Il New York Times l’ha definita la ‘Chef filosofa’. Nel 2015 lo chef buddista newyorkese Éric Ripert l’ha invitata a New York per cucinare nel ristorante Le Bernadin e, nel 2017, è divenuta celebre al grande pubblico dopo essere apparsa in una puntata di Chef’s Table su Netflix. Quest’anno ha vinto gli Asia’s 50 Best Restaurants Icon Award 2022.
Chi è Jeong Kwan, da dove viene la monaca cuoca coreana e come è diventata famosa
Jeong Kwan monaca buddista originaria di Yeongju, nella Corea del Sud, a diciassette anni decise di andare via di casa per vivere con le suore Zen nell’eremo di Chunjinam. E qui preparava i pasti per i monaci e per i visitatori del tempio utilizzando gli ingredienti coltivati nell’orto e conservati con le tecniche dell’essiccazione e della fermentazione attuando il concetto di cucina come meditazione.
Oggi è una celebrità internazionale che gira il mondo confrontandosi con i più grandi chef stellati. Jeong Kwan arriva ora in Italia per una serie di incontri con chef, scuole di cucina e corsi aperti al pubblico.
Il primo appuntamento del fitto calendario di impegni della monaca è previsto ad ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, qui Jeong Kwan il 18 luglio terrà una lezione di cucina riservata agli allievi della Scuola nel cuore della Food Valley. A seguire, la cena d’autore con Sara Nicolosi e Cinzia De Lauri, due chef diplomate ALMA e oggi alla guida del ristorante milanese Altatto, dove propongono una cucina vegetale e sostenibile.
Jeong Kwan in Italia, le tappe
Il 19 luglio la monaca farà tappa a Milano dallo chef Pietro Leemann del ristorante Joia – il primo ristorante vegetariano in Europa a essere insignito della stella Michelin e l’unico stellato vegetariano in Italia – per realizzare dei piatti a quattro mani che saranno documentati in un video disponibile sul canale YouTube dell’Istituto Culturale Coreano.
Nelle giornate del 21 e 22 luglio la “chef filosofa” scenderà a Roma presso la sede di Eataly dove sarà impegnata in due appuntamenti aperti al pubblico, per far conoscere il legame tra la cucina coreana vegana e la filosofia buddista.
In particolare, il 21 luglio alle ore 19.00 terrà il corso pratico di cucina per preparare il Rosolato di funghi shiitake in sciroppo di riso, le Verdure di stagione alla coreana e il Dubu jang, un dressing a base di tofu. Il rosolato è la ricetta che Jeong Kwan racconta su Netflix e a cui è molto legata poiché fu l’ultimo piatto che cucinò a suo padre quando andò a trovarla nel tempio per convincerla a tornare a casa. Il padre, dopo averlo assaggiato, si rese conto che doveva esserci un senso di pace in quello stile di vita e le disse: “Me ne torno a casa senza preoccupazioni, stammi bene” e dopo una settimana morì.
Il giorno seguente, sempre alle ore 19.00, si potrà prendere parte alla suggestiva cerimonia del Baru Gongyang, il pasto monastico che si consuma nelle ciotole di legno, chiamate baru in coreano. Un rituale meditativo nel corso del quale saranno servite pietanze vegane tipiche della cucina dei templi buddisti a base di riso, zuppe e contorni che ciascuno partecipante potrà degustare nel proprio baru. La monaca Jeong Kwan farà vivere a tutti i partecipanti un’esperienza davvero unica che si tramanda da millenni nei templi buddisti coreani.
I posti per entrambe le attività sono limitati, per partecipare è possibile consultare il sito di Eataly Roma.
Il cibo templare buddista per comunicare con il mondo e la cerimonia del Baru Gongyang
“Io comunico con il mondo tramite il cibo templare buddista. Sono stata in Italia nel 2019 grazie all’Istituto Culturale Coreano e sono molto felice di tornare quest’anno. Nei miei incontri racconterò la filosofia della cucina templare buddista attraverso il Baru Gongyang e le ricette a cui sono molto legata” racconta la monaca.
Nel tempio di Chunjinam Baekyangsa, in Corea del Sud, la religiosa segue i ritmi delle giornate e delle stagioni e porta avanti l’antica cultura culinaria buddista e i dettami della cucina contadina e tradizionale della Corea. Secondo gli insegnamenti buddisti preparare e condividere il cibo sono parte della pratica e, così, Jeong Kwan cucina per i monaci e i visitatori del tempio, piatti semplici e gustosi utilizzando le verdure e i fiori di stagione, le spezie di cui conosce tutte le peculiarità e le più antiche tecniche di conservazione e fermentazione.
Nella cucina templare sono proibiti tutti i cibi animali, tranne alcuni lattici, e anche gli ‘Osinchae’ (aglio, allim tuberosum, cipollotto, erba cipollina coreana, assafetida) perché interferiscono con la meditazione. Inoltre, è una cucina che vive in armonia con la natura e contrasta ogni forma di spreco alimentare.