“John Elkann ha dimostrato di saper affrontare con i fatti e non con le parole le incertezze fin dai tempi della morte del nonno. E di dubbi all’epoca ce n’erano tanti”. Queste parole di uno “stretto collaboratore di Exor” confidate al Financial Times servono ad inquadrare le tante novità maturate, con grande discrezione, nella struttura del più importante gruppo privato italiano, sempre più internazionale e con un focus aperto a nuove missioni, oltre alle quattro ruote. In sintesi:
Cominciamo dal fondo. Dalla lettura dei documenti allegati al prospetto per l’acquisizione di una quota di Philips emerge che John Elkann ha lasciato la presidenza della Giovanni Agnelli Bv, la cassaforte che controlla il 52% della holding Exor (ma il 90 % dei diritti di voto). A succedergli sarà una persona esterna alla famiglia: Jeroen Preller, avvocato olandese, partner dello studio legale NautaDutilh che ha assistito le società della galassia in varie operazioni.
Come scrive MF, che ha lanciato la notizia, quando di preciso il passaggio di consegne sia avvenuto non è chiaro; deve essere recente, dato che ancora a metà maggio – quando l’ex accomandita ha approvato il bilancio 2022 con 36 milioni di euro di dividendi per i vari soci rappresentanti di nove rami della dinastia – Elkann era ancora in sella.
Elkann lascia la presidenza della Giovanni Agnelli: perché?
Perché questo passo indietro? Non si esclude che la mossa possa servire a complicare le mosse dei legali di Margherita Agnelli, più che mai impegnata a contestare l’eredità dell’Avvocato. Ma questa versione è smentita dal gruppo. Si fa notare semmai il leader del clan dimostra sempre più di volersi concentrare sui ruoli operativi delle società di un gruppo sempre più composito e complesso. Elkann aveva già lasciato la presidenza di Exor ad Ajay Banga poi, dopo la nomina di quest’ultimo alla Banca Mondiale a Nitin Nohria, mantenendo per sé la carica di amministratore delegato.
Il nuovo asset della holding Giovanni Agnelli
La mossa del resto si inserisce nell’ambito di un riassetto più complessivo della compagine societaria. Su otto consiglieri due sono tecnici – appunto il presidente Preller e il consigliere John Brouwer, avvocato di Allen & Overy – e sei sono invece esponenti dei vari rami famigliari del clan. Tra questi Andrea Agnelli, il quale a gennaio aveva annunciato l’uscita dal board di Exor e di Stellantis. Vengono inoltre confermati Benedetto Della Chiesa e Luca Ferrero de Gubernatis Ventimiglia e fanno il loro esordio nella cassaforte Alexandre von Fürstenberg, Niccolò Camerana e Filippo Scognamiglio (managing director di Bcg-Boston Consulting Group). Escono assieme ad Elkann il general counsel di Exor Florence Hinnen e, tra i familiari, Alessandro Nasi e Tiberio Brandolini D’Adda.
Inoltre, in questi anni sono state apportate vari cambiamenti nella governance della dinastia Agnelli, che ormai è alla quinta generazione e conta oltre cento azionisti così distribuiti: in testa c’è il gruppo Giovanni Agnelli (John, Lapo e Ginevra Elkann) forte del 37,96% seguito dagli eredi di Maria Sole (12,32%) e di Umberto (11,85%). L’elenco continua con Giovanni Nasi (8,75%), Laura Nasi-Camerana (6,52%), i Brandolini D’Adda (5,67%), e gli eredi di Susanna Agnelli-Rattazzi (4,81%), i Nasi-Ferrero (3,47%), di Emanuele Nasi (2,58%), i Furstenberg (0,27%), gli eredi di Umberta Nasi (0,001%) e il resto tra Fondazione Agnelli (0,95%) e azioni proprie (4,86%).
Su questo arcipelago John Elkann governa da sovrano assoluto attraverso il suo ruolo di amministratore delegato di Exor, che è la vera macchina degli investimenti e quella che produce i dividendi da far risalire attraverso la Giovanni Agnelli Bv a tutti i parenti. Ogni anno Exor stacca circa 100 milioni di euro di cedole, che per il 52% arrivano alla holding e poi via via vengono distribuiti.
