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Javier Milei è l’astro nascente della politica argentina: un ultraliberista alla Casa Rosada? Ecco cosa scrive

Ilan Berkenwald on Flickr

Il discusso economista argentino Javier Milei è il politico del momento sulla scena globale. Questo personaggio, praticamente sconosciuto ai più prima degli ultimi mesi, potrebbe diventare il prossimo presidente dell’Argentina mettendo una pietra tombale su quella versione del peronismo che è il kirchnerismo. 

Nella primarie presidenziali di agosto (le elezioni argentine si svolgono in tre turni) Milei ha messo a segno una straordinaria performance. Se si ripeterà, come sembra probabile, il prossimo 22 ottobre potrebbe portarlo al ballottaggio finale di fine mese con buone possibilità di andare alla Casa Rosada.

Si valuta che da agosto il peggioramento della crisi argentina e la marcia della iperinflazione potrebbe arrecare altri consensi decisivi a Milei.

Milei è un ultraliberista e i suoi maestri sono i pensatori della scuola austriaca di economia. Per il momento il suo programma presidenziale si basa essenzialmente su affermazioni di principio e si mantiene piuttosto vago sulle misure concrete. 

E per il momento l’impegno principale nel suo programma è quello di sostituire il peso con il dollaro USA, anche se non si è ancora espresso nel definire la tempistica e le modalità di esecuzione di questa politica.

Alla scoperta di Milei

Come si diceva, Milei, fino a qualche mese fa, non era nel mainstream globale. In Italia, seppur molto legata all’Argentina, solo i militanti del movimento liberista conoscevano il suo pensiero e le sue iniziative.

Pertanto in italiano c’è ben poco degli scritti di questo peronaggio che potrebbe prender la guida di una delle nazioni più importanti del nostro pianeta dove, tra l’altro, esiste una vasta comunità di italiani.

Nel 2021 goWare, insieme all’editore bolognese Tramedoro, ha pubblicato un’antologia di scritti e saggi di Milei, tradotta e curata da Leonardo Facco che segue Milei da molti anni. Il libro ha un titolo provocatorio e rispecchia la personalità effervescente e combattiva dell’economista argentino: Viva la libertà,

Carajo! Breve antologia di saggi in difesa delle libertà individuali e del diritto di proprietà. Il libro è disponibile in tutte le librerie online in cartaceo e digitale.

Da questa pubblicazione goWare ha estratto per i lettori di FIRSTonline un brano che dà conto dell’idea di fondo che potrebbe guidare l’azione di Milei se all’inizio di novembre salisse alla Casa Rosada.

Il saggio riguarda la centralità del mercato nella visione economica e politica dell’autore. Nel libro si trovano anche i suoi interventi sulle questioni cruciali dello scenario argentino e mondiale. Ecco cosa scrive Milei.

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Milei: il mercato è un continuo processo di scoperta

Ci sono due modi diversi di affrontare il mercato capitalistico, anche tra gli stessi economisti che considerano il sistema dei prezzi liberi il miglior meccanismo per svolgere le funzioni allocative in un’economia.

Mercati perfettamente competivi

Da un lato c’è il tipico caso della microeconomia, in cui, in mercati perfettamente competitivi, l’economia opera con perfetta conoscenza. Così, la scelta di un individuo è la migliore tra una serie di alternative conosciute. Dati i prezzi di tutti i beni, ogni decisore può trasformare il proprio budget in una serie di beni e servizi alternativi e, tra tutti questi, seleziona quello che ritiene preferibile, in modo che tale selezione costituisca l’insieme degli acquisti e delle vendite che effettua sul mercato. In questa prospettiva, l’impresa di un mercato competitivo è che le merci acquistate e vendute si adattano perfettamente grazie a prezzi di equilibrio noti a tutti. Ogni tentativo di comprare e vendere ha successo. I beni che possono essere venduti ad un prezzo vantaggioso sia per il venditore che per l’acquirente. Pertanto, in questa cornice di mercato non ci sono sorprese e quindi non ci sono profitti o perdite straordinarie.

