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JP Morgan gela i mercati: il Ceo Dimon prevede “un uragano economico” e l’inflazione fa paura

Carlo Musilli - FIRSTonline

“Preparatevi per un uragano economico: a causarlo saranno la Fed e la guerra in Ucraina”. Con queste parole JP Dimon, banchiere simbolo degli Usa, ha gettato nel finale un secchio di acqua gelida sui listini europei. Poche ore prima a Wall Street c’era stato l’incredibile capitombolo di S&P Global (-8%): l’agenzia di rating ha sospeso la guidance per via delle incerte condizioni macroeconomiche, trascinando all’ingiù anche Moody’s (-8%). Il tutto all’indomani della confessione di Janet Yellen, a capo del Tesoro Usa: “Sull’inflazione un anno fa mi sono sbagliata”. Nel giorno in cui ha preso ufficialmente il via il taglio del bilancio della Fed, il Quantitative Tightening, arrivano dagli Usa conferme che, per ora, alla finanza globale manca una bussola affidabile.

Scendono le borse asiatiche per il secondo giorno consecutivo, penalizzate dalla chiusura in calo di Wall Street e dal timore di nuove restrizioni ad Hong Kong. Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è intorno alla parità, così come il Nikkei di Tokyo ed il BSE Sensex di Mumbai. Kospi di Seul -1,3%.

L’Hang Seng, l’indice di riferimento del mercato azionario della ex colonia inglese, perde l’1,6%. Di ritorno dal suo viaggio a Pechino, dove ha incontrato anche il presidente Xi Jinping, il nuovo amministratore della città, John Lee, ha detto che le autorità devono impegnarsi di più nel contrasto alla pandemia. È il segnale che, nonostante le riaperture a Shanghai, la politica zero Covid non cambia.

I future di Wall Street sono poco mossi: ieri il Nasdaq ha chiuso in ribasso dello 0,7%, stessa variazione per l’S&P500.

Da segnalare il terremoto in casa Meta (ex Facebook). Dopo 14 anni si è dimessa da Coo Sheryl Sanberg, il braccio destro di Mark Zuckerberg.

A innescare il ribasso dopo un avvio promettente sono stati i dati migliori del previsto sull’attività industriale Usa. La notizia ha riacceso la paura di una stretta ancora più aggressiva per raffreddare l’inflazione.

Subito dopo la pubblicazione dell’indice Ism manifatturiero sono iniziate le vendite sulle obbligazioni: il rendimento del Treasury Note a dieci anni è salito fino a 2,93%, stamattina è a 2,92%, da 2,85% del giorno prima. Lo spread tra il due anni e il dieci anni si è ridotto di poco, a 26 punti base. Poco mossi i tassi reali, sui massimi delle ultime tre settimane.

A infiammare gli animi ci ha pensato Jamie Dimon. Ma non ha scherzato neppure Mary Daly, la colomba della Fed di San Francisco, che ha sostenuto la necessità di aumenti a ritmo serrato fino al 2,50% “al più presto”.

Una Fed ancora più aggressiva sull’inflazione aumenta il rischio di recessione. La pensa in questo modo Tracie McMillion, a capo delle strategie di investimento di Wells Fargo: nel corso dell’intervista rilasciata stanotte a Bloomberg, la strategist afferma che la stagnazione potrebbe arrivare già alla fine di quest’anno.

Il dollaro si sta apprezzando sulla maggior parte delle valute mondiali: stamattina in Asia si indeboliscono soprattutto lo won della Corea del Sud e lo yuan. Si rafforza la rupia indiana. Euro in assestamento, a 1,065, dopo due sedute di forte ribasso.

Nel corso della notte si è allentata la pressione sui prezzi del petrolio. Stamattina, il Wti è in calo del 2%, a 113 dollari in attesa delle decisioni dell’Opec+. L’Arabia Saudita è pronta ad aumentare la produzione di petrolio nel caso in cui quella della Russia dovesse calare in modo sostanziale a causa delle sanzioni. Lo riporta il Financial Times citando fonti secondo cui l’Arabia Saudita è consapevole dei rischi attuali legati alle nuove sanzioni contro Mosca e all’accordo fra Ue e Gran Bretagna per vietare le assicurazioni sulle navi che trasportano petrolio russo.

