Via libera della Camera al Ddl delega sul lavoro. Il cosiddetto Jobs Act, per il quale si pensava di chiudere (a Montecitorio) tra oggi e domani, ha così bruciato i tempi ed è già pronto per tornare ora all’esame del Senato. Nella votazione al provvedimento si sono registrati 316 voti favorevoli e sei contrari. Non hanno partecipato al voto uscendo dall’Aula M5s, Forza Italia e Lega, più trenta deputati ‘dissidenti’ del Pd che, pochi minuti prima della votazione finale, hanno firmato un documento per spiegare le ragioni del dissenso. Mentre la componente di Pippo Civati si è espressa contro. Hanno votato no rimanendo in Aula anche Francesco Saverio Romano di Forza Italia e Gianni Melilla di Sel, mentre Massimo Corsaro, di Fratelli d’Italia-An, ha votato sì in dissenso dal gruppo.
Nella mattina di oggi erano ricominciate nell’Aula di Montecitorio le votazioni sugli emendamenti al testo: ieri erano state respinte tutte le proposte di modifica e mancava all’appello il voto su un ultimo emendamento, che è stato bocciato. Poi si è passati all’esame di circa sessanta ordini del giorno, per i quali l’Assemblea ha votato per il via libera alla riforma. La battaglia si sposta ora al Senato.
Fassina ha riconosciuto che il lavoro in Commissione alla Camera ha migliorato il testo “ma – ha sottolineato – restano valutazioni negative sui punti decisivi”. Mancano ad esempio le risorse per le politiche attive e passive, e gli stessi fondi per gli ammortizzatori nel 2015 sono meno di quelli per la cassa integrazione in deroga nel 2014. Critiche anche alle norme sui licenziamenti, sul demansionamento e sui controlli a distanza. “Anche le parole del presidente del Consiglio in queste settimane – ha chiosato – non aiutano a una valutazione positiva”.
Nel passaggio alla Camera del Ddl delega sul lavoro (Jobs act) sono stati precisati i termini delle tutele previste per i casi di licenziamenti per motivazioni economiche o disciplinari. Innovazioni, rispetto a quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori, che riguardano le nuove assunzioni a tempo indeterminato, ‘a tutele crescenti’ e che dovranno essere declinate nei decreti attuativi che, secondo gli impegni assunti dal Governo, dovranno entrare in vigore con l’inizio del 2015. E’ stata così esclusa “per i licenziamenti economici la possibilità di reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio” e limitato “il diritto di reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato”.
Vengono inoltre previsti “termini certi per l’impugnazione del licenziamento“. La commissione Lavoro ha tra l’altro stabilito che i cosiddetti controlli a distanza possono essere disposti solamente “sugli impianti e sugli strumenti di lavoro” e che la cassa integrazione potrà essere erogata anche alle aziende cessate ma che siano ancora in grado di riprendere l’attività.