anche se quanto accaduto in Europa League tra Napoli e Az Alkmaar (gli olandesi, senza 13 giocatori, hanno espugnato il San Paolo), lascia un pizzico di speranza in più. Formazione, dunque, totalmente obbligata per Inzaghi, che schiererà un 3-5-2 con Reina in porta, Patric, Hoedt e Acerbi in difesa, Marusic, Akpa Akpro, Parolo, Milinkovic-Savic e Fares a centrocampo, Correa e Caicedo in attacco. Clement proverà ad approfittare della situazione con un 4-3-3 che vedrà Horvath tra i pali, Mata, Mechele, Ricca e Sobol nel reparto arretrato, Vormer, Vanaken e Rits in mediana, Diatta, Dennis e De Ketelaere nel tridente offensivo.