Potremmo definire Mirò uno degli artisti più fantasiosi, quasi il creatore del buffo e dell’assurdo, ma chi era veramente Joan?
Joan Mirò era un piccolo uomo metodico che al mattino si alzava molto presto per andare in studio e mettersi davanti al cavalletto, esattamente come avrebbe fatto se fosse stato un impiegato seduto dietro alla scrivania, e come un colletto bianco lavorava otto ore al giorno. Poi rincasava, mangiava e leggeva per distrarsi prima di andare a letto – tutti i giorni cosi.
Il suo studio a Palma di Maiorca era talmente ordinato che non sembrava l’atelier di un’artista, ma piuttosto un gabinetto medico. Infatti, tutti i pennelli erano ordinati e puliti mentre i tubetti dei colori perfettamente allineati sul tavolo sembravano soldatini di piombo.
L’uomo Mirò si trasforma in artista solo quando prendeva in mano il pennello; in quel preciso momento ogni emozione, sogno, illusione prendeva forma sulla tela. Ed ecco che i pesci con le ciglia finte nuotano nello spazio e le scale si inclinano nel nulla – come ad osservare i baffi senza volto che si arricciano intorno ai triangoli.
Naturalmente Mirò é uno dei grandi maestri del secolo scorso, proprio come Matisse e Picasso. Siamo nel 1958 quando Joan si convive che la sua arte è stata superata, ne è talmente persuaso che tra dipinti e disegni da alle fiamme oltre cento opere. Un falò dal costo di tanti milioni di euro di oggi di cui il Times riportò i fatti, comprese le parole del pittore: “Il solo modo di rinnovarsi é di svecchiare, di dare un’energetica ripulita”.
La città di Barcellona lo ha onorato posizionando alcune sue opere in città, oltre a far mettere una lapide sulla facciata della casa dove è nato nel 1893 in un quartiere dove tutto era colore. Infatti, il mercato dei fiori e degli uccelli era un trionfo di profumi che l’aria trasportava tutto intorno.
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