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Juve, a Palermo è il grande giorno di Conte: scontata la squalifica, torna in panchina

Dopo 120 giorni di squalifica l’allenatore bianconero siederà per la prima volta sulla sua panchina in questa stagione, e lo farà al Barbera di Palermo – Trova la Juventus come l’aveva lasciata al termine della scorsa stagione: prima.

Juve, a Palermo è il grande giorno di Conte: scontata la squalifica, torna in panchina

Il giorno che tutti gli juventini aspettano da tempo, è finalmente arrivato. Domenica pomeriggio Antonio Conte tornerà a sedersi sulla panchina bianconera. Lo farà nella cornice del Barbera di Palermo, 209 giorni dopo l’ultima volta (120 di squalifica). Che Juventus-Atalanta dello scorso 14 maggio non fosse una partita normale lo si era già capito: i tifosi bianconeri hanno ancora la pelle d’oca quando ripensano all’addio di Alex Del Piero. Quel giorno Conte pensava a tutto fuorchè alla vicenda del calcioscommesse, ignaro che quella panchina gli sarebbe stata tolta per parecchio tempo. Poi è arrivata l’estate, l’accusa di illecito sportivo e di omessa denuncia da parte della Procura Federale, i tre gradi di giudizio, la squalifica (definitiva) a 4 mesi pronunciata dal Tnas per omessa denuncia relativa alla partita Albinoleffe-Siena. Una vera e propria bufera, alimentata anche dal diretto interessato, protagonista di una conferenza stampa di rara intensità. “C’è un giudice che parla di me, dice cose inopportune, forse da tifoso – aveva tuonato Conte affiancato dai suoi legali. – Ha qualcosa di personale con me. E’ una vicenda assurda, agghiacciante, soprattutto nei miei confronti: io non ho mai scommesso in vita mia, sono sempre stato corretto, in campo e fuori”.

Uno sfogo che ha spaccato ancor più l’Italia, che come sempre si è divisa tra bianconeri e non. Da una parte i giustizialisti “a prescindere”, dall’altra il popolo juventino, schierato in massa con il proprio condottiero. Una sorta di guerra santa (suvvià, passateci il termine!) del calcio, sulla falsa riga di Calciopoli, destinata però a finire il 9 dicembre. Perché Antonio Conte è pronto a riprendersi il ruolo di protagonista che gli spetta, anche se quello, a dire il vero, non è mai venuto a mancare. Le decisioni infatti le ha sempre prese lui, sicuramente a Vinovo, forse anche negli stadi, dove le telecamere erano fisse sul suo box, un po’ come l’immancabile Fabio Paratici, sempre col cellulare in mano manco fosse l’ultimo giorno di mercato. Scherzi a parte, è chiaro che il tecnico ha sempre diretto la squadra, ma è altrettanto lampante che riaverlo in panchina sarà tutta un’altra cosa. Non ce ne voglia il buon Alessio, ma lui sta a Conte come un micio sta ad una tigre, almeno a livello di grinta. La bravura tattica (di entrambi) non si discute, ma qui, come diceva Al Pacino, “un centimetro può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta”. E allora va bene il lavoro in settimana, ma in partita servono gli occhi spiritati, la voce roca, le sfuriate contro tutto e tutti, le esultanze da ultras. Da domenica il calcio ritrova Antonio Conte, un personaggio destinato a dividere. E che proprio per questo ci è mancato maledettamente.

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