Rallenta la manifattura Ue ma spaventa di più l’inflazione

Le parole di Jamie Dimon sono rotolate come macigni sui listini europei, contribuendo a ribaltare l’andamento della seduta. È sempre più viva la paura per l’inflazione, ai massimi dagli Anni Settanta. Ma la pubblicazione dei dati Pmi sulle intenzioni d’acquisto delle aziende ha risvegliato nella mente degli investitori il rischio stagflazione: a maggio il settore manifatturiero è sceso ai minimi da 18 mesi a 54,5 (da 55,5 di aprile). In Italia il calo è a 51,9, oltre le attese. Ma la bilancia per ora pende dalla parte della sindrome inflazione.

Deutsche Bank vede un aumento di 0,50 a luglio

Secondo gli economisti di Deutsche Bank, la Bce Francoforte dovrà alla fine cedere ai falchi e aumentare a luglio i tassi di 50 punti base. Il governatore austriaco Robert Holzmann sostiene che un tale aumento è necessario per dare un segnale chiaro che la Bce è intenzionata seriamente a contrastare l’inflazione. Altrimenti, ha aggiunto, più avanti serviranno “misure ancora più dure”.

Vola il rendimento dei Btp a 3,18%, spread a 200 punti

Le tensioni sui tassi ad una settimana dal vertice della Bce hanno dominato il mercato obbligazionario. Il rendimento del Bund decennale tedesco è salito a 1,13%, da 1,11%. Il Btp viaggia invece a 3,18%, da 3,11%, ai massimi dal 9 maggio. Il differenziale di rendimento tra Italia e Germania è tornato sopra la soglia psicologica dei 200 punti base, dai 198 della chiusura precedente.

I mercati monetari prezzano intorno al 40% la probabilità di un incremento di mezzo punto percentuale già a luglio: si sono mossi per una stretta complessiva di 120 punti base entro fine anno.

I dati macro pesano sull’euro, che arretra nuovamente sotto 1,107 contro il dollaro e scambia a 1,062, in ribasso dello 0,9%.

Borse in rosso dopo l’apertura Usa. Milano -0,9%

Le borse continentali, dopo un tentativo di rialzo nel primo pomeriggio, hanno preso con convinzione la via delle vendite.

Piazza Affari perde lo 0,9% e arretra a 24.283 punti base. Il bilancio è più pesante ad Amsterdam (-1,64%) e Madrid (-1,14%). Limitano i danni Parigi (-0,77%) e Francoforte (-0,34%).

Alla City si salva il fenomeno Dr. Martens (+28%)

Fuori dall’area della moneta unica il rosso domina Londra (-1,01%). Ma corre in controtendenza il marchio di calzature Dr Martens (+28,65%), dopo aver previsto un aumento dei ricavi annuali, grazie agli aumenti dei prezzi e alle maggiori vendite di scarpe e stivali.

Tiene l’auto. Stellantis vende meno (-15,5%) ma guadagna di più (+1,74%)

A sostenere il Toro in Piazza Affari ci ha pensato il settore auto, in ripresa in tutta Europa, nonostante il bollettino delle vendite continui a segnare cali a doppia cifra. Il titolo migliore è stato Stellantis (+1,74%) che a maggio in Italia ha venduto il 15,5% in meno di un anno fa, in linea con il resto del mercato. Avanza anche Pirelli (+1,05%), mentre non si fermano invece le vendite su Ferrari (-2,07%). Pirelli +1,07%, Iveco +0,35%.

Decolla Leonardo, stop di Vivendi al rally di Telecom

Leonardo (+1,5%) festeggia “un’ulteriore espansione della flotta di elicotteri bimotore AW139 in Australia con un ordine per tre unità”.

L’intervista al pdg di Vivendi, promo socio privato di Telecom (-3,5%), ha gelato gli acquisti sul titolo: Arnaud de Puyfontaine ha detto che si opporrà alla cessione della rete se l’offerta sarà di 21 miliardi.

Frenano le banche, accordo commerciale Bper/Nexi

L’effetto Dimon ha colpito le banche, in frenata nel finale a partire dai Big Unicredit e Intesa Sanpaolo. Chiude in rosso anche Bper (-0,35%) che ha siglato con Nexi (-0,44%) un accordo commerciale per la gestione dei Pos.

Saipem (-4,1%) fa cassa, un rigassificatore marino per Snam

In rosso dopo l’avvio in rialzo anche Saipem (-4,1%), che ha ceduto a Kca Deutag le attività di drilling onshore. Il gruppo incasserà 550 milioni di dollari e otterrà il 10% delle azioni della nuova entità.

Debole Snam (-0,26%) che ha acquistato per 350 milioni di dollari la Golar Tundra, nave adibita allo stoccaggio ed alla rigassificazione.

Tra i Big tiene Moncler (+1,1%), premiata da Barclays. Più prudente Ferragamo (+0,1%).

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