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Ivass: aumentano i premi per le coperture climatiche, ma gli investimenti nei combustibili fossili restano preoccupanti

Secondo il report dell’Ivass, alla fine del 2022 i premi per le coperture contro i rischi naturali sono aumentati al 6,6% della raccolta danni. Tuttavia, gli investimenti delle assicurazioni nei combustibili fossili restano compresi tra 5 e 14 miliardi di euro

Ivass: aumentano i premi per le coperture climatiche, ma gli investimenti nei combustibili fossili restano preoccupanti

Alla fine del 2022, i premi lordi per le coperture assicurative dei rischi da catastrofi naturali hanno raggiunto il 6,6% del totale della raccolta danni, segnando un incremento rispetto al 6% del 2021. Di questi premi, l’86% è dedicato alla protezione contro eventi climatici, corrispondente a circa 2,12 miliardi di euro, con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Parallelamente, le compagnie assicurative hanno investito tra 5 e 14 miliardi di euro nei combustibili fossili. In poche parole, le compagnie stanno cercando di rispondere alle sfide poste dal cambiamento climatico offrendo maggiori protezioni, ma continuano a investire in settori che contribuiscono alle emissioni di gas serra.

Queste cifre emergono dal secondo Report dell’Ivass sui rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità, che analizza tutte le imprese del mercato assicurativo italiano, offrendo una panoramica dettagliata sui rischi fisici e sui rischi di transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Dettagli sulle coperture assicurative

Per quanto riguarda le coperture per i rischi climatici, la maggior parte è dedicata alla protezione contro la grandine, che costituisce il 65% delle polizze per eventi climatici, seguita da tempeste e inondazioni. I premi per i rischi sismici hanno raggiunto 336 milioni di euro, segnando un notevole incremento del 22% rispetto ai 276 milioni dell’anno precedente. Quasi tutta la raccolta premi per i rischi catastrofali deriva dalle polizze per “incendio e altri danni ai beni” e “altre assicurazioni auto” (escluse le RC Auto).

Miglioramenti nella qualità dei dati

Il Report rivela progressi nella qualità dei dati trasmessi dalle imprese. La precisione nella ripartizione dei premi tra le singole linee di business è migliorata, facilitando la conformità alle normative europee come la Tassonomia Ue e la Disclosure non finanziaria. La percentuale di imprese che ricorrono a stime per i dati disaggregati sui rischi climatici è scesa dal 72% nel 2021 al 57% nel 2022. Anche per la protezione del patrimonio immobiliare, l’uso di stime è diminuito dal 54% al 33%. Tuttavia, le piccole e medie imprese continuano a fare i conti con difficoltà nella raccolta e qualità dei dati.

Per quanto riguarda l’impronta carbonica degli investimenti, si osserva anche qui un miglioramento. Le compagnie assicurative sono riuscite a raccogliere dati sulle emissioni per oltre la metà del loro portafoglio investimenti in titoli corporate. Tuttavia, persistono sfide nella fornitura di informazioni sugli investimenti indiretti, e la media delle emissioni carboniche associate agli investimenti è di circa 427 tonnellate di CO2 equivalenti per milione di euro investito, con una notevole variabilità tra le imprese.

Governance e gestione dei rischi di sostenibilità

Oltre tre quarti delle imprese hanno integrato o pianificano di integrare i fattori Esg nelle loro strategie aziendali. Le grandi compagnie sono in prima linea, mentre le piccole e medie imprese, spesso specializzate in settori specifici, sono ancora in fase di adeguamento. Il 72% delle assicurazioni danni considera i rischi Esg rilevanti per le loro politiche di sottoscrizione nei prossimi 5-10 anni e ha già avviato analisi di impatto dei rischi climatici sui propri portafogli assicurativi. Il 46% delle imprese ha condotto analisi di scenario, con una percentuale significativa che ritiene il rischio di transizione come materiale, soprattutto per gli investimenti in essere.

Sottoscrizione dei rischi

Alla fine del 2022, i premi lordi per le coperture assicurative dei rischi catastrofali naturali (incluse le categorie climatiche e sismiche) sono stati pari al 6,6% dei premi danni del mercato, rispetto al 6% del 2021. L’86% di questi premi è dedicato agli eventi climatici.

La raccolta premi per le polizze che offrono copertura contro i rischi climatici è aumentata del 16% rispetto al 2021, raggiungendo 2,12 miliardi di euro (+284,6 milioni di euro). Gli oneri per sinistri sono aumentati di oltre il 10% rispetto all’anno precedente, con una significativa incidenza degli indennizzi per danni da grandine. Gli oneri per sinistri e le spese di gestione superano il 120% della raccolta premi (131% nel 2021).

Le grandi imprese che dominano il mercato delle coperture per i rischi catastrofali prevedono di incrementare le tariffe e le quote di danno a carico degli assicurati. Inoltre, l’adozione da parte della clientela di misure di adattamento climatico influenzerà le caratteristiche e il peso delle coperture offerte.

Sostenibilità degli investimenti

Nel campo degli investimenti, molte compagnie italiane hanno adottato politiche di sostenibilità, prevalentemente attraverso strategie di esclusione di settori e aree non in linea con i criteri di sostenibilità. Tuttavia, solo poco più di un terzo delle compagnie ha fissato obiettivi di decarbonizzazione del portafoglio investimenti allineati con l’Accordo di Parigi. Gli investimenti conformi alla Tassonomia Ue sono stimabili tra i 29 e i 38 miliardi di euro, rappresentando tra il 3,4% e il 4,4% del totale degli investimenti.

Infine, il 6% degli investimenti assicurativi è destinato a settori esposti al rischio di transizione, per un totale di circa 60 miliardi di euro. Gli investimenti nei combustibili fossili, considerati a rischio elevato di diventare stranded assets, sono tra 5 e 14 miliardi di euro. Nonostante i progressi, la difficoltà nel reperire dati accurati sulle emissioni di gas serra associati agli investimenti persiste, anche se il numero di imprese che ha effettuato rendicontazioni è in crescita. La media delle emissioni carboniche finanziate dalle compagnie assicurative attraverso i loro investimenti è di circa 427 tonnellate di CO2 equivalenti per milione di euro investito, con una notevole variabilità tra le imprese.

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