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Juncker ai greci: “Votate sì al referendum sul piano”

Spero che l’Eurozona rimanga a 19“, perché “quella che stiamo giocando non è una partita di poker: o vinciamo tutti o perdiamo tutti“, ma ora “il governo greco deve dire la verità al suo popolo”. Lo ha detto il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, a poco più di 24 ore dalla bancarotta della Grecia, che ormai appare inevitabile, poiché domani a mezzanotte scadranno debiti di Atene nei confronti del Fmi per 1,6 miliardi di dollari e i negoziati sono ormai interrotti da venerdì sera. Domenica, quando ormai sarà troppo tardi per evitare la bancarotta, il popolo greco si recherà alle urne per dire via referendum se riteneva accettabile o meno il pacchetto di misure proposto dall’Europa. 

Si diceva che Juncker avrebbe potuto proporre oggi, in extremis, un nuovo pacchetto di misure, ma così non è stato. Le proposte sul tavolo sono quelle già rese note da Bruxelles e il numero uno della Commissione ha esplicitamente esortato gli elettori greci a votare sì alla consultazione di domenica, perché un voto contrario significherebbe “dire no all’Europa. Se invece il popolo greco votasse sì, vorrebbe dire che la Grecia vuole restare con gli altri. Dirò ai greci, che amo profondamente, che non bisogna suicidarsi perché si ha paura di morire. Bisogna votare sì indipendentemente dalla domanda posta”. 

A livello personale, “sono rattristato dallo spettacolo che l’Europa ha dato di sé sabato scorso – ha continuato Juncker -. Egoismi, giochi tattici e populismi hanno avuto la meglio. Dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto, mi sono sentito un po’ tradito. La drammatizzazione dei punti di disaccordo ha avuto la meglio sulla collaborazione per il bene comune. Non ci sono stati ricatti da parte nostra, né misure da prendere o lasciare, la Commissione e l’Eurogruppo non meritano tutte le critiche che sono state loro rivolte”. 

Piuttosto, secondo Juncker, “venerdì, mentre ancora lavoravamo per trovare un accordo, la trattativa è stata spezzata dal governo greco, che ha indetto il referendum iniziando a fare propaganda per il no. Questo non aiuta nessun cittadino greco. Tutti i governi di Paesi in difficoltà hanno preso decisioni impopolari, pagandone il prezzo politico, come è avvenuto in Irlanda o in Portogallo, ma è così che deve essere: vengono prima le responsabilità delle biografie personali”. 

Quanto al pacchetto di misure proposte dai creditori, Juncker ha assicurato che “non contenevano tagli ai salari né alle pensioni. Non erano stupide misure di austerità: alcuni interventi sarebbero stati pesanti nel breve termine, ma il peso dell’aggiustamento fiscale era stato alleggerito di 12 miliardi e l’obiettivo era riportare il Paese sulla strada della crescita”. 

Sul fronte delle retribuzioni, “quello che avevamo chiesto era di rivedere la griglia delle retribuzioni nel settore pubblico e il modello della contrattazione in quello privato. Per quanto riguarda le pensioni, invece, lo stesso governo greco ammette che il sistema attuale non è sostenibile. Si può iniziare, ad esempio, rimuovendo gli incentivi al prepensionamento. Abbiamo poi sostenuto la necessità di combattere la corruzione e di ridurre i privilegi di cui godono gli armatori. Questo pacchetto vuol dire anche più crescita e più investimenti. I greci devono sapere che, da parte nostra, la porta rimane aperta”.  

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