“Se c’è un paese europeista questo è la Germania, persino nel suo dettato costituzionale. Non dobbiamo lasciarla sola. Angela Merkel ha appoggiato il recente piano anti spread di Mario Draghi, contro il parere della Bundesbank e di una parte dell’opinione pubblica interna. Draghi si è reso disponibile ad andare a spiegare le sue ragioni al Parlamento tedesco, sono gesti importanti, che dovremmo apprezzare adeguatamente”.
Antonio Puri Purini, ambasciatore in Germania dal 2005 al 2009 e già consigliere diplomatico del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, conosce bene i meccanismi europei e lo spirito che muove Berlino. Autore del libro “Dal colle più alto – Al Quirinale, con Ciampi quando tutto cambiò”, edizioni ilSaggiatore, Puri Purini in questa intervista a FIRSTonline commenta gli ultimi avvenimenti internazionali e ci aiuta a capire i passaggi delicati che ci stanno di fronte.
FIRSTonline – Ambasciatore questi ultimi 15 giorni sono stati molto importanti per l’euro. Dopo la decisione della Bce, c’è stato il via libera della Corte Costituzionale tedesca al fondo salva Stati e il risultato pro Europa delle elezioni olandesi. Possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo?
Puri Purini – Sicuramente sono avvenimenti importanti, che lasciano intravedere la famosa luce in fondo al tunnel, ma di per sé rischiano di essere insufficienti se i comportamenti futuri del vari paesi non saranno coerenti. La sentenza della Corte tedesca e le elezioni olandesi erano attese con troppa ansia, però il risultato può restituire serenità a un dibattito che deve affrontare scadenze importanti come l’unione bancaria. Inoltre credo si sia capito che la Corte Costituzionale tedesca non è quel mostro che molti temevano.
FIRSTonline – Il sì condizionato della Corte, il fatto che la parola torni al Parlamento tedesco nel caso venga superata la soglia dei 190 miliardi, crea uno spread di democrazia fra la Germania e gli altri paesi, fra la Germania e l’Italia?
Puri Purini – Questa condizione fa onore alla Germania, che si preoccupa del fatto che i soldi dei contribuenti vengano spesi bene. La Corte ha in mente la legittimità democratica dell’azione. Questa decisione non pone alcun ostacolo politico all’integrazione europea, che è una stella polare della Costituzione tedesca. Sarebbe una gran bella cosa se anche il Parlamento italiano dibattesse in modo serio e approfondito questi argomenti. Temo invece che una gran parte dei parlamentari non avverta questa responsabilità e quindi non si documenti nemmeno. Ha mai sentito i nostri politici parlare in modo pregnante di questioni europee, anche quelli più giovani come Matteo Renzi?
FIRSTonline – Più che uno spread di democrazia c’è uno spread di consapevolezza…
Puri Purini – Credo che i temi europei non siano sufficientemente trattati e spiegati ad esempio in televisione e che i nostri politici, uomini e donne, spesso non leggano le carte che stanno alla base delle decisioni. Il dibattito sull’Europa è stereotipato e non va oltre gli slogan.
FIRSTonline – In questo contesto quanto pesa il rischio elezioni sul nostro futuro?
Puri Purini – Vedo un mondo politico molto frammentato e privo di progetti per il paese. Ci si preoccupa di essere rieletti e di ottenere delle cariche, senza quel senso alto di responsabilità che può fare la differenza. Solo in Mario Monti e in parte della sua squadra trovo, anche nell’espressione fisica, quell’impegno quotidiano indispensabile perché le buone notizie di cui parlavamo all’inizio non siano vanificate.
FIRSTonline – Cosa la preoccupa soprattutto?
Puri Purini – Per esempio non sono sicuro che, Governo a parte, i nostri politici si siano resi conto dell’importanza dell’ultima decisione della Bce, cioè gli acquisti illimitati, ma “condizionati”, di bond da uno a tre anni sul mercato secondario dei paesi che ne faranno richiesta. Con questa decisione la Bce si è bruciata i ponti alle spalle. Dobbiamo renderci conto che Angela Merkel ha sostenuto Mario Draghi anche contro il parere della Bundesbank e contro metà dell’opinione pubblica del suo paese e ricordarci che si tratta di un provvedimento legato a precise condizioni, bisogna dimostrare di essere in grado di meritarsi quell’intervento.
FIRSTonline – Le elezioni tedesche del 2013 possono rappresentare un’ulteriore incognita per il nostro futuro?
Puri Purini – Direi di no. Non ci sono in Germania forze dichiaratamente anti europeiste, come Grillo o Di Pietro in Italia. I democristiani, i socialdemocratici o i verdi tedeschi sono preparati ad affrontare gli alti compiti che hanno di fronte. Le elezioni italiane presentano invece un margine di incertezza, perché una parte dello schieramento politico comincia ad avere una posizione anti europea. A parte la pattuglia attualmente al Governo e le varie istituzioni, a partire dal Quirinale e dalla Banca d’Italia, altrove non c’è un livello di preparazione adeguato alle necessità da affrontare. Finora siamo andati bene, perché il Parlamento tedesco ha sempre approvato le scelte del Cancelliere, ma questo spazio politico si sta restringendo.
FIRSTonline – Angela Merkel ha detto di no alla vigilanza unica della Banca Centrale Europea per non tirare troppo la corda?
Puri Purini – Non mi pare che la Merkel abbia pronunciato un no così netto, le obiezioni che ha avanzato sono tecniche e non politiche, si chiede se la Bce possa, da sola, esercitare il controllo su migliaia di istituti bancari. Naturalmente la Cancelliera sa che c’è una pregiudiziale politica alla vigilanza unica da parte delle casse di risparmio tedesche, perciò bisogna negoziare, come sempre.
FIRSTonline – Non crede che l’Europa del nord sia diffidente verso quella del sud anche per ragioni etniche?
Puri Purini – No. I paesi del nord sono culturalmente molto più aperti di noi, anche all’immigrazione. Piuttosto siamo noi ad essere chiusi e in certi casi persino razzisti. Il nord diffida del sud per la finanza allegra che ha tenuto in questi anni. Per questo sono convinto che, al di là dei dibattiti sul “populismo”, in Europa bisogna agire con decisione verso l’integrazione economica, sulla base di comportamenti responsabili e coerenti. Poiché manca, purtroppo, la necessaria spinta ideale, l’unione politica si costruirà a partire da quella economica..
FIRSTonline – I padri dell’euro, come Ciampi, non avevano previsto la deriva alla quale siamo arrivati nei mesi scorsi?
Puri Purini – Ciampi, da quando era Ministro del Tesoro, diceva che l’euro era zoppo senza l’unione economica. Anche da Presidente della Repubblica si è sempre battuto per questo.
FIRSTonline – L’Italia, per credere nel futuro, ha bisogno di un nuovo sogno?
Puri Purini – Abbiamo di fronte a noi mesi molto impegnativi: in Italia, in Europa, nel Mediterraneo. Io credo che l’atteggiamento migliore da tenere sia che ognuno di noi faccia il suo dovere al meglio delle sue possibilità, nel suo campo. Ecco, se ognuno di noi partirà da se stesso e chiederà, in primis a se stesso, comportamenti coerenti, corretti, impegno e serietà, l’Italia ritroverà quello slancio civile di cui ha grande bisogno.