La scuola austriaca

Per un altro verso, questa visione contrasta nettamente con la posizione della Scuola Austriaca, che caratterizza il mercato come un processo di scoperta, dove ogni prezzo pagato o ogni reddito percepito è parte di un sistema, in cui ogni transazione è il risultato di scoperte simultanee fatte da tutte le parti coinvolte.

Ora, il mercato consiste in una successione di transazioni in continua evoluzione, che emergono come risultato dell’interazione delle offerte. Ad ogni momento, i beni acquistati dagli acquirenti e i redditi percepiti dai venditori rappresentano le scoperte fatte fino a quel momento dall’uno o dall’altro attore. Esprimono inoltre gli errori che essi hanno commesso e che altri avrebbero commesso se fossero stati consapevoli delle reali possibilità del mercato.

In questo contesto, le scoperte imprenditoriali possono continuare ad essere effettuate nella misura in cui esse esistono senza approfittare delle opportunità di uno scambio reciprocamente vantaggioso tra una qualsiasi coppia di partecipanti al mercato e rispetto a qualsiasi coppia di beni di cui sono proprietari. Inoltre, in un mercato con beni multipli, la scoperta di un’opportunità produrrà una cascata di nuovi cambiamenti nelle decisioni di acquisto e di vendita degli individui, così come nuove opportunità per scambi reciprocamente vantaggiosi. Così, il processo di mercato consiste proprio nella successione di scoperte indotte, un processo che si arresterebbe solo in assenza di cambiamenti esogeni. Cioè, quando sono già state sfruttate tutte le opportunità di scambi reciprocamente vantaggiosi e non c’è posto per ulteriori scoperte commerciali.

L’interazione spontanea dei soggetti

Pertanto, secondo la Scuola Austriaca, a differenza della prima, l’accento è posto sull’ignoranza (non conoscenza) che si nasconde dietro ogni decisione presa. 

Inoltre, il successo del mercato non consiste nella sua capacità di produrre esattamente un insieme di prezzi di equilibrio che porta ad un numero infinito di decisioni perfette (ciascuna adottata con una perfetta conoscenza di tutti i prezzi). Piuttosto, il successo sul mercato è giudicato dalla sua capacità di generare scoperte.

Partendo in ogni momento da un determinato contesto di reciproca ignoranza tra i partecipanti al mercato, il funzionamento del mercato offrirà spontaneamente gli incentivi e le opportunità che finiranno per portare questi partecipanti a dissipare sempre più le nebbie della non conoscenza. 

Infatti, sono queste nebbie ad essere responsabili dell’incapacità del mercato di raggiungere un perfetto equilibrio, ed è proprio il fatto che il mercato genera continuamente le intuizioni che le dissipano che permette di raggiungere il grado di aggiustamento effettivamente necessario.

La conoscenza è un risultato

Infine, la giustificazione razionale dell’uso della concorrenza deriva dalla mancanza di conoscenza anticipata dei fatti che determinano le azioni dei concorrenti. Per lo sport, così come per gli esami o i premi di poesia, sarebbe inutile organizzare una competizione se sapessimo in anticipo chi sarebbe il vincitore. Pertanto, il concorso deve essere considerato come una procedura per scoprire fatti che, senza competizione, sarebbero sconosciuti a tutti o, almeno, non sarebbero utilizzati.

Due corollari nascono immediatamente dalla formulazione di cui sopra: 1) la concorrenza è preziosa per suoi risultati imprevedibili e diversi da quelli perseguiti deliberatamente; 2) gli effetti generalmente positivi della concorrenza comprendono la delusione o la mancata soddisfazione di alcune aspettative o intenzioni.

Da: Javier Milei, Viva la libertà, Carajo! Breve antologia di saggi in difesa delle libertà individuali e del diritto di proprietà, goWare-Tramedoro, Firenze.-Bologna, 2021, pp. 331-33

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