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JP Morgan: gli hacker violano 80 milioni di conti, ma non rubano un dollaro

L’attacco hacker subito JP da Morgan lo scorso giugno (e scoperto a luglio) è stato molto più grave del previsto: i pirati informatici hanno violato settantasei milioni di conti correnti di consumatori e sette milioni di conti di piccole aziende. Lo ha rivelato il colosso bancario statunitense in alcuni documenti depositati alla Sec, precisando che il conto totale delle violazioni non ammonta affatto a un milione, come inizialmente stimato, ma addirittura a più di 80 milioni, una somma che corrisponde al numero dei conti di ben due terzi delle famiglie americane. 

L’azione di pirateria ha compromesso ben 60 server ma il movente – a quanto pare – non era il furto, visto che da nessuno dei conti sembra mancare un dollaro. Le caratteristiche dell’attacco inducono perciò a escludere una comune operazione di criminalità hacker: si pensa piuttosto a un’azione più sofisticata, che potrebbe coinvolgere governi o organizzazioni estere, dalla Russia all’Europa orientale e meridionale. 

Il Wall Street Journal scrive però che – secondo alcuni esperti –la natura delle informazioni sottratte appare limitata e legata alle attività di marketing della banca, piuttosto che alle sue operazioni finanziarie. La stessa JP Morgan ha fatto sapere che gli hacker hanno ottenuto solo informazioni personali sui clienti (nomi, indirizzi, e-mail e numeri di telefono), senza riuscire a effettuare login nei conti, né ad accedere a dati sensibili come password, numeri identificativi del social security (il codice fiscale americano), numeri di conto e date di nascita. Insomma, la Banca assicura che – nonostante tutto – i soldi “sono al sicuro”.

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