Exor si concentra sul rilancio del Nav
Risale proprio ad Exor la necessità di moltiplicare gli sforzi alla ricerca del Nav perduto. Il net asset value, sottolinea lo stesso John nel ritratto intervista al Financial Times, è il metro di valutazione preferito dai mercati. Ma, nel caso di Exor, lo sconto che riflette la distanza tra la somma delle partecipate rispetto al valore di Borsa dalla holding, è oggi ai massimi storici: addirittura il 45% a testimonianza che, lungi dal vedere i vantaggi dell’appartenenza al gruppo, il mercato non individua vantaggi nella strategia di gruppo.
Un gap che oscura i non trascurabili meriti della gestione di John che, partito da un Nav di 4 miliardi nel 2009, il gruppo è salito a 33 miliardi mentre il valore del titolo è balzato da 9 a 80 euro circa grazie alla valorizzazione di Ferrari, Cnh e alle mosse che hanno portato, con il determinante contributo di Sergio Marchionne, all’avventura di successo di Fiat Chrysler prima, al controllo del 14% di Stellantis.
La svolta di Philips: così Elkann scommette sul business della salute
Ora, dopo l’avvio dell’avventura nel lusso con l’acquisto di Louboutin, l’ultima scommessa riguarda la sanità. Exor, sfruttando un passaggio difficile nel rilancio di Philips, azzoppata dai danni provocati dalla vendita di apparecchiature biomedicali difettose negli Usa, ha investito 2,6 miliardi di euro per il 15% di una società simbolo dell’economia olandese, impegnandosi a non varcare la soglia del 20%. “come sempre saremo azionisti amici, ma con un occhio attento “dichiara Suzanne Heywood, il coo del gruppo precisando che “saremo critici ma a fin di bene. Non ci comporteremo da attivisti”.
Come del resto impone la storia di una delle grandi dinastie familiari europee che, alla pari degli svedesi Wallemberg, ha sposato senza riserve la logica della creazione di valore e oggi cerca di applicarla con tenacia. Accanto all’auto, perciò, cresce il lusso (Ferrari in testa +40% da gennaio in Borsa, seguono Louboutin e la cinese Shang Xia) e, ultimo arrivato, il settore salute: prima una quota della francese Mérieux (nel cui consiglio siede John), poi il 45% dell’italiana Lifenet Healthcare.
Il neo della Juve
Infine, il Lingotto, ovvero la società di investimenti che Elkann ha affidato alla guida di George Osborne, l’ex cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito. Un modo per riaffermare la vicinanza al mondo degli affari e della politica british (vedi il controllo dell’Economist) che si combina con il tradizionale rapporto con la Francia ed i più recenti agganci con l’Olanda. Con buona pace dei rancori della destra sovranista per l’atteggiamento dei giornali del gruppo nel Bel Paese che non impedirà a Stellantis di chiudere il negoziato per un maggior impegno del gruppo in Italia. Manca all’appello, ahimé, un segnale per la Juventus, l’unica vera croce di Exor. Si resta fermi alla secca smentita a Reuter che in estate aveva parlato di accordi per rafforzare il club con azionisti internazionali. Ma non dimentichiamo: John è uomo di fatti, non di parole.
What self-image, if any, is John Elkann attempting to build? For the sake of good taste, we’ll not delve into the affair in which his mother (Margherita Agnelli) and the three Elkann sons have been at war for years over the family inheritance and control of Exor: with blatant tax evasion, unfaithful managers and incomplete accounts, reticent notaries and bogus or invalid wills, armed assaults on Margaret’s advisers, death threats, etc., for over a decade.
https://exorleak.wordpress.com/2022/11/29/to-the-bitter-end/
Let’s point out that the contracts passing control of the family holding company to the Elkann siblings appear to be phony, so the whole fable presented here in the FT article, what value does it have if John Elkann allegedly usurped the inheritance of his grandfather, Gianni Agnelli, at the expense of his mother, Margherita Agnelli.
https://exorleak.wordpress.com/2023/07/21/the-legacy-of-gianni-agnelli-the-heartbreak-of-a-family/
Judges in the various legal proceedings in Switzerland and Italy will decide the fate of the heritage affairs beleaguering Exor.